mercoledì 8 aprile 2009

Viaggio lungo la tratta ferrata Catanzaro lido - Sibari 5

In questa quinta parte: le stazioni di Crotone, Gabella Grande, Bucchi


Viaggio lungo la tratta ferrata Catanzaro lido -Sibari: alla scoperta dell’isola che non c’è

di Romano Pesavento

Una volta terminato il viaggio lungo la tratta Crotone - Catanzaro lido decisi, il sabato successivo, di percorrere il tragitto Crotone – Sibari. Prima di percorrere la linea ferrata, optai di compiere un sopralluogo nella stazione di Crotone, per accertarmi delle condizioni e dei servizi che la struttura offre ai potenziali viaggiatori. Il complesso è stato da pochi anni ristrutturato: presenta al suo interno il servizio biglietteria sia sotto forma di sportello, aperto tutti i giorni dalle ore 6.20 alle 20.00, che di biglietteria automatica, due sale d’attesa, l’ufficio assistenza alla clientela che fornisce le sue informazioni anche via telefono ai numeri 0962.22732 e al cell. 313.8147909. Inoltre, sono presenti monitor che indicano gli arrivi e le partenze dei treni, mentre le obliteratrici non sono sempre funzionanti. Dalla pianta dell’edificio è possibile fornire una dettagliata descrizione della disposizione dei locali: segreteria (loc.1); capo stazione titolare (loc. 2); cassa (loc.3); sala manovra (loc. 5); colli a mano (loc.8); ufficio schedario (loc. 9); atrio passante (loc. 10); atrio (loc. 11); sala d’attesa (loc.12); atrio passante (loc.13); telegrafo (loc. 14); cassa (loc.15); biglietteria (loc. 16); dirigente movimento (loc. 7); sala relè (loc. 18); operatore relè (loc. 19); ripostiglio (loc. 20); spogliatoio (loc. 21); bar (loc. 22); ingresso servizio (loc. 23); deposito (loc.24); tabacchi (loc.25).
Il piazzale antistante i binari, come del resto anche i due marciapiedi, collegati da sottopassaggi moderni, è anche esso dotato di schermi informativi circa gli orari ferroviari. La stazione è frequentata da extracomunitari, presenza fissa e problematica sotto vari aspetti: essi, anche a causa della vicinanza del CPA di Sant’Anna, in alcuni casi si limitano a permanere giusto il tempo necessario per il transito verso altre destinazioni; troppo spesso, però, sprovvisti di una dimora o di una meta precisa si ritrovano a soggiornare in condizioni igieniche e materiali pesantissime nei dintorni della sede ferroviaria, arrecando a se stessi, al personale e ai viaggiatori qualche momento di disagio. Altro aspetto negativo dell’impianto è la zona adibita al lavaggio delle vetture; qui siamo di fronte a condizioni di sicurezza inadeguate per i lavoratori: vegetazione alta, con possibile presenza di rettili e topi, centraline elettriche completamente divelte dalle fondamenta. Inoltre, vi è lo stabilimento che doveva essere adibito alla rimessa e manutenzione treni, che versa in un elevato stato di degrado: tanta sporcizia sparsa un po’ ovunque, fili elettrici completamente scoperti e locali – servizi igienici in primo luogo – del tutto fatiscenti e abbandonati. Esiste uno scalo merci ed un’area intermodale non sfruttati ottimamente, in quanto non viene adeguatamente promossa da Cargo (società legata alla Ferrovie dello Stato) una politica di sviluppo sui traffici delle merci. Fatto questo sopralluogo mi reco adesso presso la piccola stazione di Gabella Grande, situata a circa una decina di chilometri da quella di Crotone. Per arrivarci occorre percorrere la complanare della SS 106 e svoltare all’incrocio indicante il settimo circolo didattico. L’edificio è di colore verde militare, è abitato, anche se ormai l’impianto non espleta più servizio passeggeri; infatti, la presenza di grate di ferro alle porte e alle finestre, la bacheca priva di tabelle orarie, l’ovale vuoto di un’ex cabina telefonica, panni stesi, materassi, messi alla rinfusa sul retro, la parabolica e una porta blindata smontata appoggiata al muro, ne costituiscono un’evidente prova. Per di più, non vi sono insegne eccetto quelle relative al nome della località, all’identificazione dell’ufficio del CTC, e immediatamente sopra quest’ultima, quella relativa al chilometraggio, km 227+927, benché poco leggibile.
La pianta è così composta: batterie (loc. 1); centralina (loc. 2); ex sala di attesa (loc. 3); ex biglietteria (loc. 4); deposito (loc. 5); camera (loc. 7, 8 e 9); wc (loc. 10).
Nella perlustrazione mi accorgo che là dove una volta c’erano i servizi igienici, adesso si trova un rifugiato, probabilmente un polacco, che ci comunica di aver “regolarmente” pagato l’affitto per godere di tale precaria sistemazione. Inquietante e inspiegabile risulta la quantità di cavi elettrici collegati all’impianto in maniera arbitraria e malsicura. La pensilina situata a sinistra dell’edificio versa in uno stato di completo abbandono: è occupata da uno stendibiancheria e da poltroncine d’ufficio sbilenche e polverose. I binari presenti nell’impianto sono in tutto tre: uno tronco, invaso dall’erba alta, e due per il transito e l’incrocio dei treni. I marciapiedi hanno segnata la linea gialla, come previsto dalle norme sulla sicurezza, l’illuminazione sembra in un buono stato di conservazione anche se, come immaginabile da un simile stato di incuria, la vegetazione si presenta piuttosto estesa.
A qualche chilometro da Gabella Grande c’è la vecchia fermata di Bucchi. Non è stato semplice trovarla, anche perché non esiste più nessuna strada d’accesso. Infatti, solo attraversando un grande campo di cocomeri, sorvegliato scrupolosamente da alcuni contadini polacchi, è possibile giungere in maniera sicura alla struttura. Arrivato presso l’impianto, noto subito lo stato di completo abbandono. Il complesso è formato da due edifici e il binario per il transito dei treni. Il primo ha due piani, di colore giallo, probabilmente un tempo utilizzato dal personale per dormirci. Malgrado la presenza di alta vegetazione e in qualche stanza un elevato grado di sporcizia, mi sembra, visto l’esistenza di alcuni cartoni messi a terra e la pulizia di molte stanze, che ci sia qualche forma di vita, magari clandestina durante la notte. In prossimità, vi è pure una costruzione in mattoni probabilmente un vecchio forno. Il secondo edificio è la vecchia stazione di Bucchi: vi è ancora l’insegna con su scritto oltre al nome, il chilometraggio (Km 223 443), e il marciapiede invaso dall’erba alta. La struttura è formata da cinque locali con relative entrate, senza nessuna porta. È possibile identificare: il locale del dirigente movimento e quello sei servizi igienici (unico pezzo sanitario esistente un orinatoio a muro). Tutti gli ambienti sono in un elevato stato di degrado. Sul lato destro vi è una piccola costruzione il cui accesso è impraticabile, in quanto è completamente ricoperta dalla vegetazione. Esco dalla stazione e salutato il contadino polacco, mi incammino verso Strongoli.
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Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 25 del 24/06/2006

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