lunedì 27 aprile 2015

Arte - Chiesa della Santa Trinita di Firenze

Qualche istante passato nella chiesa della Santa Trinita del 1250. Tante le opere d'arte e gli affreschi prensenti nelle cappelle e nei transetti. Ricordiamo alcuni artisti che con il loro ingegno hanno abbellito la basilica: Cenni di Francesco, Francesco Curardi, Neri di Bicci, Spinello Aretino, Lorenzo Monaco, Gentile da Fabriano, Luca della Robbia, Francesco di Simone Ferrucci, Puccio Capanna, Niccolò di Tommaso, Pietro Torrigiani, Domenico Ghirlandaio, Ridolfo del Ghirlandaio, Desiderio da Settignano ed altri.




Arte - Galleria Palatina

Ritorno a curiosare nelle stanze della Galleria Palatina presso Palazzo Pitti. Eccomi nella bellissima Sala dell'Arca.









Arte - Alla mostra "Dolcissimi trionfi e finissime piegature"!

Qualche istantanea nascosta per ammirare le creazioni in zucchero per le nozze fiorentine di Maria de' Medici con Enrico IV, re di Francia, presenti all'esposizione presso la Galleria Palatina. L'evento tra i più sontuosi e bizzarri della storia fu descritto in tutti i suoi particolari dallo scrittore Michelangelo Buonarroti il Giovane.Per tal motivo è stato oggi possibile riprodurre tali sculture.


Barocco nel centro storico di Firenze

A due passi dalla piazza della Signoria c'è il maestoso complesso di San Firenze, raro esempio di stile barocco nel centro storico. A guardarlo si notano due facciate laterali, a sinistra, la chiesa di San Filippo Neri di Pier Francesco Silvani, iniziata nel 1668 e terminata nel 1715 dall'architetto Ferdinando Ruggeri (1691-1741); sulla destra, invece, c'è l’oratorio costruito da Zanobi Del Rosso (1772-75). All'interno opere di Gioachino Fortini, Giuseppe Pinzani, Alessandro Gherardini, Antonio Puglieschi, Matteo Bonechi e Anton Domenico Gabbiani,Giovanni Camillo Sagrestani, Niccolò Lapi, Giovanni Stradano, Luigi Sabatelli, Giuliano Traballesi. In due vetrinette sono anche conservate alcune reliquie del Santo.




Appuntamento a Chiavari.

Giorno 14/04 - Pomeriggio trascorso a passeggiare tra i viali allegri del Borgo Lungo di Chiavari alla ricerca di pezzi di storia da conservare nel mio tesoretto culturale. Dopo un giro nel centro storico, l'escursione al Castello e alle ville aristocratiche mi sono recato presso alcuni luoghi di culto: San Giovanni Battista, San Giacomo Rupinato, e al Santuario Basilica Cattedrale di Nostra Signora dell'Orto. 

Meravigliosi affreschi, stucchi e staue in marmo decorano gli interni delle trechiese.

Nella prima sono conservate le opere di Domenico Piola, Orazio De Ferrari, Domenico Fiasella,Giovanni Battista Carlone, Bartolomeo Bianco, Anton Maria Maragliano (crocifisso) e Francesco Maria Schiaffino (crocifisso nero).
Nella seconda sono presenti i dipinti e le sculture di Francesco Schiaffino, Giovanni Battista Carlone, Sebastiano Galeotti. Nell'ultima (la Cattedrale) si possono trovare numerose opere d'arte di grande rilievofirmate dall'architetto Ferrandino dallo scultore Anton Maria Maragliano, da Benedetto Borzone, da Carlo Baratta, Francesco Gandolfi. Infine visita alla galleria civica diPalazzo Rocca dove è incorso una bellissima mostra sulla pittrice Dina Bellotti.






Arte - Mostra su Dina Bellotti al Palazzo Rocca di Chiavari


Il pennello delicato dell’artista Dina Bellotti (1912 - 2003) immortala attraverso la poesia del colore momenti di vita quotidiana e visi dai profondi, infiniti sguardi. I disegni a matita, presenti all’esposizione di Palazzo Rocca a Chiavari, descrivono l'enorme forza espressiva della pittrice. Nelle sue tele il talento si trasforma in bellezza, grazia e armonia. “Da ragazza ero soprattutto alla ricerca delle cose tragiche della vita. Tutto si è poi stemperato in un clima di positività, di sguardo anche alle cose bizzarre come un oggetto, un frutto per scoprirvi quella irripetibilità che mi ha sempre affascinato.” (Dina Bellotti)
Dimenticavo nelle sale ci sono anche alcune opere del XVII secolo.







giovedì 23 aprile 2015

Arte - Alla mostra Elliott Erwitt. Retrospective presso Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art

Osservare l'assurdo e ironico mondo fotografato da Erwitt è un po' come rivivere le grandi e piccole scoperte della mia infanzia. Erwitt coglie l'essenza del momento così come il bambino s'incanta davanti all'essenza delle cose.

Arte - In cima alla Torre.


Dall'alto i raggi del sole riflettono il verde smeraldo del tappeto erboso conferendo alla Piazza un fascino sempre più magico.



Arte - I giganti di Igor Mitoraj in mostra a Pietrasanta.

Il mito greco, il simbolismo moderno, il mondo urbano artificiale, il degrado, la forza degli spiriti della natura e dell'arte, la Bellezza e tanto altro ancora si può scoprire guardando da vicino quegli enormi busti e teste nel centro della piazza di Pietrasanta.



Arte - Quei stupendi affreschi trecenteschi del Camposanto di Pisa..

Attraversare la storia passeggiando nel Camposanto di Pisa è senz'altro un'emozione unica. I dipinti presenti sono veramente molto belli e incantano come il suono di un flauto indiano, che rende inoffensivo il velenosissimo boa. Molte le firme degli artisti che si sono applicati nel tempo per rendere quest'ambienti così originali; ricordiamo Buonamico Buffalmacco, Taddeo Gaddi, Agostino Ghirlanda e Aurelio Lomi, Piero di Puccio, Francesco Traino, Benozzo Gozzoli, Zaccaria Rondinosi, Andrea di Bonaiuto, Antonio Veneziano e Spinello Aretino. Soffermandomi di fronte ad una qualunque delle opere (il Trionfo della morte di Buffalmacco così come alla Costruzione della torre di Babele di Gozzoli, solo per citarne qualcuna) ci si può realmente perdere nei tanti particolari e nell’onirica profondità delle allegorie.




Arte - L'orto botanico, una piccola oasi verde nel cuore di Pisa.


Qualche momento di relax immerso nel verde.Curiosare tra le varietà di piante e ascoltare il "silenzio" della Natura rendono lieto il tempo passato in questo luogo. 

La struttura venne creata dal botanico Luca Ghini nel 1543-1544 con il sostegno finanziario del granduca di Toscana, Cosimo I de' Medici.




Arte - La Certosa di Calci


Romano Pesavento


Da lontano la Certosa appare nella sua imponenza, simile per certi versi ad un'inespugnabile fortezza spagnola. Una volta entrati all'interno, si rimane affascinati dalle sue meraviglie barocche: il monumentale altare intarsiato di marmi (Francesco e Alessandro Bergamini 1665 - 1685) con annessa pala con San Bruno che, offre alla Madonna la Certosa di Calci (Baldasarre Franceschini detto il Volterraneo, 1681); i bellissimi affreschi di fine Seicento della chiesa ad opera di Cassiani e Rolli, quelli della foresteria granducale (Pietro Giarrè), della cappella del Rosario (Giuseppe Terreni) e la delicata decorazione a stucco della cappella di San Bruno (Angiolo Somazzi sul cui altare è inserito il dipinto con San Bruno in estasi (Jacopo Vignali, 1630). Passare da un ambiente all'altro è come ritornare indietro nel tempo e scoprire la vita dei vecchi padri certosini che in questi luoghi trascorreva lenta tra preghiera, lavoro. Accade così che alla fine dell'intero percorso, si rimane come attoniti davanti all'infinita bellezza di questa piccola / grande perla della Toscana.


Arte - Un bellissimo omaggio

In data 16/04 ho ricevuto un bellissimo omaggio con dedica del fotoreporter Francesco Cito per il mio articolo sulla mostra al Palazzo Mediceo di Seravezza. Ringrazio il prof. Franco Carli, direttore della struttura.

lunedì 13 aprile 2015

Arte in Italia: la mostra di Francesco Cito

Il fotogiornalismo di Francesco Cito in mostra al Palazzo Mediceo di Seravezza



di Romano Pesavento 


Il bianco e nero delle immagini presenti alla mostra “Colour and B&W” di Francesco Cito, presso il Palazzo Mediceo di Seravezza, penetra nella mente del visitatore come un vecchio film e proietta una molteplicità inesauribile di sensazioni contrastanti: rincorre la vita al di là del nostro scontato benessere, nella quotidianità protetta e chiusa della semplice routine di ogni giorno, e ci mostra, impietosamente, altre facce dell’esistenza, quelle che non vorremmo mai vedere, quelle che sono strettamente imparentate con la morte, il grande fantasma da esorcizzare, da rinnegare, da rimuovere nella nostra frettolosa corsa al successo sociale. I volti incolori, gli ambienti opachi, la gioia attonita dei bambini, le tradizioni oscure e remote degli uomini, le miserie della guerra d’Oriente, le pose innaturali, da burattini spezzati, di chi soffre in silenzio si susseguono in contrasti chiaroscurali caravaggeschi, delineando e rappresentando una realtà ignota e ripudiata, sulla quale, invece dovremmo riflettere.

Scatto dopo scatto, emigra la memoria dal passato al presente lungo un filo di seta, che, debolmente, riconduce all’idea di estemporaneità della vita. Acidi forme fumose spuntano come relitti in riva al mare tra le macerie di un mondo colpito dall’odio e dalla discriminazione. Entrare nel dramma della guerra in Palestina è come sollevare un sipario di morte e dolore, in cui il tormento si associa alle lacrime di un bambino triste, alla madre/ moglie di un morto senza nome, all’abbraccio calorosamente fraterno del leader Arafat.
L’infanzia violata dalla bramosia dei conflitti suscita ipocrite e fasulle parole di dissenso, ma alimenta nel segreto delle stanze del potere la ricchezza dei grandi magnati della finanza.
Soffermarsi davanti agli occhi senza gioia dei giovani pazienti in stato di coma vegetativo e dei loro familiari, immaginare cosa accade al di là della barriera invisibile che separa un’anima imprigionata da uno spirito perfettamente sensiente è un’esperienza feroce, ma necessaria per comprendere autenticamente la precarietà della dimensione umana.
Successivamente l’obiettivo della macchina fotografica immortala i blitz della polizia nei meandri delle “Vele” a Scampia, gli arresti, i volti dietro le sbarre degli imputati. Scene di vita quotidiana e di crimine ordinario passano velocemente nella fotocamera immortalati per sempre e si imprimono con rara forza narrativa anche nella retina degli avventori. La denuncia ha molte forme, ma questa è la più immediata.

E così finisce che il mondo fatto di carne martoriata e di sangue si intreccia, come in una matassa di seta, con le crude realtà e verità delle tradizioni popolari; non sempre costituite da paccottiglia taroccata per turisti semplicioni, ma da riti arcaici, contrassegnati spesso da dolore e morte, per chi sa guardare, come Cito, in profondità.


Pubblicato sul giornale on line la Provincia kr.

Arte in Italia: mostra sull'Espressionismo tedesco

Viaggio nell'arte: l'Espressionismo tedesco in mostra al Palazzo Ducale di Genova






di Romano Pesavento

L’Espressionismo tedesco è una delle manifestazioni artistiche più significative e graficamente d’impatto del nostro Novecento. Anzi ne rappresenta presumibilmente l’anima, l’inconscio, l’inquietudine, gli abissi più profondi.
Non a caso,  supremo maestro e probabilmente fondatore inconsapevole di tale  tecnica pittorica fu proprio il geniale, controverso, visionario Van Gogh; gli artisti che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si raccolsero intorno al nuovo  movimento, a Berlino, soprattutto a Dresda e a Monaco di Baviera, non paghi di raccoglierne l’eredità, approfondirono e aggiunsero nuove prospettive e tematiche di carattere più contemporaneo: non solo l’ infelicità o emarginazione  individuale, ma anche la reazione nei confronti della cultura ufficiale prussiana, austera, monotona; un certo spazio ebbe anche la rappresentazione della vertiginosa esplosione urbanistica delle città tedesche, raggelante sfondo di drammi umani, solitudine e alienazione.
La mostra presso il Palazzo Ducale di Genova, dal 5 marzo al 12 luglio 2015, vuole fornire un percorso completo delle varie fasi interpretative, degli stili iconografici e ricerche espressive realizzati con selvaggia determinazione, nonché dubbio cartesiano, negli atelier dei giovani anticonformisti pittori tedeschi.
Attraverso le tele di Kirchner, Rottlufdf, Heckel, Pechstein, Nolde, squarci di vite umane spezzate e precarie proiettano parvenze acide e spigolose, dal segno grafico tagliente e bruciante, come una stilettata.
La perversione e l’innocenza violata costituiscono lo scotto, il prezzo da pagare per l’evoluzione dell’uomo moderno, in viaggio verso una dimensione incognita, un nuovo status, non solo da conquistare, ma anche da definire: “L’uomo è una corda tesa tra la bestia e l’uomo nuovo, una corda che attraversa un abisso… la grandezza dell’uomo sta nel suo essere un ponte, non un fine” (Nietzche).
Il quadro intitolato Artista – Marcella di Kirchner, manifesto dell’intero evento, ritrae una ragazza accovacciata su un divano in compagnia di un gatto bianco. Con il suo sguardo pensieroso e malinconico ci dischiude i meandri tortuosi di uno spazio psichico inaccessibile agli “altri”.
Fredde sensazioni di disagio esistenziale incontrano colori saturi in un ambiente domestico disadorno, spoglio, tipico di abitazioni povere o bohémien, trasmettendo allo spettatore un vago sentore di malessere e di disorientamento, che costituisce lo stigma, il significato più profondo dell’essere artista in controtendenza in una Germania sempre più indecifrabile nelle sue prospettive future. Rottura, voglia di evadere e sperimentalismo sono gli aspetti più evidenti della corrente, che si riscontreranno, in quegli anni, anche in altri campi della cultura, come nella produzione letteraria di August Stramm, Gottfried Benn, Georg Trakl e Alfred Döblin, con l’effetto conseguenziale di suscitare, ancora una volta, incredula apprensione nei borghesi benpensanti. 
Soffermandoci davanti alle tele “Frontone rosso” di Karl Schmidt-Rottluff, “Oluf Samson-Gang a Flensburg” e “Cisterna a torre” di Erich Heckel, “Sentiero in autunno” e “Tronchi bianchi” di Emil Nolde, ci si addentra in paesaggi  intimamente simbolici e deliranti, in cui la follia risiede sovrana e non c’è traccia di esseri umani: case sghembe, prive di prospettiva, e dai colori violenti si addossano l’una con l’altra o si stagliano in solitaria desolazione. Boschi contorti e intricati sembrano imprigionare l’anima umana in una fitta rete di filo spinato.

Evadere, vivere follemente, attimo dopo attimo, diventa il viatico per esorcizzare un futuro drammatico che incombe sul genere umano e che spaventa. A morte. 


Pubblicato sul giornale on line la Provincia kr