giovedì 30 aprile 2009

Crotone&Immigrazione 5

I migranti sono per lo più giovani in cerca di qualcosa da fare, ma la notte tante lucciole nere soddisfano la bramosia di “avventure” esotiche di parecchi

Il dio denaro è anche nero!


L’ultimo treno “a vapore” della sera parte stracarico di extracomunitari verso il Nord, terra di salvezza e di libertà.


di Romano Pesavento
Arrivano da molto lontano: Sudan, Somalia, Ghana, Bangladesh, dalle zone povere dell’Africa. Se ne vede davvero una marea di extracomunitari in giro per Crotone. Il CPA è la loro casa, la città è il mercato dove trovare la propria “domanda”; dove vendere la propria anima, il proprio corpo.
Il dio denaro è anche nero. Lo sa bene chi amministra gli aiuti umanitari e chi con la criminalità gestisce i business quotidiani. Soldi, tanti soldi svolazzanti tra i banchetti e gli appalti, tra il malaffare e il clientelismo.
I migranti sono per lo più giovani in cerca di qualcosa da fare. Ormai sono dappertutto: davanti ai negozi, nelle zone parcheggio, alla stazione ferroviaria, ai semafori; anzi, là no, perché ci sono ancora i rom. Chiedono la carità: MISTER, almeno 50 centesimi! E i vecchietti, spaventati e frettolosi, con lo sguardo basso, cercano di sfuggire all’ennesima richiesta.
Con la social card ormai azzerata e la pensione minima, sembra di rivivere i bei (?) vecchi tempi delle scarpe rotte e del cappotto rivoltato: non ci sono risorse per il proprio sostentamento, figuriamoci per quello altrui.
Eppure, molte volte non rifiutano i soldi ai convincenti questuanti, più per salvaguardare la propria incolumità, che per sentimento cristiano. Provate voi ad opporre un diniego, seppur cortese, a due occhi spiritati dalla fame e dalla privazione, fissi nei vostri, di proprietà di un marcantonio alto almeno un metro e ottanta.
La notte, invece, lungo i viali alberati e la luce livida dei lampioni, tante lucciole nere soddisfano la bramosia di “avventure” esotiche di parecchi, esemplari, padri/nonni di famiglia crotonesi. La notte, ma anche il giorno. Gli indesiderati diventano desideratissimi, a giudicare dalla richiesta crescente di prodotti “topici” presso le nostre farmacie.
Siamo poveri, sono poveri: il paese dei balocchi che c’era prima, adesso non esiste più.
La criminalità dilaga, acquattata tra le ombre nere della povertà africana e della miseria crotonese. Nessuno ne parla, eppure esiste, proprio qui, nella vecchia Stalingrado del Sud. Crotone chiama e nessuno risponde. Sicurezza e legalità collassano: sono solo parole vuote, citate, sporadicamente, nelle vetrine istituzionali. Con il pretesto della mancanza di uomini e mezzi.
Qui, nella provincia dei poveri, c’è chi s’arricchisce sulle disgrazie altrui. La precarietà è un incubo, un tunnel senza ritorno; il lavoro nero, un pomo di vetro servito sulla tavola di bianchi e “colored”.
Il Mediterraneo luogo di ricchezza e di cultura è sempre più una semplice opportunità di fuga. Per chi parte e per chi resta, la speranza è ormai un vizio assurdo.
Sul tema la politica tace; gli amministratori probabilmente pensano: non è compito nostro; molto meglio giocare a chi farà il grande Capo Indiano. Augh!. Eppure la forza lavoro è sinonimo di ricchezza, di fantasia, di progresso.
Occorre vivere gli spazi della città per notare quanto malessere si annidi negli angoli, nelle piazze, nei volti della gente. E il silenzio diventa rabbia, mentre l’ultimo treno “a vapore” della sera parte stracarico di extracomunitari verso il Nord, terra di salvezza e di libertà. Altri, molti altri ne arriveranno.

Reportage fotografico di Romano Pesavento pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XV - 01/05/2009:











Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XV-01/05/2009

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