domenica 12 aprile 2009

Luoghi di culto musulmani nella provincia di Crotone 3

In visita alla moschea di Isola Capo Rizzuto, guidati da Mustafà, Salè e Idris


di Romano Pesavento ed Eliseo Pantisano

Il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi di culto musulmani presenti sul territorio crotonese continua con la visita alla moschea di Isola Capo Rizzuto. Dalle informazioni che avevamo fin qui raccolto, si poteva dedurre che la moschea di Isola fosse la più grande del crotonese, quella che raccoglieva il maggior numero di fedeli musulmani.
La nostra visita ci ha rivelato che in realtà le cose non stanno proprio così: queste notizie erano un po’ vecchie, nel senso che oggi la situazione non è più questa. A riprova di ciò, la nostra iniziale difficoltà nel riuscire a rintracciare il luogo di culto musulmano. Infatti, chiedendo informazioni all’interno del paese, nessuno sapeva dell’esistenza della moschea.
Così, dopo alcuni giri a vuoto, giungiamo in piazza, dove individuiamo un paio di immigrati ai quali chiedere informazioni. Inizialmente, i due, ovviamente a conoscenza della presenza della moschea, ci indicano la via: via Roma. Quando, dopo altri giri a vuoto, il nostro peregrinare per il paese ci riporta ancora in piazza, gli immigrati si offrono di accompagnarci. La strada percorsa per giungere in via Roma ci fornisce l’occasione per chiacchierare un po’ con Mustafà e Salè, marocchini che attualmente vivono con le loro famiglie ad Isola. L’aiuto di Mustafà e Salè è per noi fondamentale, perché, giunti davanti alla moschea, la troviamo chiusa, dal momento che si è da poco concluso il ramadan. Quasi spontaneamente , i due marocchini immediatamente si adoperano affinché arrivi qualche loro connazionale con le chiavi della moschea. Ed ecco giungere, di lì a poco, un uomo sulla settantina che ci favorisce l’ingresso nel luogo sacro. Chiediamo di parlare con l’imàm, ma Mustafà, Salè e Idris ci spiegano che l’imàm è andato via l’anno scorso, insieme a tanti altri marocchini. Allora riusciamo a comprendere l’origine delle nostre informazioni circa la grandezza della moschea di Isola: fino a qualche anno fa effettivamente era la più frequentata del crotonese; oggi invece la situazione è cambiata.
Mustafà ci racconta le ragioni di questi cambiamenti: «io lavoro in un’azienda agricola da circa dieci anni; in questo arco di tempo, ho visto l’agricoltura inginocchiarsi. Il prodotto, che è di alta qualità, viene venduto poco o addirittura rimane incolto sul campo. È ovvio che i titolari delle aziende agricole non possono prendere tante persone a lavorare. Io stesso, sono l’unico immigrato fra i tre dipendenti dell’azienda in cui lavoro, e mi devo adattare a fare tutto ciò di cui c’è bisogno nell’azienda».
Mustafà fa quindi un ritratto fedele di quelle che sono le difficoltà della nostra economia, di tipo prevalentemente agricolo e dunque in forte recessione, vista la crisi dell’agricoltura italiana negli ultimi anni. Considerando che le condizioni economiche sono assai difficili anche per gli abitanti originari del crotonese, non è difficile immaginare quanto ancora maggiori possano essere i disagi per i cittadini immigrati. Mustafà fa inoltre riferimento alla forte presenza di immigrati, soprattutto provenienti dai paesi dell’est, con i quali bisogna inevitabilmente dividere il poco lavoro che il territorio offra.
Nel frattempo, siamo entrati nella moschea, dove inevitabile è la presenza di un lavabo, per poter compiere il rito di purificazione prima della preghiera e durante il ramadan. Giunti nel cuore del luogo di culto, intravediamo i tradizionali tappeti, che riportano raffigurazioni delle mosche islamiche, della Mecca, tramite colori molto accesi, soprattutto il rosso e l’oro.
Tutto il perimetro della stanza è bordato da cuscini e tappeti sui quali ci si siede durante le ore di preghiera. In alto, troneggia sempre il nome di Allah, accompagnato dal calendario con le ore del giorno dedicate alla preghiera, da alcuni versi del Corano e da un piccolo altare. Accanto a questo, notiamo un particolare nuovo rispetto alla moschea di Torre Melissa: si tratta di un grande bastone, con un’estremità appuntita e l’altra formata da una piccola sfera, che funge da impugnatura, oltre ad avere una funzione decorativa,. Mustafà ci spiega che si tratta del bastone al quale si appoggia l’imàm durante la preghiera del venerdì. Gli immigrati sembrano però più interessati a raccontare le loro esperienze di vita, piuttosto che parlare della propria religione.
Infatti, Mustafà continua a parlarci del suo arrivo in Italia, a Napoli, nel 1990. Qui inizia a lavorare in alcuni capannoni per la pulitura e imballaggio degli ortaggi. In seguito, comincia ad effettuare, per conto del suo datore di lavoro, trasporti di verdura con un camion. Uno dei suoi viaggi lo porta fino a Isola, dove ha prelevato un carico di finocchi. Qui è “amore a prima vista”: questo gli sembra il posto giusto per avere quella tranquillità che desidera da tempo! Ritorna però a Napoli, per rispettare i termini contrattuali con il datore di lavoro e poi riparte per Crotone. Con l’aiuto di suoi connazionali, che prima di lui avevano trovato una sistemazione nella provincia crotonese, riesce a trovare lavoro ad Isola. Circa dieci anni fa, riesce ad ottenere il ricongiungimento con i propri familiari. Oggi Mustafà conduce una vita serena e ringrazia tutti coloro che lo hanno aiutato, i suoi connazionali e i cittadini di Isola Capo Rizzuto.La nostra chiacchierata con le tre “guide” d’eccezione, si conclude dove era iniziata, nella piazza del paese, dove i tre marocchini ci rinnovano la loro disponibilità per eventuali visite future
alla moschea.

Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XII n. 45 del 12/11/05

11 commenti:

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