venerdì 25 gennaio 2019

Viaggi di Gulliver - In viaggio verso il Nord Europa

Romano Pesavento

Tappa 1 - La Danimarca 


Il nostro tour ha inizio nella colorata città di Copenaghen. Visitiamo la piazza del Municipio, la Piazza Vecchia, il quartiere di Nyhavn con il vivace lungomare e l'affascinante Sirenetta. Successivamente ci rechiamo presso i meravigliosi Castelli della Selandia settentrionale: il Castello Kronborg, conosciuto come il castello di Amleto di Shakespeare, e il Castello di Frederiksborg. E quando arriva la sera ci immergiamo nelle luminose stradine della città e nello spettacolare Parco Tivoli. Raccomandiamo un giro in battello, una sosta alla chiesetta dei marinai e l'ingresso al sontuoso Palazzo Reale.


















Tappa 2 - Verso la Norvegia 

Prima di partire dalla Danimarca consiglio di gustarvi un delizioso dolce al cioccolato della loro pasticceria (Eccezionale Veramente!!). La visione dei Fiordi lascia il fiato sospeso e illumina gli occhi di scenari lunari e a tratti surreali. Godersi il tramonto e l'alba è una meravigliosa emozione. Oslo è una città luccicante. Il maestoso parco Vigeland accoglie i molti turisti con le sue enigmatiche statue.
















Tappa 3 - La Norvegia

Passeggiare per le stradine e le piazze di Oslo in bicicletta è molto piacevole e rilassante così come altrettanto emozionante è entrare nei tempi dell'arte e della cultura norvegesi. Il Munch Museum, la Pinacoteca nazionale,il museo della nave polare Fram, il museo delle navi vichinghe, il Palazzo Reale, l'Ibsen Museum, la cattedrale protestante sono armonici scrigni colorati e preziosi. Tra Oslo e Stoccolma i piccoli centri di Orebro e Uppsala sono mete senz'altro interessanti da tenere in considerazione come tappe intermedie. Consigliata deviazione per visita al sito archeologico delle tombe vichinghe presso Anundshog.













Tappa 4 -La Svezia

Lo skyline della piazzetta di Stoccolma è davvero fuori dal comune: palazzi colorati dai contorni "movimentati", posti uno accanto all'altro, ne delimitano l'intero perimetro, conferendole un'atmosfera bizzarra, fatata, da villaggio di gnomi chic. Il Vasa è un vascello imponente colato a picco, dopo soli pochi metri, durante la sua inaugurazione: entrare nello spazio che lo contiene è come accendere la macchina del tempo. L'immensa struttura (al 90% ricostruita attraverso materiali ripescati dal mare e quindi autentici) si erge maestosa e possente. La prua, la poppa, le fiancate arricchite fino all'inverosimile da motivi ornamentali assai complessi tipici delle maestranze tedesche, ci ricordano impietosamente che l'ingegno dell'uomo, a volte, è ben misera cosa. Plof! Qualche metro più in là c'è il museo degli Abba una meta obbligata per tutti i Peter Pan in generale e i cultori della band nello specifico: un giocattolone immenso, "glitterato", esagerato e festoso per esibirsi (karaoke, video musicali, fotografie) trasformarsi e rivivere un pezzo della storia "leggera" degli anni Settanta.











Tappa 5 - La Svezia

Good Morning Stoccolma!! Il centro e la periferia, il Palazzo Drottningholm, il museo Alfred Nobel e la notte...









lunedì 14 gennaio 2019

ARTE│L’artificiosità ''naturale'' di Cai Guo-Qiang in mostra a Firenze presso gli Uffizi: visitabile fino al 17 febbraio prossimo

Romano Pesavento


L’artificiosità “naturale” di Cai Guo-Qiang in mostra presso gli Uffizi, fino al 17 febbraio 2019. Da sempre l’uomo trasforma la realtà in funzione dei suoi bisogni o dei suoi sogni; quello che crea e sintetizza viene distinto da ciò che è naturale, cioè prodotto spontaneamente dal nostro pianeta. Qualcuno sfugge a tali schematizzazioni; spesso si tratta di artisti. Come nel caso di Cai Guo-Qiang in mostra presso gli Uffizi, fino al 17 febbraio 2019; oltrepassare l’immaginazione del colore, attraverso l’arte dei fuochi pirotecnici, costruendo immagini rinascimentali e, a volte, informali, che uniscano creatività e sogno, ricomponendosi in uno stile unico e al tempo stesso simbolo di innovazione, ne costituisce la cifra distintiva. Componendo traiettorie precise, assecondando il suo estro personale o un calcolato progetto, dispone mucchietti di polvere pirica ed elementi naturali su superfici di varie estensione, coniugando la confidenza “fisica” di Pollock con la tela alla grazia fiabesca di Botticelli; la levigata purezza di Leonardo insieme alla forza espressiva di Caravaggio.


Con delicatezza tutta orientale fa fiorire nel firmamento sinuosi arabeschi vegetali, che scaturiscono da fragorose esplosioni di luce, le quali, incendiando il cielo, sprigionano ghirigori luminescenti e serici; che il performer sia un estimatore del nostro Rinascimento e delle bellezze paesaggistiche italiane è implicito: l’esecuzione delle sue opere graficamente si richiama inequivocabilmente a tali fonti di ispirazione. Innovativa non è solo la sua tecnica, ma anche il principio - guida che ne anima la visione: la ricerca della Natura in ciò che l’uomo manipola, la polvere da sparo, per dimostrare l’imprescindibile collegamento tra i vari elementi (fuoco, aria, acqua e terra) e l’uomo; tra la Terra e l’Universo, in un eterno ciclo di passaggi, trasformazioni, cambiamenti di stato, corrispondenze, il cui esito è la perpetuazione della vita, nella sua variopinta e ammaliante bellezza.

Pubblicato su La Provincia KR online

FUMETTI - Intervista a Giorgio Giusfredi, promettente sceneggiatore di Zagor: «Mi piacerebbe scrivere una storia che ho gia' in mente...»

Romano Pesavento e Debora Cavarretta



Classe 1984, lucchese e promettente sceneggiatore di Zagor, Giorgio Giusfredi si inserisce nel panorama degli scrittori di fumetti con il suo vivace e propositivo intuito e l’aspetto da pirata dei Caraibi. Attento lettore e conoscitore delle opere bonelliane e dei vari personaggi, apporta la sua verve giovanile pur nel rispetto del solco della tradizione. L’ho abbiamo incontrato ed è nato un dialogo divertente e spontaneo su Zagor e dintorni.

Quali “cattivi” nemici di Zagor ti sembrano particolarmente emblematici?
Per quanto riguarda Toninelli, non saprei ora, non mi viene in mente; per Burattini, Mortimer era il suo cattivo per eccellenza; per Boselli, Wolfingham; poi è normale che ci sono i classici cattivi…. Helligen, Kandrax… sono tutti belli.
In che modo racconteresti Zagor a un bambino che non lo conosce?
Zagor diventa Zagor, da bambino, quando viene salvato dal suo maestro Wandering Fitzy, dopo che i suoi genitori sono stati uccisi, cioè quando viene scagliato da suo padre nell’acqua e Wandering Fitzy lo salva e lui cova un’immensa rabbia che gli cresce dentro, nonostante il maestro gli dica che la violenza non è mai giusta, Zagor porta a termine la sua vendetta terribile e quando scopre la verità si vuole lasciare morire e proprio mentre sta per morire, il suo maestro muore al posto suo. Da allora decide che utilizzerà la sua forza e la sua scure solo per riparare i torti che anche lui ha commesso.



Secondo te, Zagor è un personaggio di transizione rispetto a Tex Willer e agli eroi fragili che vedremo successivamente?


E’ l’inizio del bonelliano tramutamento verso Dylan Dog. Tex non sbaglia mai, è giusto e ci si fida di lui, di Zagor, ne abbiamo parlato prima e poi c’è la spalla comica di Cico. Infatti nel Tex Willer di Nolitta nell’episodio drammatico di “El Muerto” si vede la differenza tra padre e figlio, che poi diventerà più accentuata con i personaggi di Zagor, Mister No e Dylan Dog.

Cosa proporresti per il futuro di Zagor? Cambiarne alcuni aspetti?
No, niente. Mi piacerebbe scrivere un'altra storia che ho già in mente, se a Moreno (Burattini, ndr) piace una storia più avventurosa e più drammatica. Voglio fare tornare un vecchio “cattivo” e lo abbiamo già citato prima.
Hellingen, lo scienziato pazzo?
No, a quello ci penserà Moreno. Kandrax ci penserà Chiaverotti.
Il vampiro Bela Rakosi?
No, il vampiro lo fa Rauch. Questi tornano tutti ma non sarà merito mio.
Lo scopriremo solo vivendo...
Se me lo approvano il soggetto. Io sarei contento.
Te lo auguriamo. Zagor è un uomo che ha sete di giustizia?
Ora è abbastanza pacificato; è diventato un personaggio empatico.
C’è anche la conoscenza della civiltà indiana che lo ha portato al suo modo di essere?
Si, sicuramente; ma anche Tex che è il capo dei Navajo sa già che quello che ha davanti a sé è il cattivo e non sbaglia per definizione. Quindi lo picchia. Zagor invece ha dei dubbi. È il dubbio la differenza.
Cico è un personaggio importante per Zagor?
Cico è fondamentale. Zagor comincia quando comincia Cico. Prima non esiste. E le storie del passato che abbiamo detto sono quelle che Zagor racconta a Cico. Cico è come il primo lettore di Zagor.
In effetti ci identifichiamo in Cico quando ha paura; però salva Zagor tante volte.
Cico è tosto; è un uomo normale accanto a un superuomo e lo aiuta a capire tante cose.

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Fotogiornalismo, conlcusa l'edizione 2018 del ''Photolux festival'' a Lucca: immagini dal globo che raccontano un anno difficile

Romano Pesavento




Si è concluso nel weekend scorso il "Photolux 2018", uno dei festival dell’immagine più prestigiosi tra quelli dedicati alla categoria. Tanti gli appassionati che hanno visitato le sale, in cui i più “impegnati” fotoreporter internazionali convergono per squarciare il velo del silenzio rispetto alle molteplici problematiche civili e politiche presenti nel globo. Arte e giornalismo si saldano in una combinazione unica, consentendo ai fatti “veri” di emergere, a dispetto delle sistematiche manipolazioni del potere. Un ragazzo avvolto dalle fiamme corre con il viso coperto da una maschera, che ne occulta il dolore indicibile, in un sfolgorio infernale, mentre tutto il suo corpo si torce negli spasmi della sofferenza; si tratta di uno dei manifestanti contrari alle politiche di riforma del presidente del Venezuela Nicolàs Maduro. Lo scatto in questione, di Ronaldo Schemidt, si è aggiudicato il World Press Photo dell’Anno. Il fotoreporter Adam Ferguson propone alcuni ritratti di giovani donne, liberate dalla prigionia in cui erano tenute dall’organizzazione terroristica Boko Haram, la cui caratteristica è l’irriconoscibilità dei tratti somatici, come condizione permanente di “non vita”, in primo piano un fascio luce violenta, artificiale, ne oltraggia quasi la figura, per evocare l’idea dell’ordigno esplosivo che erano costrette a indossare come kamikaze involontarie.



I bambini musulmani Rohingya del Myanmar sembrano reduci da un’esplosione nucleare; tanta disperazione e paura nei loro volti. L’Occidente ignora tutto questo. Kevin Frayer, 2° premio Reportage, denuncia lo strazio di un popolo inerme abbandonato e ignoto ai più. Altro tema di forte di attualità è l’ambiente: la popolazione dei pinguini sudafricani è stata falcidiata (foto di Thomas P. Peschak); il forte inquinamento e la scarsità del cibo ne rendono difficoltosa la sopravvivenza; una poderosa aquila di mare testabianca, simbolo degli Usa, immiserita dal bisogno, con il becco lacera tra i rifiuti un boccone di carne (foto di Corey Arnold); un oceano di plastica invade il mondo e i reietti cercano di sopravvivere raccogliendola e vendendo per qualche spicciolo (Kadir van Lohuizen). Uno scatto può raccontarci mondi lontani e al tempo stesso vicini; realtà violente e realtà violentate; storie vissute e storie da vivere; momenti, istanti trascorsi lungo la scia di un tempo assassino in cui l'incubo di un nuovo giorno fa nascere la speranza tra le rovine delle macerie. Basta una foto a smentire la menzogna raccontata; a far capire quanto dolore scorra negli occhi degli innocenti; quanta libertà c'è ancora da conquistare; i Diritti umani una terra promessa ancora da raggiungere.





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