Luoghi di culto musulmani nella provincia di Crotone 4

La moschea di Cirò Marina e l'accoglienza umana di Chaouki Tarik

di Romano Pesavento ed Eliseo Pantisano

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi di culto musulmani presenti sul territorio della provincia crotonese. L’ultima tappa è Cirò Marina, città in cui è presente una moschea da poco più di un anno. Giunti a Cirò, ci si ripresenta lo stesso scenario osservato già prima a Torre Melissa, poi a Isola Capo Rizzuto, durante le precedenti visite alle moschee presenti in questi paesi. Anche a Cirò Marina, riuscire a trovare la moschea non è certo un’impresa di poco conto! Anche qui le solite difficoltà ad ottenere informazioni, le solite difficoltà nell’incontrare qualcuno che fosse a conoscenza dell’esistenza di una moschea all’interno del proprio paese, e addirittura l’incontro con qualcuno che ci risponde con questa domanda: «che cos’è una moschea?». La differenza più evidente fra la visita a Cirò e i precedenti viaggi (Torre Melissa e Isola di Capo Rizzuto) consiste nel fatto che a Cirò è stato molto più difficile incontrare un immigrato musulmano. Infatti, passeggiando per le vie del paese, è molto più semplice incontrare immigrati di diversa nazionalità, soprattutto cinese, con i loro caratteristici negozietti, che ormai sono parte integrante delle nostre realtà cittadine. Proprio mentre ci rassegnavamo a ritornare a casa senza risultati, il caso ci fa incontrare Yaichi, marocchino cinquantenne che immediatamente si propone di accompagnarci sul posto. La moschea si trova in via Busento, al numero uno. Appena giunti, troviamo immersi nella preghiera quattro adulti e due bambini. Con un timido cenno attiriamo la loro attenzione; sono gli adulti per primi ad avvicinarsi increduli. Dopo aver ascoltato con molta attenzione le nostre spiegazioni circa la finalità della nostra visita alla moschea, appaiono ben disposti a guidarci, dandoci anche il consenso a filmare e fotografare il luogo sacro. Questa disponibilità da parte degli immigrati nasce, come loro stessi ci spiegano, dal fatto che anche a loro è giunta notizia delle nostre “incursioni” nelle moschee di Torre Melissa e di Isola e della nostra partecipazione alle preghiere del ventinovesimo giorno di ramadan.
Nella moschea di Cirò Marina ritroviamo il lavabo, utilizzato per effettuare il rito purificatorio necessario ad accedere alla preghiera e la tradizionale struttura che si è osservata in precedenza. Da subito la nostra attenzione viene colpita da affreschi a ridosso del muro e da un altarino di fronte al quale i fedeli si raccolgono in preghiera. Le frasi affrescate sui muri descrivono il carattere del “vero fedele”, nonché l’orario delle preghiere e la responsabilità che ogni musulmano ha. Anche in questa visita, forte appare l’insistenza sulle caratteristiche del “vero fedele”, quasi a sottolineare la differenza che esiste fra un vero fedele e colui che, professandosi un fedele di Allah, si macchia poi delle più atroci colpe. A spiegarci tutto questo è Chaouki Tarik, marocchino nato a Casablanca nel 1965, residente in Italia da quattordici anni. All’interno del luogo sacro sono inoltre presenti una serie di testi del Corano, tradotti in diverse lingue, dal francese all’inglese all’arabo. Inoltre, c’è una lunga tavola, che prende i nome di fohà, che funge da lavagna. Infatti, è qui che i bambini scrivono quando studiano il Corano. È proprio uno dei due bambini a farci osservare il suo modo di pregare. prima muove l’indice della mano da destra a sinistra in maniera orizzontale: questo è il tipico modo di salutare Allah, Maometto e tutti i fedeli musulmani. Fatto ciò, il bambino gira la testa a destra, per salutare l’angelo buono e con lui tutte le buone azioni; poi gira la testa a sinistra, “sgridando” e allontanando l’angelo cattivo e tutte le cattive azioni. Questo è il rito che viene compiuto prima e dopo la preghiera. Altri oggetti presenti nel luogo di culto sono alcuni bicchieri deliziosamente decorati, la tipica bandiera verde musulmana, recante la scritta «l’unico Dio è Allah e Maometto è il suo profeta».
Dopo aver visitato la moschea, Tarik si ferma un po’ a chiacchierare con noi: vive da 14 anni a Cirò Marina, dove lavora come venditore ambulante; ha due figli ed è stato proprio lui, assieme ai suoi connazionali, a chiedere le autorizzazioni necessarie per aprire la moschea a Cirò. La trafila dei permessi è partita dal sindaco, il quale ha però subito accolto la richiesta, richiesta consegnata poi ai carabinieri e ai vigili di Cirò Marina. Qui Tarik vive assieme ad altre quindici famiglie marocchine, le quali si guadagnano da vivere attraverso il commercio ambulante. Tarik è convinto di esprimere il parere di tutti i suoi connazionali quando afferma che da Cirò non hanno intenzione di spostarsi, almeno fino a quando riusciranno a guadagnarsi il necessario per mantenere le proprie famiglie. Questo perché sono stati accolti dagli abitanti originari del luogo e soprattutto perché si sentono rispettati: la presenza della moschea e la totale libertà di professare la propria religione è uno dei segnali di questo rispetto reciproco, sul quale i marocchini di Cirò Marina fanno affidamento per proseguire la loro permanenza nella città.

-------------------------------------------------------------------------------------------------Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XII n. 46 del 19/11/05