di Romano Pesavento
“Dopo i cavalli, vennero Muriel, la capra bianca, e Benjamin, l’asino. Benjamin era la bestia più vecchia della fattoria e la più bisbetica. Parlava raramente e quando apriva bocca era per fare ciniche osservazioni; per esempio, diceva che Dio gli aveva dato la coda per scacciare le mosche, ma che sarebbe stato meglio non ci fossero state né coda né mosche. Solo fra tutti gli animali della fattoria non rideva mai. Se gli si domandava il perché, rispondeva che non vedeva nulla di cui si potesse ridere.” (Gorge Orwell, La fattoria degli animali, La biblioteca di Repubblica, pag. 6)
Non molto lontano dalla statale 106 che costeggia la città di Crotone, quasi vicino al bivio per Cutro, si trova l’incrocio per raggiungere la frazione di Papanice. Basta quindi percorrere la strada per una decina di chilometri e si giunge all’azienda agrituristica Fazzolari. Il perché della nostra visita è presto detto: infatti, proprio qui è possibile ammirare un allevamento di sei asini che pascola beatamente per le distese della tenuta, protetto accuratamente dai recinti.
L’asino, mammifero appartenente all’ordine dei Perissodattili e alla famiglia degli Equidi, è derivato probabilmente da una forma selvatica africana, Equus asinus africanus, che era molto abbondante in Nubia. Da qui, ove iniziò il suo processo di domesticazione e selezione mediante allevamento, l’asino passo progressivamente all’Egitto e all’Asia, poi alla Grecia e di lì a tutta l’Europa. La sua diffusione fu estremamente lenta: si trova in Inghilterra solo nel X secolo.
Ebbene, questi curiosi animali sono effettivamente i primi attori della nostra puntata. Per chi non lo sapesse il latte d’asina è un nutrimento estremamente proteico, ma nel contempo delicato, adatto, o meglio insostituibile, per chi fosse affetto – oggi purtroppo il numero degli interessati è in crescita esponenziale – da intolleranze al più comune latte vaccino.
Il vero punto di forza del latte di asina, è il suo profilo biochimico, molto prossimo al latte umano. Tra le caratteristiche più importanti si evidenziano il tasso di lattosio, il profilo proteico, idoneo alle condizioni di un lattante e un quantitativo in ceneri, pertinente alle nozioni riportate in letteratura con riferimento al latte umano. Risulta interessante valutare come il carico dei reni del neonato alimentato con latte equino sia simile a quello di un neonato alimentato da latte materno.
Proprio per i motivi sopra esposti, l’azienda Fazzolari, quest’estate, si è ritrovata a gestire “l’emergenza” di un bambino di Palermo appartenente alla famiglia Speziale che, in sosta forzata a Crotone, non riusciva a reperire latte idoneo al suo nutrimento. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio per la sua famiglia, appunto perché l’azienda ha messo a disposizione le asine necessarie per il prezioso alimento.
Detto questo, bisogna ricordare che il campo di utilizzo di questo straordinario prodotto non riguarda soltanto la prima infanzia: adulti con flora batterica alterata o con problemi cardiovascolari connessi all’aterosclerosi possono trarre enorme giovamento dal consumo di latte d’asina. Interessante ancora è l’impiego nel settore della cosmetica di tale nutriente: i preziosi acidi grassi del L.A. riescono a ripristinare e proteggere le membrane delle cellule cutanee. Il complesso multivitaminico (A, B, C, E) blocca e allontana i cataboliti del metabolismo cellulare proprio della cute e avvia un’azione epitelioprotettrice. Il lisozima si presenta in questo caso come abile attenuatore degli stati flogistici della cute e del cuoio capelluto (Cotte 1991).
Eppure, l’allevamento di questi simpatici e utili animali è considerato dagli addetti del settore un autentico “salto nel buio”. Nonostante, come già detto, i bambini bisognosi di cure particolari e quindi di un latte più leggero siano in costante aumento, è molto raro vedere attecchire su un territorio un’iniziativa del genere. Soprattutto nella provincia di Crotone. Le difficoltà connesse a tale attività ci vengono illustrate in modo assai chiaro dal figlio del titolare dell’azienda, Leopoldo Fazzolari: costi impegnativi per il mantenimento degli animali, produzione molto esigua di latte per asina, tempi lunghi per la gestazione e quindi per la crescita del numero dei capi. Infatti, gli asini al di fuori dei meccanismi di produzione del latte non rappresentano un investimento particolarmente vantaggioso: non sono più utilizzabili come mezzo di trasporto eppure richiedono almeno un minimo sindacale di cure per il sostentamento. Necessitano di cibo e coperture adeguate d’inverno, come d’altronde tutti gli altri animali giudicati più “commerciali”. Tuttavia, anche se il latte d’asina è molto costoso sul mercato, una femmina può produrre al massimo un litro al giorno del pregiato alimento, magari privato di qualche etto per consentire al piccolo partorito da poco di venire comunque alimentato; pertanto è necessario possedere più animali per conseguire utili apprezzabili: almeno 25, cosa non facile da realizzare, considerando che viene dato alla luce in 12 mesi un solo asinello per volta. Per non parlare della carenza endemica di personale: gli italiani, ma anche gli eternamente affamati di lavoro crotonesi, non apprezzano particolarmente la vita difficile e laboriosa dell’agricoltura, anche se viene praticata con l’ausilio di tutte le nuove e più moderne tecnologie. Soltanto gli extracomunitari “gentilmente” si degnano di addossarsi simili mestieri; sebbene non si mungano più manualmente gli animali o si utilizzino abbondantemente diverse attrezzature meccaniche,pare proprio che tale settore venga snobbato ed evitato accuratamente dai più. Cosa di cui non ci si dovrebbe particolarmente rallegrare: Leopoldo Fazzolari ricorda che quanto prima, senza un’inversione utile di tendenza, il nostro paese non sarà più in grado di fornire autonomamente alcun prodotto e l’ultima spiaggia sarà rappresentato dai soliti, onnipresenti, invincibili, colossi asiatici (Cina e India). Forse per una realtà territoriale come la nostra, abbandonare le attività agricole non costituisce un buon proposito; le possibilità industriali di Crotone sembrano essere tramontate, allo stato attuale. Per questo motivo, bisognerebbe incoraggiare proprio lo sviluppo economico dal basso, anziché poco realisticamente proiettare unicamente tutte le proprie speranze sull’incremento del terziario crotonese. Alla luce di quanto affermato, speriamo che iniziative come questa siano d’esempio e non rimangano isolate in un deserto pieno i insidie e immobilismo.
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