venerdì 3 aprile 2009

I viaggiatori a Crotone 17


“La moderna Crotone non è né piccola né graziosa. Fabbriche, uffici e negozi circondano la città, che si mostra affaccendata e polverosa. Un centro di affari, ma senza nessuna attrattiva”


Randall, il noto giornalista britannico, a caccia di notizie tra le rovine crotonesi


“Uno dei più affascinanti capitoli del libro By the Ionian Sea, di Gorge Gissing, parla di Cotrone, o, come viene chiamata ora con il suo nome classico, Crotone. Anche Lenormant fu piacevolmente impressionato dalla “piccola e bella città di ottomila anime dall’aspetto gaio e fiorente”. Quando la visitai, cinque anni fa, la vecchia parola “affascinante” coniata da questi viaggiatori aveva già in larga misura perso il suo valore”


di Romano Pesavento

Per colpa di chi, chi, chi … siamo ridotti in questo stato? Forse, sarà stato qualche onorevole o amministratore “caimano” che, come su una piccola giostra, si diverte con i suoi burattini a spostare tutti quei pezzi scomodi di un mosaico indiano (indiano considerando la particolarità della razza del tutto o quasi decimata dagli “invasori” anglosassoni e latini). Allora chissà quando a Crotone si potrà urlare: Nunc est bibendum. Ricordiamo, infatti, che tale affermazione latina è stata scritta da Orazio in occasione della sconfitta ad Azio di Cleopadra e Marcantonio. Essa appunto sta a significare che finalmente si poteva festeggiare quando un grande rischio è stato evitato o scampato se preferite. Fatta questa premessa, andiamo adesso avanti.
Il viaggiatore di questa settimana si chiama: David Randall. È un giornalista britannico nato a Ipswich, in Inghilterra, nel 1951. Nella sua carriera ha collaborato con giornali britannici, africani, statunitensi e russi. È senior editor del settimanale Independent on Sunday di Londra. È l'autore di Il giornalista quasi perfetto. Dalle prime esperienze come freelance a fine anni 70, Randall non ha mai smesso di sperimentare nuove strade: ha scritto libri, ha vinto premi per le sue inchieste (ad esempio sull'anoftalmia, una sindrome che rende ciechi i bambini; sulla contaminazione da Hiv mediante le trasfusioni di sangue; sulle atrocità commesse contro gli Arabi in Iraq ecc.), ha vissuto negli Stati Uniti redigendo supplementi per il Los Angeles Times e Time, ha contribuito al rilancio del Sunday Standard di Nairobi, in Kenya, e di Kapital, edizione in lingua russa del quotidiano The Moscow Times. In un suo articolo traccia le regole del mestiere del giornalista e scrive: “Primo: essere onesti. Secondo: Non smettere mai di fare ricerche. Terzo: Rendersi conto che, per quanto si sappia su un tema specifico, non si saprà mai tutto.” Certamente, un buon curriculum quello di David ma, probabilmente, qualcuno affermerebbe non sufficiente per poter esprimere giudizi ed opinioni nella nostra provincia. Anche Randall, infatti, come d’altronde i suoi predecessori guarda con occhi molto critici la nostra realtà e scrive: “Uno dei più affascinanti capitoli del libro By the Ionian Sea, di George Gissing, parla di Cotrone, o, come viene chiamata ora con il suo nome classico, Crotone. Anche Lenormant fu piacevolmente impressionato dalla “piccola e bella città di ottomila anime dall’aspetto gaio e fiorente”. Quando la visitai, cinque anni fa, la vecchia parola “affascinante” coniata da questi viaggiatori aveva già in larga misura perso il suo valore.
La moderna Crotone è diventata troppo prosperosa per essere pittoresca in tutta la sua lunghezza. Non è né piccola né graziosa. Fabbriche, uffici e negozi circondano la città, che si mostra affaccendata e polverosa. Un centro di affari, ma senza nessuna attrattiva. Qualcosa del suo vecchio aspetto, comunque, può essere richiamato alla memoria dai disegni e dalle incisioni di cento anni fa, quando l’onda del progresso aveva scarsamente raggiunto le spiagge del mar Ionio. Dei vantaggi, però, si sono avuti. Con il diffondersi delle moderne attività è stato costruito un eccellente albergo che è un vero e utile punto di riferimento nel lungo viaggio attraverso la costa.”
Catastrofica questa immagine della nostra città in alcune sue parti. Purtroppo, come ben sappiamo, non è tanto diversa dall’attuale. Eppure qualcosa occorre fare, non è più sufficiente piangere sul latte versato. Oggi il centro-sinistra ha un grosso compito: cambiare lo stato attuale delle cose. Non si può sbagliare, ne va della fiducia di chi come me per molti anni ha sempre manifestato contro una destra prepotente e qualunquista. Occorre dare speranza alle nuove generazioni, costruire una realtà dove il lavoro non sia un favore dato all’eletto raccomandato. Per dirla in poche parole: c’è voglia di legalità. Ritorniamo, adesso, alla descrizione del nostro giornalista: “Dell’antica città non è rimasta la più piccola traccia. Secondo Tito Livio, le sue mura avevano un’estensione di dodici miglia romane, prima delle guerre contro Pirro, quando soffrì severamente e perse la maggior parte della sua popolazione. Anche se può sembrare incredibile, non una pietra delle antiche mura è oggi visibile, e tutti i tentativi per trovare il loro perimetro sono falliti.
Inoltre, per l’uso sistematico, nel corso dei secoli, delle pietre dell’antica Crotone per le edificazioni sorte nel Medioevo e per la costruzione, fuori città, del castello,non è rimasta traccia di questo passato.
Il luogo dell’acropoli, descritta da Livio come una porta “imminens mari, altera vergente in agrum”, è stato identificato con certezza con quello dove sorge la moderna città, che si trova a 140 piedi dal mare. La sua posizione è esattamente conforme a quella delle colonie greche. Come Cuma, Vibo e altre città, anche l’antica Crotone si trovava su una piccola collina fortificata, ritta sul mare, con il porto e l’entroterra fertile.
Se il fiume che Livio menziona è da identificarsi con l’Esaro, possiamo, più o meno esattamente, stimare la posizione della città per metà sulla destra e per metà sulla sinistra del fiume con il fronte che dà sul mare.
Il porto a cui Crotone deve tutta la sua prosperità esiste ancora, anche se molto diverso nella forma, con moli moderni e destinato a subire ancora notevoli cambiamenti.
Questo era l’unico porto naturale fra Taranto e Reggio e, inevitabilmente, è qui che affluiva tutto il commercio del tempo, che aumentò notevolmente dopo la distruzione di Sibari. Accanto al porto si trovava l’acropoli, ciò che resta dell’antica Crotone, e che può essere identificato con il tempio di Hera Lacinia, sul promontorio che porta lo stesso nome.”Le conclusioni, purtroppo, penso siano inutili. Non ci sono, infatti, più parole capaci di descrivere l’immensa malinconia con cui assistiamo inerti, giorno dopo giorno, ad un impoverimento socio-economico della nostra città. Qualche lume di speranza sembra accendersi anche se è ancora troppo debole. Credo che ancora una volta valga il detto popolare: ai posteri l’ardua sentenza.

Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 45 del 17/11/2006

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