domenica 12 novembre 2017

Mostre in Italia - ''Cinquecento a Firenze: tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna'', in mostra a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio prossimo

Romano Pesavento


Nell’imponente architettura rinascimentale di Palazzo Strozzi a Firenze, dal 21 settembre al 21 gennaio, è stata allestita la mostra “Cinquecento a Firenze - Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna”. L’evento, estremamente significativo e rappresentativo per il prestigio delle opere presentate, richiama numerosi visitatori.
Di grande impatto visivo è il Dio fluviale di Michelangelo, la cui rilassata tensione muscolare, marchio distintivo dell’artista, lo accomuna a tante altre sue opere (David, Prigioni e altri) e non cessa mai di meravigliare. Continuando nel percorso espositivo, in un unico luogo si radunano tre imponenti opere: Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino; Cristo deposto del Bronzino; Deposizione del Pontormo. Apparentemente i temi sembrano simili; i pittori sono contemporanei, ma la resa artistica è profondamente differente e denota personalità, senso del colore e lettura degli episodi biblici del tutto originali. 
Rosso Fiorentino, con il suo cromatismo deciso, le linee nette e l’espressionismo realistico di alcuni personaggi, sarà stato sicuramente fonte d’ispirazione per i pittori moderni del Novecento (Gaudì, Guttuso, per citarne qualcuno); Pontormo nella sua pala visionaria, leggera, “danzante”,  le cui figure sembrano ruotare aggraziatamente intorno al corpo perlaceo del Cristo deposto, realizza una raffigurazione che oltrepassa i confini delle definizioni e delle categorie, per assurgere ad una dimensione sempiterna e assoluta. Il Bronzino, raffinato ed elegante, riveste tutti i personaggi, anche quelli più umili, di una regalità indiscutibile, dovuta non solo agli accessori (gioielli preziosi; acconciature elaborate; abiti sontuosi), ma anche alla nobiltà dei lineamenti e alla compostezza della gestualità, che il dolore non altera, anzi impreziosisce.
Posto in mezzo alla stanza, un monumentale crocefisso del Giambologna dalle membra affusolate esprime sacralità, fermezza e spiritualità. L’arte dello scultore fiammingo è al tempo stesso vibrante, commovente e stilizzata.     
 Anche le altre sculture costituiscono un saggio di talento impareggiabile; in particolare il Ratto della Sabine del 1579 circa e la Venere Anadiomene del 1571 – 1572. 
Nella prima opera, l’artista, attraverso un’impostazione quasi elicoidale, riesce a fare elevare fino al cielo l’energia espressa dai due corpi, ricorrendo anche a un gioco di pesi e contrappesi il cui esito finale è il miracolo del movimento nella fissità del bronzo. La Venere, aggraziata e leggiadra come si addice alla dea della bellezza, viene colta in tutta la naturalezza di un gesto quotidiano eppure estremamente femminile: tergersi la chioma dopo un bagno. Semplicità, eleganza e armonia delle proporzioni allo stato puro. 
Meritano attenzione tutti gli altri pezzi esposti, tra i quali segnaliamo: Venere e Amore di Alessandro Allori; Visione di San Tommaso D’Aquino di Santi di Tito e Annunciazione di Andrea Boscoli.
La scena dipinta dall’Allori si apre prospetticamente su più elementi, consegnando però in primo piano i due protagonisti Cupido e Venere: ludico e giocoso il furto dell’arco da parte della dea; soavi e delicate le espressioni dei volti. Tutto l’insieme restituisce un’atmosfera trasognata, idillica e luminosa: il classico locus amoenus.         



                                    Bronzino, Cristo deposto, 1543-1545 circa,

                                    Giambologna, Crocifisso, 1598

                                    Giambologna, Ratto delle Sabine, 1579 circa

        Allori, Venere e Amore, 1575-1580 circa


                                      Boscoli, Annunciazione, 1600

                                    Giambologna, Venere Anadiomene, 1571-1572 circa

                                    Santi di Tito, Visione di San Tommaso D'Aquino, 1593

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lunedì 6 novembre 2017

Lucca Comics and Games 2017 - Il reportage

Romano Pesavento, Debora Cavarretta

Comics Pills 1Al via la Cinquantunesima edizione del Lucca Comics and Games 2017; ancora una volta fantasia, creatività, spensieratezza animano e colorano di spiritosa irriverenza, nonché bonaria “goticità”, le strade signorili di Lucca. Il fascino della manifestazione si ritrova proprio nell’armonico contrasto tra la finezza dei luoghi storici cittadini e le eccentricità, spesso esagerate ma sempre originali, di cosplayer e maestranze dell’intrattenimento.
All’alba di una giornata di sole accecante, il pacifico popolo dei fumettari & affini era già ben determinato a conquistare il tanto agognato biglietto d’ingresso, corredato dal braccialetto di accompagnamento, viatico perché si dischiuda per tutto il periodo, o per un solo giorno, il mondo dell’immaginazione, del sogno e dell’ironia. Gli aficionados, simili ai loro beniamini non solo nell’aspetto, ma soprattutto nella granitica tenacia, s’impadroniscono del loro “graal” e “passano al livello successivo”: file interminabili, la calca, i piedi gonfi non li spaventano; raggiungere gli amati feticci (autografo del copertinista, il disegno firmato da mani celebri , gadget in tema, dal più economico a quello inarrivabile) costituisce linfa vitale per loro.
Sono 46.738 i biglietti venduti online, con un indotto da capogiro. Tutto il mondo del fantasy è qui riunito, come avviene da più di mezzo secolo, una sorta di “leggenda nella leggenda” per gli esperti del settore. Lucca, città di Guinigi, accoglie le grandi firme dei comics. Passeggiando sulle mura, si  possono vivere emozionanti scene del brivido con zombi e demoni che si susseguono in processione instancabili, negli  spazi allestiti per evocare le ambientazioni suggestive dei film famosi. Sulle mura passano i Corsi mascherati, tra i cui personaggi, è possibile riconoscere i propri idoli dell’infanzia.
E quando arriva la sera, la “forza sia con voi”, perché vi attendono ancora altri giorni, per sognare ad occhi aperti e farsi contagiare dalla passione creativa  dei “pazzi” più simpatici del pianeta.




Comics Pills 2. Stabilire cosa sia più sorprendente o emozionante da vedere o sperimentare al Lucca comics è difficile; gli stand con le  grandi firme del fumetto, i capannoni con le anticipazioni sui colossal cinematografici, i “set” allestiti lungo le mura per assistere a spettacoli dal vivo, le sfilate di figuranti e musicisti per le vie: molto impegno  e attenzione per intercettare i gusti del pubblico più istrionico, cangiante e attento al dettaglio che esista, quello che vive di e per la fantasia. Quasi una scelta di vita  “monacale”: non avrai altra realtà all’infuori di quella immaginata!
Si potrebbe tentare una sorta di analisi sociologica del fenomeno, snocciolando dati, delineando un profilo “tipo” del cultore del genere; veramente sarebbe un’impresa epica : le persone che vengono qui sembrano tutte uguali e tutte diverse; dal Millennial snob, con l’ultimo modello di smarthphone in mano, e un costume in tema, piuttosto d’effetto e  da parecchi euro, al cinquantenne, vagamente nerd, che maneggia con devozione vibrante, quasi mistica, la tavola da collezionista, pagata profumatamente, come fosse una reliquia santa e miracolosa giunta tortuosamente e fortunosamente dalla Galilea. I bambini sono apparentemente i più inconsapevoli; ma nella gestualità, nello sguardo, a tratti, serio, e nella cura del particolare di alcuni s’ intravede già un futuro da grande cosplayer e non un semplice passaggio della fanciullezza in zona Carnevale o giù di lì. Anche diversi  anziani si stanno facendo contagiare dalla febbre comics e guardarli fieri del loro costume suscita tenerezza e simpatia: “interpretano” la loro mise con grazia, civetteria e ironia ; in fondo, chi  più di loro, con diversa esperienza sulle spalle, ha capito che è meglio non prendersi troppo sul serio? E così, camminando nel luna park del fumetto, tra una folata di vento profumata di zucchero filato e uno scheletro ridanciano che occhieggia da un locale, incominci a chiederti seriamente come potrebbe starti un bel costume, magari d’epoca. Intanto ti fai autografare qualche stampa e compri due/ tre volumi dei tuoi artisti preferiti, ma solo perché, si sa, il fumetto è “roba seria”, da intenditori!.    



Comics Pills 3. Sotto un cielo grigio carico e uno pioggerellina timida, si trascorre la mattinata al Japan Palace. Immersi nella cultura manga, sofisticata ed eccessiva nelle sue forme più eccentriche si cercano i cartoon movie più famosi del passato e del presente, ma non solo: anche i “multiformi” gadget nipponici (bambole kokeshi, peluche dell’animazione, parrucche, accessori cosplayer, etc.) sono ambitissimi.
Chi osservasse con autentica attenzione e curiosità, da vicino, le opere dei disegnatori manga scoprirebbe che non sono affatto facili da realizzare graficamente. Dietro c’è molto studio e anni trascorsi in autentiche scuole: l’apprendistato è lungo e comporta stage in Giappone. Ci soffermiamo a chiacchierare con una giovanissima e talentuosa artista, Ilaria Sposetti, che con entusiasmo ci racconta le peculiarità e i risvolti del genere manga. Lo sapevate che gli occhi grandi dei personaggi erano dovuti inizialmente a problemi logistici di stampa, per farli risaltare, qualora si fosse creata qualche macchia d’inchiostro? Per non parlare poi della valenza che assume lo sguardo nel comunicare lo stato d’animo, che, in prodotti destinati per lo più agli adolescenti e con protagonisti adolescenti, diventa centrale e il fulcro del sistema narrativo.
Molto suggestive le “sculture” dei grandi robot degli anni ’70; Mazinga Z, Jeeg, Goldrake e altri troneggiano benevoli e possenti  sui loro piedistalli in attesa di salvare per l’ennesima volta il mondo; anche in questo caso i creatori di tali personaggi  hanno dimostrato di possedere competenze specialistiche di altissimo livello: molti di loro avranno avuto alle spalle anni di studio ingegneristico o di architettura.  
In piazza Anfiteatro è stato allestito dalla Fox un enorme palcoscenico con una competizione horror – comica con concorrenti e commentatori simpatici e ironici.
I bambini ridono a crepapelle, quando Twisty, inquietante e cerimonioso, offre ai suoi ospiti, più divertiti che spaventati, bocconcini poco appetitosi, come cavallette. Bisognerà abituarsi: gli insetti entreranno a far parte della dieta del futuro.
Di sera tutti in fila per le proiezioni dei film in anteprima; assai azzeccata l’operazione nostalgia per un grande cult dell’intrattenimento anni ’80: i Goonies. Rissate ed emozioni garantite, soprattutto per le scene più memorabili di una pellicola di “formazione” per diverse generazioni.
Per la più longeva serie di fantascienza al mondo, Doctor Who, un’autentica pietra miliare del settore, vengono proposti due episodi in anteprima. Gli effetti speciali sono di tutto rispetto e i dialoghi, basati sul non-sense e l’ironia svagata del protagonista, interpretato con signorile stravaganza da Peter Capaldi risultano accattivanti e sorprendono in un genere di solito poco permeabile alle battute a raffica; soprattutto da parte del protagonista principale: scienziato, anfitrione, custode dell’universo e molto spesso gaffeur.



Comics Pills 4 e 5. 72.455 biglietti venduti per la sola giornata di sabato per un totale complessivo di circa 251.332 ticket; 700 espositori, 90 location all’interno delle Mura; 500.000 persone a Lucca; tantissimi ospiti di rilevanza mondiale: Robert Kirkmane’, il creatore di “The Walking Dead”;  Kazuhide Tomonaga,  l’animatore di “Lupin III”; Timothy Zahn, autore principale dell’universo di “Guerre Stellari”; il popolare Zerocalcare; Angelo Stano e Claudio Villa, disegnatori di Dylan Dog e Tex; Roberto Recchioni,  sceneggiatore del film “Lo chiamavano Jeeg Robot”;  Leo Ortolani, autore del personaggio immaginario Rat – Man… e tanti altri ancora.
È un vero e proprio trionfo. I numeri sono davvero esorbitanti. Lucca continua ad affermarsi come realtà culturale viva e poliedrica, autentico magnete per le generazioni presenti, passate e future.
Gli ultimi giorni sono dedicati alla scoperta della realtà virtuale. File interminabili davanti agli ingressi dove sono predisposti i giochi elettronici. Persone sfinite davanti alla consolle, ma intenzionate a battere il proprio record personale, o magari più ambiziosamente qualche primato  mondiale, ipnotizzate e rese livide dai riflessi degli schermi, sembrano intenzionati a non mollare la propria postazione nemmeno in caso di incendio o di  autentica invasione aliena. Il colpo d’ occhio è veramente notevole: sterminati saloni popolati prevalentemente  da uomini di tutte le età; pare che le signore siano meno interessate al genere. Un simpatico Lupen con la sua Cinquecento gialla si lascia immortalare dai flash fotografici.
Il centro urbano è invaso dai personaggi dei cartoons. Costumi ben congegnati (spesso montati con pezzi meccanici artigianali o acquistati nelle fiere specifiche) sono indossati da aspiranti attori o da semplici ragazzi.
Due anteprime concludono la serata di sabato: Riverdale e The big bang theory. Circa la sit – com, c’è poco da dire: è sempre esilarante; i personaggi funzionano egregiamente; la novità di quest’anno prevede un prodotto a parte, incentrato su Sheldon bambino: siamo davvero curiosi. Circa Riverdale, rimaniamo piuttosto perplessi: nella puntata in anteprima sembra un concentrato di cliché da ten – drama: brave ragazze ignorate dai corteggiatori perché troppo noiose e perfette; bad girl talmente caricaturali da sembrare psicotiche; delitti irrisolti, segreti e bugie. Sullo sfondo la solita cittadina americana in apparenza tranquilla. Insomma niente di nuovo.
E così, malgrado la pioggia ostinata di domenica, la gente si diverte, fa festa e alla fine quando arriva l’ora x un grosso applauso rimanda all’edizione del prossimo anno. 



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domenica 20 agosto 2017

Arte Italia - In mostra a Roma le armoniche dissonanze di Botero

Romano Pesavento




Al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini si celebra fino al 27 agosto il percorso artistico del grande pittore colombiano Fernando Botero, che proprio il 19 aprile ha compiuto 85 anni. E così 50 opere, provenienti da tutto il mondo, suddivise in otto sezioni, compongono il mosaico della sua fortunata carriera, raffigurando svariati soggetti e trattando molteplici temi, ripartiti  in "Sculture",  "Versioni da antichi maestri", "Nature Morte", "Politica", "Vita Latino americana", "Nudi", "Circo".

Botero è uno dei pittori più conosciuti e identificabili dell’arte contemporanea, grazie alle forme tondeggianti, nonché tozze e ai colori vivaci delle sue tele. L’artista è semplice nella volumetria e plasticità dei corpi imponenti, ma è tutt’altro che “facile”. I personaggi decisamente opulenti lanciano uno sguardo attonito sul mondo, spesso viziato dal difetto dello strabismo, la cui profondità risulta in alcuni casi inquietante: alti dignitari di corte, poveri popolani, prelati, circensi, animali fissano con gravità, raramente accennando un sorriso, la realtà circostante, alla quale sembrano estranei pur “occupandola” in modo prepotente.
Perfino alcune famose tele dell’arte rinascimentale vengono reinterpretate dal pittore colombiano secondo la sua personale visione della vita, che sembra richiamarsi al realismo magico della cultura sud americana, seppure in forme meno accentuate.
Il Cristo in croce è il trionfo della maestosità; addormentato e immemore quasi della crudeltà umana,  tutt'altro che emaciato, il redentore è un gigante che si erge a dispetto dei propri e degli altrui patimenti. 

Contemplando le opere,  si percepisce nettamente la “sazietà” e la sensualità delle vivande rappresentate, che, ipertrofiche e succulente, sembrano effondere profumi inebrianti, da Eden primigenio; infatti il tema del paradiso terrestre ricorre spesso nelle opere di Botero. Adamo ed Eva si fissano reciprocamente in modo vagamente vacuo e complice, mentre il serpente sornione sogghigna.
I nudi inneggiano alla potenza del corpo, la cui grana risulta quasi levigata, seppur vigorosa; gli omoni di Botero non sono flaccidi o deboli, ma si impongono allo sguardo del prossimo nel trionfo della loro fiera “sostanza”. Indifferenti a tutti gli “accidenti” della miserrima condizione umana, amano, sfidano la gravità, si espongono e in definitiva vivono.
Nella sala dedicata ai circensi si scopre l’anima giocosa un po’ fanciulla che è intima in alcuni grandi artisti. Osservando l’opera i Musici del 2008, si avverte l’influenza delle atmosfere picassiane del periodo rosa.  Soprattutto ammirando la staticità ieratica delle corpulente figure, assai poco in linea con la dinamicità degli acrobati.      

Scenografico il “Cavallo con briglie” in bronzo del 2009, la cui maestosità evoca le gloriose pagine omeriche con il mito ancestrale del cavallo di Troia; all’ispirazione delle leggende greche è riconducibile anche un altro capolavoro del maestro, “Leda e il cigno”; le sculture nella loro tridimensionalità esaltano interamente la forza comunicativa di Botero, proprio perché la pienezza delle forme può estrinsecarsi al meglio, effondendo tutta la misteriosa insondabilità di cui sono “portatrici” tutti le sue enigmatiche creature.  


























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sabato 19 agosto 2017

I viaggi di Gulliver - Gran tour della Grecia

Romano Pesavento



DA ATENE A CAPO SOUNION

Eccoci ad Atene, la culla della cultura occidentale. Atene è un pensiero; è prima di tutto un luogo dello spirito; è un ideale; è un simbolo. Vederla tangibilmente crea un effetto straniante. Ti sembra di non esserci mai stato e contemporaneamente di conoscerla da sempre. 

Frasi, foto, pagine di storia ruotano vorticosamente nella testa, fino a dileguarsi, per poi lasciare emergere nell’impatto intenso visivo tutta la potenza e lo slancio delle strutture architettoniche severe ed eleganti dell’Acropoli. Senza tempo. Fuori dal tempo. In un eterno presente alla faccia di Eraclito. Le Cariatidi danzano sinuose e immobili, austere e civettuole davanti al Partenone. Le menti eccelse dell’antichità hanno cambiato il mondo da qui e spinto gli uomini a interrogare se stessi, gli altri e la realtà circostante. Capo Sounion, struggente e selvatico, si staglia contro il mare azzurro, imponendosi sovrano per l’eternità; è un “gemello” del promontorio di Hera Lacinia a Crotone; infatti l’altura, i colori e la conformazione morfologica lo ricordano parecchio. La Repubblica di Venezia aveva chiamato questo sito "Capo Colonne". Intellettuali e artisti durante i loro tour pensarono di eternarsi apponendo la propria firma sui resti del tempio. Proprio come lord Byron. Eppure questi luoghi non sembrano fatti per gli uomini e le loro meschine ambizioni, ma solo per gli dei.











IN VIAGGIO VERSO IL PELOPONNESO

L’età arcaica della civiltà greca si dispiega davanti ai nostri occhi sotto le forme monumentali di costruzioni “mitiche”, megalitiche, misteriose. Il canale di Corinto taglia in due la terra; nella fenditura d’azzurro palpita il sole. 
Epidauro: il teatro di Asclepio dall’acustica perfetta, adagiato su una collina, biancheggia sotto la luce del giorno. Strumenti musicali, sedie giacciono ordinatamente lungo i bordi circolari del palcoscenico in attesa di evocare nuove, sature atmosfere. Camminando sotto le mura ciclopiche si percepisce la presenza e lo spirito battagliero dei grandi eroi del passato. Agamennone, Atreo e gli altri gloriosi guerrieri forse abitano ancora qui… I leoni, a guardia della celeberrima porta, osservano i turisti dall’alto, ancora incerti se divorarli o meno. 
Degna conclusione il tholos di Atreo o Agamennone, conica spirale a ridosso del cielo, ombrosa, fresca e “muschiata”. 
Odore del tempo, odore della terra.





















OLIMPIA

Immersa in una natura lussureggiante e “sacra” (ulivi, mirto, alloro, querce) si estende l’immenso complesso archeologico di Olimpia.

I porticati degli atleti, la palestra, i luoghi di culto, il Philippeion, lo stadio sprigionano una potenza evocativa e una suggestione fortissima per chi ha la fortuna di avventurarsi in questi luoghi. Qui gli atleti gareggiavano per una corona d’alloro e non per cifre astronomiche. Eppure chi vinceva si guadagnava per sempre il suo posto nell’ “Olimpo degli dei”. Non più comune mortale, ma eroe della comunità. Ancora la fiaccola delle Olimpiadi si accende da qua. Poco lontano il museo con reperti di valore artistico e storico incommensurabile, come la statua di Ermes con Dioniso bambino di Passitele, la cui grazia delicata e armonia di proporzioni commuove profondamente l’animo.
Al calar del sole giungiamo nel piccolo ma grazioso villaggio portuale di Itea sul Golfo di Corinto.















AL COSPETTO DELL'ORACOLO DI DELPHI

L’oracolo degli oracoli; colui che definivano “Lossia”, la cui “solarità” era pari soltanto alla sua ferocia, ha dimora a Delphi. 

Ne parla Eschilo nelle Eumenidi ed è quanto è raccontato in una diversa versione nell'Inno omerico ad Apollo. Incastonata nei meandri del monte Parnaso, circondata dal verde smeraldo della vegetazione, s’innalza sublime e ieratica la città di Apollo. Il destino degli uomini e dei re è stato deciso da queste parti. Passeggiare lungo le rovine del sito significa ritornare indietro nel tempo e sentirsi smarrito difronte a percezioni, atmosfere, suggestioni che non si possono spiegare razionalmente e ti rimandano ad un passato ancestrale, in cui, tra le fronde, potevi incontrare qualche entità soprannaturale. Buona o cattiva dipendeva dal destino immutabile, a cui nemmeno Giove può sottrarsi. E mentre si sale lungo la Via Sacra appaiono nella loro solennità l’emblematico “ombelico del mondo”, il Tesoro degli Ateniesi, il tempio di Apollo e lo stadio. E’ proprio sull'architrave del santuario che era riportato il celebre motto "conosci te stesso". Tanti i tesori del sito conservati nel museo: la Sfinge dei Nassi; l’auriga di Delfi; la statua marmorea di Antinoo.







LE METEORE

C’è un mondo silenzioso e mistico situato sulle irte e soleggiate rocce ai piedi della grande pianura della Tessaglia. 

Sono i monasteri delle Meteore, importanti luoghi di culto della chiesa ortodossa. Sembra che l’origine di questo nome sia dovuta ad un monaco bizantino di nome Atanasio di Trebisonda che durante il Trecento costruì in questo luogo il monastero della Trasfigurazione. A guardare queste strutture architettoniche con il naso all'insù, ai piedi di queste enormi e strapiombanti torri rocciose, appaiono irraggiungibili. D'altronde nel XIV sec., periodo della loro costruzione, dovevano risultare inespugnabili alla violenza dei turchi. Oggi fortunatamente è possibile attraverso alcune stradine arrivare ai santuari e poter così ammirare il paesaggio e i meravigliosi affreschi.
E’ raro incontrare durante la visita i barbuti sacerdoti ma a volte li vedi frettolosamente spuntare da dietro un angolo e raggiungere la loro cella senza soffermarsi nella folla curiosa dei visitatori. E’ particolare osservare il sistema di carrucole utilizzate una volta dai monaci come veri e propri ascensori.
Finita questa emozionante escursione si prosegue verso Salonicco con una breve sosta per ammirare il monte Olimpo, dove alloggia Pollon. 














SALONICCO

Certamente se si vuole vivere un periodo della propria vacanza immersi in una Grecia autentica, incontaminata, a volte selvaggia, lontana dai grandi riflettori del turismo di massa, la Macedonia è il posto ideale. 

Non tutti, infatti, conoscono il fascino “ruvido” di questo angolo della penisola ellenica: la Grecia, nell'immaginario collettivo, è prevalentemente isole o Atene. Invece, regala posti inaspettati e seducenti come la regione in questione, terra di eroi e semidei. Filippo II, il celebre padre del leggendario Alessandro Magno, è nato qui e ha posto le basi per il sogno ambizioso, realizzato dal figlio, del primo impero occidentale. Salonicco, adagiata sul Golfo Termaico, città metropoli, riluce di sole, mosaici bizantini e riflessi marini, sul lungomare chilometrico. Girovagando per il centro urbano, sono tanti i luoghi di interesse storico - artistico, come la imponente Torre Bianca del XV sec., una volta luogo di detenzione per i condannati a morte e da dove si scorge un bellissimo panorama, la Basilica di Santa Sofia del VII secolo, con le sue decorazioni antiche risalenti al X secolo, la chiesa di Panagia Chalkeon, costruita da Cristoforo Burgaris nel 1028, la Rotonda di San Giorgio, edificata da Galerio, conserva importanti tracce bizantine, l’arco di Galerio, il castello e tanto altro ancora.
Salonicco ti cattura con la gentilezza, la poesia e la regalità dei suoi monumenti / musei. Soprattutto quando sorge la luna, Alessandro Magno si lancia al galoppo per conquistarla e i giovani sorseggiano drink sui bar – veliero in navigazione lungo il littorale. Ultima nota: da non perdere una puntatina alla famosa scultura – istallazione intitolata “Ombrelli”, fatta da Georgios Zongolopoulos nel 1993, simbolo contro la guerra nucleare.














IMPRESSIONI SU FILIPPI E ANFIPOLI

Fa molto caldo nel sito archeologico di Filippi e la scarsità di alberi non permette ai visitatori di potersi riparare nella frescura delle ombre. 

Curiosando tra le rovine, s’intravedono alcuni gattini che dormono sotto un capitello, anche loro probabilmente soffrono l’alta temperatura. Eppure, malgrado il clima avverso, basta chiudere gli occhi e immaginare il trascorso storico di questo luogo per rianimarsi: la vittoria di Ottaviano contro Bruto e Cassio nel 42 a.C.; la fondazione della prima chiesa cristiana sul suolo europeo nel 49/50 d.C. da parte dell'apostolo Paolo; l’importante ruolo in epoca bizantina.
“Ci vedremo a Filippi” scriveva Plutarco mettendo questa espressione sulle labbra dell’iracondo fantasma di Giulio Cesare, quando apparve nel sonno a Bruto per ricordargli la vendetta che si sarebbe consumata da lì a poco nella battaglia dell’omonima città. Oggi queste parole sono diventate popolari.
Passeggiando senza fretta tra sentieri e stradine è possibile osservare alcune principali testimonianze storiche: i resti di un teatro, risalente all’epoca di Filippo II; il lastricato romano della Via Egnatia; il Foro Romano; i mosaici della cattedrale dell'antica arcidiocesi; le rovine della prigione in cui San Paolo fu imprigionato nel 49 d.C. circa; i resti delle basiliche paleocristiane, tra cui la grande Basilica B e il complesso termale. Sono tanti i reperti rinvenuti conservati nel museo: statue, mosaici bizantini, monete e tanto altro ancora.
E dopo qualche chilometro arriviamo ad Anfipoli, dove appare maestoso Il leone, simbolo di Alessandro Magno. Da lontano osserviamo l’enorme tumulo di Kasta, risalente a 2.300 anni fa. Ci raccontano che ancora oggi la tomba è oggetto di studio e non è possibile visitarla. Intanto il fiume Strimone scorre lento davanti a noi, portando con sé i suoi misteri.












Da Pella alle tombe imperiali di Verghina


Sono le dieci del mattino; il sole splende; siamo arrivati a Pella, antica capitale del Regno Macedone al tempo di Filippo II; città che diede i natali all’immenso Alessandro Magno e ad Efestione, suo fedele amico e generale; luogo dove Euripide passo gli ultimi giorni della sua vita mortale. Non ci sono turisti. Della città non rimane molto: alcuni interessanti mosaici del sec. IV-III a. C. (caccia al cervo; il ratto di Elena da parte di Teseo; due pavimentazioni: una a rombi bianchi e azzurri e l’altra a triangoli azzurri e bianchi); lunghe strade; qualche colonna. Il museo, invece, custodisce ricchi tesori: statuette; diversi mosaici (caccia al leone durante la quale Krateros, compagno d'armi, avrebbe soccorso Alessandro Magno, Dionisio cavalca una pantera) copiosi arredi funebri macedoni di uomini e donne (armature ed elmi; gioielli; maschere d’oro; manufatti).

Verghina. La terra dischiude un segreto custodito da secoli; agli occhi degli archeologi emozionati e increduli si rivela una delle scoperte più emozionanti dell’archeologia moderna, l'8 novembre del 1977 a Verghina: il sepolcro del grande sovrano macedone, nonché padre di Alessandro Magno, Filippo II e di alcuni suoi familiari. La struttura, che ai visitatori non è consentito fotografare, stordisce per magnificenza, regalità e austerità: sembra una specie di micro tempio con colonne di marmo, sulla cui sommità si trova un frontone, decorato con vivaci scene di caccia. In basso le porte che nessuna mano umana ha aperto fino allo scorso secolo; la soglia che segna il confine tra la vita e la morte, tra l’oblio e l’imperitura fama, tra passato e presente. Dentro sono stati rinvenuti reperti di inestimabile valore; l’urna cineraria, pesantissima, in oro massiccio, destinata a contenere i resti mortali del re e della regina, istoriata e cesellata in modo sublime, secondo la tecnica orafa elevatissima del popolo macedone; l’armatura terrifica e sontuosa (in oro e bronzo); le armi; il vasellame; corone in oro di squisita fattura e infine l’”esercito del re”: scudi, spade, corazze e equipaggiamento bellico sfolgorante di oro, argento e bronzo per gli uomini più fidati del sovrano. Corre un brivido per la schiena, se si pensa che il mondo di una figura storica così racconta e “avventurosa” da sembrare quasi un personaggio omerico, si sta incrociando con le vite dei comuni mortali. Il “sole” di Verghina, l’affascinante simbolo della stirpe reale, impresso sull’urna cineraria di Filippo e rappresentato con sedici raggi nell’eterno fulgore dell’oro, è tornato a risplendere.