venerdì 26 giugno 2009

Crotone & Politica 6

Sconfitta PD crotonese: 29 modi per dire “perché”

Romano Pesavento
giornalista-pubblicista

Il centro-sinistra ha perso:
perché il nuovo non è poi tanto nuovo, anzi è il classico vecchio, riciclato, “finto-nuovo”;
perché la poltrona è la poltrona, e non se ne può fare a meno;
perché i problemi sociali sono stati dimenticati o seppelliti tra le rogne dei complotti;
perché l’etica e la moralità hanno acquisito, oramai, un ruolo del tutto secondario e le ombre proiettate sono maledettamente lunghe e oscure;
perché di sicurezza e legalità non se ne parla proprio e la criminalità è tabù;
perché la sinistra, a Crotone, è più realista del re;
perché trionfano solo l’odio inesauribile, il rancore inestinguibile, la competizione perversa, l’“invidiuzza” implacabile, il personalismo debordante e lo scarso senso della collettività;
perché a Roma il PD dorme, mentre da noi ci si prende a roncolate, da mesi, nell’indifferenza generale;
perché dalle utilitarie all’ultimo modello di mega “gippone” con sedili in pelle umana, il salto non è poi tanto breve;
perché le tattiche sono quasi sempre fallimentari…. e gli “illustri” strateghi di partito pure;
perché anche adesso di andare a casa non se ne parla;
perché la competenza lascia il posto all’ignoranza e il populismo è un’arma a doppio taglio;
perché la politica è sempre più un affare losco, un hobby scellerato, un gioco d’azzardo;
perché la tribù dei Nasi Lunghi è sempre più furba della compagnia del brigante Trippa;
perché è meglio andare al mare, anche quando magari piove, che stare davanti ad una scheda, a lambiccarsi il cervello, sospesi tra il dubbio e l’enigma;
perché i giovani lavoratori crotonesi sono un po’ più “reali” e “vivi” dei modelli stereotipati dei manifesti elettorali e il futuro sta diventando davvero “un altro”;
perché il fallimento e la sconfitta sono sempre recepiti come medaglie conquistate sul campo, e se proprio si deve riconoscere la propria, personale, Waterloo, beh, la colpa è di qualcun altro. E ai vertici nazionali si tornerà a recitare gli immortali e gloriosi versi della canzoncina del 1976 “Johnny il Bassotto”: io non c’ero, non son stato, non son mai venuto qui, a quell’ora faccio sempre la pipì;
perché i treni sono a vapore, il porto una discarica al mercurio, l’aeroporto un’incognita, la SS 106 un’agghiacciante certezza;
perché Crotone assomiglia sempre più alla Springfield di Simpsoniana memoria;
perché, in fondo, la promozione del Crotone in serie B è più importante di altre “retrocessioni”, ben più tragiche;
perché la dialettica non ha nulla a che fare con il vernacolo;
perché munnu è e munnu sarà;
perché i “figli di Dio” sono sempre quelli e nessuno li tocca;
perché la bella vita piace a tutti e pazienza se si compromettono ideali e diritti altrui;
perché la discontinuità con il passato non può essere solo una moda o uno specchietto per le allodole;
perché i tempi di Peppino Di Vittorio sono, purtroppo, sempre più lontani;
perché il carisma e la comunicativa non s’inventano e soprattutto non si “costruiscono”;
perché chi nell’assemblea del PD crotonese era da una parte, poi, voilà, improvvisamente, si ritrova dall’altra;
perché ci si guarda allo specchio, prima di andare a dormire, con scarsa attenzione e troppa indulgenza; mentre la notte scivola via silente, sonnacchiosa e tranquilla. Malgrado tutto.