mercoledì 15 aprile 2009

Crotone&Economia 4

Contratto d’area: uno strumento utile ma con scarsi profitti

A fine 2005 l’occupazione creata è pari 399 unità su un totale previsto pari a 1351


di Romano Pesavento
All’inizio degli anni novanta e precisamente con la legge 488/92, si pone fine all’intervento straordinario per il Mezzogiorno, passando ad una forma d’intervento basata sul principio di sussidiarietà, chiamata intervento ordinario in cui un ruolo fondamentale è ricoperto dalle amministrazioni regionali e locali.
In questo contesto, sulla base delle prime esperienze di interventi integrati per il territorio (1991) e delle sollecitazioni a puntare sullo sviluppo locale contenuto nel “Libro Bianco su crescita, competitività ed occupazione” coordinato da J. Delors (1993), le parti sociali definivano, nel novembre del 1994, un accordo con il Governo, che conteneva l’indicazione della programmazione negoziata come strumento per realizzare interventi, atti ad ampliare le attività produttive e migliorare la dotazione di infrastrutture, finalizzate allo sviluppo locale delle aree depresse a cominciare dal Mezzogiorno ((Montanari E. (1999), Patti territoriali e contratti d’area, in “Concertazione, relazioni industriali e politica economica: il modello italiano. Una verifica empirica dei risultati, a confronto con i modelli di letteratura e degli altri paesi europei”, Monitorlavoro).
Con la legge 104/95 viene riconosciuta giuridicamente la programmazione negoziata, definita come la regolamentazione concordata tra i soggetti pubblici competenti e parti private, per attuare i diversi interventi ritenuti necessari per lo sviluppo.
Con la legge 662/96 (collegata alla Finanziaria del 1997) la programmazione negoziata viene definita come: “il momento istituzionale di raccordo tra l’amministrazione centrale e regionale in tema di programmazione strategica del territorio” focalizzando l’attenzione su di esso e sulle reali potenzialità e necessità.
Con l’intesa istituzionale di programma definita nella legge 662/96, “…sono stabiliti congiuntamente tra il Governo e la Giunta di ciascuna Regione o Provincia autonoma gli obiettivi da conseguire…Essa rappresenta l’ordinaria modalità di rapporto tra Governo nazionale e Giunta di ciascuna provincia autonoma per favorire lo sviluppo..”
L’intesa, con i relativi accordi di programma quadro attuativi della stessa, rappresenta in ambito regionale un quadro di riferimento programmatico in cui trovano naturale collocazione, tra l’altro, tutte le forme negoziali: contratti di programma, patti territoriali e contratti d’area.
Per quanto riguarda quest’ultimo viene definito dalla legge 662/96 art.2, c. 203 come: “lo strumento operativo, concordato tra amministrazione anche locali, rappresentanze di lavoratori e dei datori di lavoro, nonché eventuali altri soggetti interessati, per la realizzazione delle azioni finalizzate ad accelerare lo sviluppo e la creazione di una nuova occupazione in determinate aree…”.
Il contratto d’area, già individuato nell’accordo per il lavoro del settembre 1996, introdotto giuridicamente con la legge 662/96 e successivamente regolamentato dalla delibera CIPE 21/3/1997, nasce principalmente con l’intento di affrontare i gravi problemi, in particolar modo quello dell’elevato tasso di disoccupazione, che interessano le aree di crisi industriale collocate in maggior misura nel Mezzogiorno. Tale aree ricordiamo dovevano rientrare nell’ambito: 1) aree di crisi ubicate nelle zone obiettivo 1,2 e 5b; 2) aree di crisi individuate ai sensi della legge 236/93; 3) aree di sviluppo industriale o nuclei di industrializzazione nell’obiettivo 1; 4) aree industriali ai sensi della legge 219/81 (interventi in favore delle zone colpite dal sisma nel 1980); 5) aree di crisi dichiarate tali con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero del Bilancio (l’individuazione di dette aree è stata effettuata con decreto del 15 aprile del 1998).
In Calabria engono sottoscritti due Contratti d’area: quello di Crotone e quello di Gioia Tauro. Per il Contratto d’Area di Crotone i soggetti promotori sono: Assindustria Crotone; CGIL; CISL; UIL Provincia Crotone, Regione Calabria e i comuni di Belvedere di Spinello Cirò Cirò Marina, Cotronei, Crotone, Crucoli, Cutro, Isola di Capo Rizzato, Melissa, Rocca di Neto, Savelli; Scandale, Strongoli.
Dopo questo breve cenno della storia del contratto d’area, parliamo adesso di alcuni risultati. I dati, come molti sanno, non sono certo entusiasmanti. Ventidue sono le iniziative in produzione, pari al 59% del valore complessivo, mentre quindici risultano quelle revocate con richiesta di revoca del contributo e/o in difficoltà di mercato ( cioè il rimanente 41%). Per quanto riguarda l’occupazione, anche qui i valori non sono affatto allegri, infatti, su un parametro occupazionale totale previsto pari a 1.351 il parametro occupazionale previsto dalle iniziative revocate risulta di 551 unità, mentre il parametro occupazionale al 22 giugno 2005 è pari a 399. A questo punto crediamo che occorra cominciare a sollecitare con forza la concertazione dal basso. A nostro avviso necessita, quindi, una maggiore presenza della società civile e delle università nei tavoli di sviluppo. Solo così, infatti, si riuscirà a mettere un po’ d’ordine nel caos creato.
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Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 11 del 18/03/2006

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