domenica 31 luglio 2016

Viaggi di Gulliver: Messico e nuvole

Romano Pesavento


Diario dal Messico  1: laggiù nella capitale

Eccoci a Città del Messico. In fase d’atterraggio, sbirciando dal finestrino si può osservare la metropoli estendersi nella vallata con le sue infinite piccole casupole colorate di legno e latta, simili, per aspetto, alle favelas brasiliane.
Passeggiando per la città, si avverte la povertà che circonda il cuore pulsante del Messico. Spirali di compensato circondano palazzi signorili e chiese barocche, pronte a collassare su se stesse: non c’è un edificio antico nella capitale in equilibrio saldo sulle proprie fondamenta; le acque stagnanti su cui si poggia il centro storico rendono malferma e precaria la stabilità delle strutture architettoniche. Belli la cattedrale e lo Zócalo, entusiasmanti i murales di Diego Rivera e le colossali piramidi di Teotihuacán; eppure si respira un’atmosfera malinconica e inquieta in un luogo così ricco di cultura: disparità sociali spaventose; angherie e vessazioni medievali di cui sono vittime indifese gli ultimi della società, con la sparizione di bambini e adolescenti per il traffico d’organi e la prostituzione, scontri violenti tra polizia e docenti per l’affermazione del diritto di sciopero contro una riforma scolastica giudicata assai nefasta e imposta con la forza, corruzione dilagante nel pubblico offuscano il volto di una terra con enormi potenzialità. L’indomani si parte per il Chiapas.   





Diario dal Messico  2: Good moorning, Chiapas!

Sbarcati all’aeroporto di Tuxtla Gutiérrez, ci inoltriamo nell’entroterra messicana, qui in questo pezzo di mondo vive l’impronta ideologica del subcomandante Marcos e delle tradizioni indigene Maya. Con un piccolo furgoncino raggiungiamo Chiapa de Corzo da dove, su una piccola imbarcazione, si può esplorare il canyon del Sumidero. Durante il tragitto l’autista ci racconta i fatti, i miti e le leggende della sua terra. Indossato il salvagente, inizia l’avventura.  Il canyon si snoda con andamento tortuoso tra pareti scoscese e insenature capricciose, mentre lussureggiante la vegetazione prolifera e disegna immagini fantasiose e insolite, facendo sognare i visitatori. La fauna variegata e bizzarra appaga tutte le aspettative: avvoltoi, aironi, pellicani e soprattutto coccodrilli grassi e sornioni, immobili, con le fauci aperte,  in pennichella post prandiale suscitano curiosità e interesse. Molto suggestiva la grotta dedicata al biologo - naturalista Miguel Carlos Francisco Alvarez del Toro, in cui campeggia l’immagine della madonna di Guadalupe; le diverse cascate sono di notevole bellezza e passarci di sotto è un autentico privilegio.    





Diario dal Messico  3: Da Chiapa de Corzo a San Cristobal de las Casas 

Prima di partire alla volta di San Cristobal de las Casas, ci rifocilliamo nel ristorante Jardines de Chiapa presso Chiapa de Corzo; il cibo è molto gustoso: crema di fagioli con peperoncino; tacos; minestra di verdure; pesce di fiume, i tamal (una specie di panzerotto ripieno, salato o dolce), il pepito con tasajo (ovvero carne di manzo tagliata a fettine sottili in una salsa di semi di zucca), il prelibato  cochinito horneado (maialino al forno condito con salsa "adobo", a base di peperoni e peperoncini) e tanto altro ancora. Ops, c’è anche la pizza, ma stendiamo un velo pietoso in merito. Sono ormai le quattro del pomeriggio e anche se fa caldo è d’obbligo una rilassante passeggiata in centro alla scoperta delle sue ricchezze culturali: la Fuente de La Pila dallo stile mudéjar coloniale (fontana monumentale, di forma ottagonale, in mattoni dal colore rosso-arancione, caratterizzata da archi, archi rampanti e un tetto a cupola) situata nella piazza principale della città; i portici con i loro colorati negozi di souvenir artigianali; la chiesa di Santo Domingo de Guzmán, costruita nel XVI secolo.
In serata arriviamo a San Cristobal de las Casas, la ciudad mágica. La mattina seguente si parte all’esplorazione del centro urbano. In questa città aleggia l’enigmatica presenza del subcomandante Marcos, infatti proprio qui ha letto la prima dichiarazione della Selva Lacandona, nella quale gli zapatisti dichiaravano guerra al governo del Messico e annunciavano libertà, giustizia e democrazia per tutti i messicani.  Visitiamo il centro cultural “El Carmen”, la piazza centrale con i suoi murales inneggianti alla protesta dei professori, la chiesa barocca di Santo Domingo e la Cattedrale con i suoi due imponenti campanili è un trionfo di motivi ornamentali, decorazioni estrose e in tema con la lussureggiante vegetazione dei luoghi. Al suo interno si può ammirare una statua di Gesù adolescente adornato in modo insolito. Da queste parti i canoni estetici tradizionali occidentali vengono riformulati secondo l’ottica dei nativi, appartenenti alla gloriosa stirpe Maya. Per molti di loro l’animismo non è stato mai superato completamente, motivo per il quale molte chiese, le quali c’è stato severamente proibito di riprendere e fotografare, sono gestite secondo pratiche cultuali a dir poco sconcertanti per i cattolici tradizionali. Approfondiremo in seguito. Caratteristici il mercatino dell’artigianato locale e il mercato generale. I colori sono sgargianti e luminosi e contrastano con la mestizia e la cupezza degli abitanti, veramente poveri e rassegnati ad ogni forma di privazione. I bambini giocano per strada scalzi e nei loro occhi raramente trapela la gioia.







Diario dal Messico  4: San Juan Chamula, San Lorenzo Zinacantan  e le Cascate di Agua Azul

Alle otto del mattino partiamo alla volta di San Juan Chamula e San Lorenzo Zinacantan, due comunità indigene di lingua tzotzil che si richiamano alle antiche usanze animiste del popolo Maya. I due centri distano una ventina di chilometri da San Cristobal de las Casas. Appena arrivati l’ambiente è desolante: tranne il centro di culto, il paesino è veramente sconfortante. Ci sono delle serre in cui vengono coltivati fiori di inusitata bellezza. I bambini aspettano i pochi turisti che si spingono fino a qui per vendere piccoli oggetti artigianali. La miseria qui raggiunge i vertici più alti del Messico. La religione è praticata in forme poco ortodosse: i fedeli venerano miriadi di santi, addobbati con accessori vistosi, quali tuniche vivaci di stoffa, specchietti contro il malocchio e parrucche, esposti in fila lungo le pareti della chiesa, quasi a sostituire le loro ancestrali divinità.
Il credente entra in trance davanti al santo e, dondolandosi ritmicamente, intona nenie strane; dal soffitto pendono festoni, luci di natale, stoffe ricamate e ciascuno accende quindici candele sul pavimento, reso scivoloso dalla cera, della chiesa. All’interno non ci sono panche per sedersi, ma aghi di pino profumati e ghirlande di fiori. Secondo la loro mentalità, il santo deve essere omaggiato con offerte: fumo delle candele, preghiere, fiori e animali. Ho potuto assistere con un certo sconcerto a un rito in cui una gallina viva veniva prima passata sul fumo delle candele e poi le si torceva il collo. E’ severamente proibito fotografare gli ambienti di culto: enormi sanzioni vengono applicate dai custodi, se colti in flagranza. Gli uomini girovagano indossando giacche con un pelo bianco e le donne con le loro gonne lanose nere, sedute a terra o su rudimentali sgabelli, lavorano al mercato. Curiosità: nei loro cimiteri le sepolture presentano solo la data della morte. Per loro costituisce il vero inizio della vita.
Il tardo pomeriggio lo passiamo bighellonando per il centro di San Cristobal de las Casas alla ricerca di tradizionali souvenir e immersi nel tran tran del centro. L’indomani all’alba si parte per Palenque con sosta  alle Cascate di Agua Azul. L’unica strada, stretta e non sempre in buone condizioni, che collega i due centri urbani è colma di curve. Dopo alcune ore di viaggio arriviamo alle Cascate. La bellezza naturalistica è impressionante. Le cascate scintillanti di acqua azzurra e spumeggiante non smentiscono il loro nome. I turisti si deliziano, tuffandosi nelle varie vasche naturali, in cui uccelli di diverse specie trovano refrigerio. Sembra un autentico paradiso terrestre; la vegetazione ricca e colorata, il mormorio delle acque, il canto degli uccelli riportano ad epoche primordiali e al benessere psico-fisico. La sera arriviamo a Palenque.









Diario dal Messico 5 : Le antiche meraviglie di Palenque

Immerso nella foresta tropicale il sito di Palenque è certamente un’oasi archeologica stupenda. Unici inconvenienti: l’umidità pari al 100% e i fastidiosi mosquito, d’altronde siamo nel loro habitat. Appena entrati appare davanti i nostri occhi l’imponente Tempio delle Iscrizioni, monumento funebre del re Pacal, che è in perfetto stato di conservazione. Accanto, la piccola piramide della regina rossa, sposa di Pacal, è meta dei visitatori che salgono su per i gradini per accedere alle tombe dei sacerdoti e della sovrana. 
A qualche metro si erge il Palazzo con i suoi bassorilievi di stucco, le sculture, i passaggi sotterranei e la torre a quattro corpi. La nostra guida ci illumina sulla storia, sulle tradizioni sui costumi della civiltà Maya che si stanziò in questi luoghi dal V secolo al IX secolo. Il Gruppo delle Croci  composto dal "Tempio della croce" ("Templo de la cruz"), dal Tempio del sole ("Templo del sol") e dal "Tempio della Croce fogliata" ("Templo de la cruz foliada")  sono la commemorazione dell'ascesa al trono del Signore Chan Bahlum II, dopo la morte del re Pacal il Grand. Approfondendo il nostro “speaker” ci fornisce ulteriori informazioni infatti  le croci  relative ai nomi dei templi sono in realtà raffigurazioni dell'albero della creazione collocato al centro del mondo per i Maya. è stato interessante salire in cima a tutte le piramidi anche se faticoso, ma il panorama che si osserva da lassù è unico la foresta abbraccia i resti città fornendo una prospettiva archetipa e  primordiale. Chissà quanti segreti ancora nasconde!






Diario dal Messico 6: Golfo del Messico, Campeche e Uxmal

La luce del tramonto scende sul Golfo del Messico riflettendo un variopinto caleidoscopio di colori e sfumature sulle acque cristalline dell’Oceano.
Le piattaforme petrolifere sono sempre accampate nella Baia di Campeche come silenziosi apache; gli sversamenti degli idrocarburi non sono ipotesi remote e un simile paradiso può, come già è accaduto, essere contaminato da un momento all’altro. È già sera quando arriviamo a  San Francisco de Campeche. Una pioggerellina a volte insistente e noiosa ci accoglie. Andiamo a scoprire il centro storico. Si respira un’aria già più occidentale e festaiola. La cattedrale de Nuestra Senora de La Purisima Conception di notte, con le sue luci gialle e i campanili sagomati, ti richiama alla mente gli scenari avventurosi ed esotici di Zorro. Colorata come L’Avana, ma più ordinata, dispone le sue case tinta pastello in una metodica successione. L’indomani mattina, il cielo è chiaro e permette una più dettagliata visita della cittadina. La fortezza con i suoi possenti cannoni riporta alla memoria racconti “veri” di pirati, che hanno fatto fortuna qui, approfittando delle fortune altrui.  Si parte alla scoperta del parco archeologico di Uxmal, il più importante centro cerimoniale della civiltà Puuc, situato nella penisola dello Yucatan.
Dopo un viaggio rocambolesco, rottura contemporanea di due ruote del nostro mezzo, finalmente nelle prime ore pomeridiane approdiamo al sito. Appena entrati ci appare la gigantesca piramide dell’indovino con i suoi 30 metri d’altezza si erge proprio di fronte al maestoso ed elegante "Quadrilatero delle Monache".  Le ricche e particolari decorazioni che compongono la facciata orientale comunicano un fascino misterioso a chi le osserva: vi si alternano riproduzioni della maschera di Chaac, dio della pioggia, disegni geometrici ornati a traforo ed un motivo a grata, che percorre tutta la facciata, che raffigura, in forma stilizzata, le squame di due serpenti intrecciati, rappresentazione del dio Quetzalcoatl. Qualche iguana sorniona prende il sole tra questi resti millenari, incurante dei turisti e quasi in posa. Tra i monumenti più curiosi c’è senz’altro il Campo del gioco della pelota: il canestro in cui doveva essere lanciata la palla è allocato in una posizione inaccessibile rispetto all’altezza media del popolo Maia. Il vincitore dell’agone sportivo, come premio, veniva sacrificato al dio Chaac. Nelle immediate vicinanze spunta l’imponente Gran Piramide. Alta 32 metri è composta da una fitta e stretta serie di scalini difficili da scalare. Arrivati in cima al tempio si gode di un panorama stupendo. Non da meno in quanto a grandiosità è Il “Palazzo del Governatore”; sulla sua lunga facciata, riccamente ornata, si possono ammirare raffigurazioni della nascita del pianeta Venere e proprio nello spazio antistante la “Piattaforma dei giaguari”.  Concludono il tour la "Casa delle tartarughe" e un serpentello verde smeraldo forse una reincarnazione di qualche spiritello Maya. 








Diario dal Messico 7: Merida e Il guardiano di Chichén Itzá

Arriviamo a Merida. Città piena di luci e di colori. Donne, anziani, e bambini e coppie di ogni età ballano gioiosamente la danza tradizionale dello Yucatán, nota come "Vaquería Regional", nella Plaza Grande. Nell’aria si espandono i profumi dolci e pungenti della cucina tradizionale, mentre le bancarelle riempiono la piazza di stoffe e souvenir variopinti per i turisti. Visitiamo la Cattedrale di San Idelfonso,  la Casa di Francisco de Montejo, fondatore nel 1542 della città, il palazzo del governo con i suoi enormi murales e la strada 60. La sera ci immergiamo nella movida messicana e ci godiamo i canti e le atmosfere del posto.
La mattina partiamo per Chichén Itzá, la quarta meraviglia del mondo moderno. Abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere (El Castillo, Tempio dei Guerrieri, Campo del gioco della pelota, Complesso des Las Monjas, il Cenote sacro, El Caracol e tanto altro) sotto lo sguardo attento dei “guardiani”, le iguane, del sito. La nostra guida ci illustra lo straordinario spettacolo che, durante gli equinozi, la piramide El Castillo riesce a regalare agli spettatori: all’alba e al tramonto del sole, gli angoli della struttura proiettano un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord. Singolare è anche El Caracol, l’osservatorio astronomico dei Maya. Proprio qui venivano esercitate ricerche minuziose sugli astri e i corpi celesti. L’indomani si torna in Italia.