domenica 12 gennaio 2020

Arte - I chiaroscuri di Giordano, la metafisica di Sfortuniano: Crotone espone l'arte dei suoi maestri


Romano Pesavento
Si è conclusa giorno 7 gennaio con notevole successo la mostra “Di Pittura” allestita in piazza Duomo in alcuni locali concessi dall’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina a Crotone. L’esposizione ha proposto un insieme di opere di alcuni artisti crotonesi, tra cui i maestri Francesco Giordano e Antonio Sfortuniano. 

Il pittore Giordano ha esposto alcune tele dai cromatismi chiaroscurali vibranti e intensi. Volti e personaggi emergono dal buio delle tele, profilandosi con fierezza ed espressività. Riflessivi e contemplativi gli sguardi dei personaggi sembrano interrogarsi sui misteri insondabili dell’esistenza; una sorta di “gravitas” aleggia sui solchi pensosi e scavati dei visi ascetici, consunti dalle privazioni e dall'attitudine consolidata alla macerazione interiore, di chi, febbrilmente, cerca invano una risposta. L’enigma insondabile della fugacità umana si palesa così attraverso lo sguardo abbacinato e folle del filosofo, dell’antico guerriero, dell’anacoreta.
Il racconto delle anime ritratte si estrinseca attraverso una profonda spiritualità che appartiene a chi dipinge e si comunica all’osservatore con icastica immediatezza. Realismo figurale, plasticità, atmosfere “dense” richiamano il misticismo corporeo e potente di Francisco de Zurbarán, rivelando quanto la “ricerca” infruttuosa sia la colpa più terribile da scontare.
Nel mondo pittorico metafisico e vagamente fiabesco di Antonio Sfortuniano rintracciamo le tracce profonde del paesaggio crotonese. Nella campagna verdeggiante, resa angolosa, quasi geometricamente sghemba, dalle pennellate inclinate dell’artista, si staglia un casolare il cui rosso mattone del tetto si magnifica ed esalta mediante la complementarietà del verde, lo sfondo cupo della notte profonda e il pallore cereo – violaceo di una luna rocciosa, quasi un meteorite che ci fissa dall’alto.  

La natura severa e austera di morandiana memoria domina incontrastata nella sua onnipotenza; solo un paio di edifici in balìa della “Vastità” ci ricordano quanto l’uomo sia insignificante e misero rispetto alle forze del creato.