giovedì 2 aprile 2009

I viaggiatori a Crotone 13

“Nemmeno una pietra rimane ormai della vecchia città e il posto è totalmente desolato”


Edward Hutton: rimase una sola notte in città tanto gli bastò per denigrarla!


“Sarebbe del tutto inutile visitare una così miserabile città, priva di ogni bellezza e antichità, se non fosse per il fatto che solo da Crotone si può raggiungere il promontorio Lacinio, dove sta in una regale solitudine e in silenzio una sola colonna, sul mare, del grande tempio di Hera, che era così famoso nel mondo greco”


di Romano Pesavento


Nel primo decennio del Novecento Edward Hutton, l’autore della migliore biografia critica in lingua inglese del Boccaccio, sostò per una notte a Crotone. Hutton era solito in quegli anni recarsi d’inverno in Sicilia. La descrizione del suo viaggio è contenuta nell’opera “Naples and Southern Italy” pubblicata a Londra nel 1915. Sin da giovane il nostro personaggio fu un grande viaggiatore ed estimatore dell’Italia.
Difatti, nel 1898, a soli 23 anni, dopo essersi sposato, si trasferì con la moglie proprio nella nostra nazione; per un periodo piuttosto lungo visse a Corbignano, a tre chilometri da Firenze. Tale passione fu, inoltre, stimolata sia da alcune letture su Virgilio che grazie a Ruskin, Pater e Vernon Lee.
Ma chi fu il nostro viaggiatore? Dalla sua bibliografia si evince che il nostro dotto scrittore nacque a Londra il 12 aprile 1875; trascorse i primi anni della sua esistenza a Hampstead, ma, dopo la morte del padre avvenuta nel 1890, il vescovo di Bickersteth di Exeter - un amico di famiglia - consigliò alla madre di trasferirsi a Tiverton dove vissero a Old Blundells.
La famiglia paterna era originaria dello Yorkshire dove a Sheffield si era stabilita sin dal XVIII secolo la famosa impresa di posateria ed argenteria di William Hutton & Sons mentre la madre era nata nel Somerset. Edward Hutton rimase sempre legato al West Country, che considerava la sua casa, e vi ritornò di frequente traendone materiale utile per molti dei suoi scritti migliori che riguardano, appunto, il Somerset, il Wiltshire ed il Gloucestershire.
Come abbiamo già accennato all’inizio non perse mai il vizio e la voglia di viaggiare; le sue mete preferite furono l'Italia, la Spagna e la Grecia. Quest'ultima dapprima la visitò insieme a Norman Douglas e in seguito da solo nel 1928. Il suo grande amore e la maggiore fonte di ispirazione fu il Mediterraneo del quale fornì ai lettori una visione umanistica dell'architettura, scultura, pittura e della storia.
Nel 1928 si convertì al cattolicesimo in Assisi e nel 1948 in occasione delle sue Nozze d'oro ricevette un telegramma di congratulazioni da Papa Pio XII. Morì nel 1969. Detto ciò passiamo adesso con l’esaminare le frasi scritte dal nostro sulla nostra città.
“Proseguendo verso nord per venti miglia lungo la costa, si attraversa il promontorio Lacinio, a nord del quale c’è il golfo di Taranto. Crotone è situata sotto la sua cittadella, di fronte al mare. Niente può essere più sinistro e più triste di questa terra desolata, che è completamente deserta, senza nemmeno un villaggio, salvo qualche casa vicino alla ferrovia.
L’intero litorale è sotto la stretta della malaria; le stesse stazioni sono infestate dalle zanzare, e sotto le pensiline si può vedere questa povera gente, soprattutto i bambini, dall’aspetto malato e molto infelice.
Crotone sorge su un piccolo e basso promontorio, vicino la grande penisola Lacinia, proprio quel promontorio famoso in tutto il mondo greco per il tempio di Hera, e per questa ragione ora chiamato Capo Colonna. Crotone è un paese curiosamente affaccendato, m anche molto triste, con un porto. Io penso che qui ci sia un prosperoso commercio di arance,olive e altri prodotti.
La pensione, l‘Albergo Concordia, è, eccetto quelli di Catanzaro e di Taranto, il migliore di questa costa.”
Certo, sin da queste prime righe, notiamo subito lo stato di degrado e di profonda malinconia che il nostro viaggiatore riscontra sia nei paesaggi che nelle stazioni ferroviarie. Queste ultime oggi non sono cambiate poi di molto. Infatti, come è emerso da nostri precedenti articoli, sono abbandonate e frequentemente visitate sia da drogati che da exstracomunitari in fuga verso il nord o in permanenza clandestina.
“Crotone,comunque, la città che ora noi vediamo, non offre molte attrattive ai viaggiatori, ma la sua storia e il luogo sono così famosi e importanti che nessuno penserebbe mai di passare da queste parti senza fermarsi almeno un giorno per visitare in grande tempio di Hera. Nessuno, certamente, venendo oggi a Crotone, indovinerebbe la sua antica dignità e la sua lunga storia. Nemmeno una pietra rimane ormai della vecchia città e il posto è totalmente desolato, salvo per quanto riguarda i deliziosi giardini d’aranci che circondano la città e il nobile mare sul quale la vecchia cittadella si specchia a est. Sarebbe del tutto inutile visitare una così miserabile città, priva di ogni bellezza e antichità, se non fosse per il fatto che solo da Crotone si può raggiungere il promontorio Lacinio, dove sta in una regale solitudine e in silenzio una sola colonna, sul mare, del grande tempio di Hera, che era così famoso nel mondo greco.”
Siamo alle solite! Anche Hutton si lamenta della nostra città. Indubbiamente, ormai pure le pietre sanno che il malgoverno di Crotone ha radici molto lontane.
A questo punto, certamente, potrebbero calzare a pennello le parole che Franco Battiato adoperò per una sua nota canzone (Povera Patria) a proposito di alcuni governanti della cosa pubblica.
E allora come Battiato dovremmo con qualche piccola variazione recitare: “Povera Crotone! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene.”
Naturalmente, spero che nessuno degli attuali amministratori si sia offeso, frase e canzone citate sono rivolte al nostro passato. Il brano che segue descrive il sentiero seguito dallo scrittore inglese per giungere al tempio di Hera. Il nostro viaggiatore è, naturalmente, un attento osservatore e descrive minuziosamente tutto il percorso. Certo pure Hutton finisce, come d’altronde tutti i suoi predecessori, con lo scoprire la meravigliosa bellezza dei luoghi esistenti a Capo Colonna.
“L’altopiano sul quale sorge questa colonna dista solo sette o otto miglia da Crotone, verso sud, e può essere raggiunto anche dal mare, con un peschereccio, o dalla strada che costeggia la scogliera. Questa passa prima vicino al cimitero, un recintato “Campo Santo” pieno di fiori, e poi accanto a un piccolo porto, o la rada di porto Berlingeri. Da lì, la scogliera, lungo i piedi della scarpata delle colline, diventa una pericolosa traccia su un precipizio che guarda sulla costa dall’alto di un muro di tufo. Superato questo pericoloso passaggio, si piomba su una terra dolce e ricca di timo e di ogni altro tipo di fiore selvaggio. Di fronte si vede una valle che divide il promontorio in due parti, e che è chiamata “La fossa del Lupo”. Questa è piena di alberi e di sottobosco ed è servita nei tempi passati come rifugio per i pirati.
Poche ville sono sparse in questa valle e sono le case estive dei ricchi crotonesi. Proprio sulla fine del promontorio si innalza la splendida colonna solitaria, tutto ciò che rimane del grande e famoso tempio di Hera. E’ forse impossibile dare al lettore l’impressione di nobiltà e di tragica bellezza che questa solitaria colonna suscita al viaggiatore, in questa lontana terra al centro del mare classico. Inoltre, ogni cosa che richiama la Magna Grecia, questo lontano e antico mondo è irrevocabilmente perduto; ed è solo per questa ragione che assume un grande valore l’agitazione e la fatica di una visita, che al contrario nessun altro frammento sopravvissuto lungo tutta questa costa merita. Qui i greci adoravano e le vergini offrivano le loro offerte; qui Pitagora si soffermava per contemplare, guardando il mare; come si capisce facilmente il posto stesso era sacro, solo anche per la sua bellezza: il tempio, nella sua gloria e perfezione, esprimeva così solo ciò che era innato nella terra, nel mare e nel cielo.”
In conclusione, questa settimana voglio ricordare il pensiero espresso, qualche tempo fa, da Luca Bottura, giornalista de L’Unità, in un suo articolo sulla nostra realtà: “Finisce così che tu e Romano vi guardate come Totò e Peppino alla stazione di Milano. Perché la ‘ndrangheta in fondo è come la nebbia: quando c’è, non si vede. E si chiama contesto.”
Infatti, è proprio attraverso queste poche parole che si può scoprire un’orrenda verità. Quella verità che molte volte è nascosta nel silenzio, nell’omertà di gran parte di coloro che sanno ed obbliga le persone oneste ad emigrare lontano dalla propria terra. Speriamo che qualche volta possa valere il detto: “Ai posteri l’ardua sentenza!!!!”
Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 41 del 20/10/2006

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