giovedì 16 aprile 2009

Crotone&Infrastrutture 1

Il porto dei veleni

di Romano Pesavento

Le infrastrutture e le strutture logistiche sono oggi elementi fondamentali di sviluppo e integrazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali, tecnologici e di servizi, dei poli turistici e consentono alle imprese il perseguimento di strategie e obiettivi comuni. Un territorio ben infrastrutturato è più attraente anche per gli insediamenti logistici. Naturalmente, un ruolo importante rivestono i porti. Nonostante, la regione Calabria sia circondata dal mare, raramente, si è occupata del benessere dei suo approdi e delle attività economiche connesse. Tutto ciò a portato l’economia portuale ad avere trend economici molto altalenanti. Il porto di Crotone ha, quindi, risentito drasticamente degli effetti boomerang di tali politiche. Ultimamente, il piano di caratterizzazione presentato dall’A.R.P.A.Cal. ha segnalato la presenza in ben 43 punti di campionamento di sostanze altamente nocive ed inquinanti sui fondali portuali crotonese. Le principali sostanze trovate sono: zinco, piombo, cadmio, mercurio, arsenico. Come si può facilmente immaginare, tali veleni sono strettamente legati alla presenza in età passata degli stabilimenti chimici-metallurgici e alla scarsa sorveglianza degli enti preposti sugli scarichi industriali. D’altronde, oggi, non scopriamo certo l’acqua calda! Infatti, basta andare indietro negli anni e giungere al 29 giugno 2000 per rilevare che, in una riunione tenutasi presso la sede del commissario delegato per l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani della Regione Calabria alla presenza del prefetto di Crotone, dr. Gallo, dell’ufficio del commissario, avv. Italo Reale, del comune di Crotone, dott. Milito Francesco, dott. Ma rullo Antonio, ing. De Martino, del A.S.L. di Crotone, dott.ssa Bilotta Rosa e dr. Mezzotero, della soc. Pertusola, ing. Giuseppe Calogero, ing. Vincenzo Mano, ing. De Sandre, ing. Raccosta, della provincia di Crotone, prof. Malarico Carmine e arch. Artese Nicola, il verbale così riportava: “Si rileva una situazione di contaminazione generalizzata con zone d’inquinamento molto elevato legate alla mancanza di argilla che si presenta non compatta e assente in alcuni punti in cui la presenza di strati di tipo sabbioso e limosi accentuano la ritenzione di contaminanti. È stata rilevata una presenza di solfati e di Manganese in quantità più elevata nelle aree di maggiore attività industriale. Il Sub Commissario valutata la consistenza della contaminazione sostiene che è necessario procedere ad una bonifica sostanziale dell’intero sito che dovrà coinvolgere fortemente il Ministero dell’Ambiente e sollecita, in virtù di quanto esaminato, l’estensione delle analisi al perimetro esterno all’area dello stabilimento per come definito nel D.M. 471/99.” Nella fase conclusiva della riunione si prendeva in esame la discarica privata e la responsabilità patrimoniale ambientale. Per quanto riguarda la discarica si apprendeva che la realizzazione avrebbe dovuto essere a carico della nuova società Pertusola e sorgere su un sito già individuato dal comune di Crotone. A proposito della responsabilità patrimoniale ambientale, si evinceva dal verbale che: “la società Pertusola si obbliga all’esecuzione di tutti i lavori di demolizione, messa in sicurezza e bonifica previsti nel relativo progetto mentre Enirisorse acquisisce alla propria sfera giuridica la proprietà della discarica a mare.” Quindi, già nel 2000 era noto a tutti che il nostro mare stava diventando una pattumiera chimica.

Tab. 1 - Risultati carotaggio porto industriale/commerciale di Crotone

Fonte: A.R.P.A.Cal. (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) Dipartimento provinciale di Cosenza

Nessuno fino ad oggi ha affrontato seriamente tale problema. Le sostanze velenose con le correnti marittime si stanno propagando e il benessere marino si sta piano piano modificando. In cosa non si sa. Appaiono all’orizzonte delle strane bolle, certamente, non dovute alla presenza di pesci ma di qualche probabile agente chimico. Alcuni scienziati di “fama internazionale” hanno attribuito la causa di tale fenomeno ai recenti movimenti tellurici che hanno interessato la nostra costa. Alla luce dei dati in nostro possesso e resi pubblici durante l’anno in corso, c’è comunque poco da stare allegri (vedi tab.1). Anche perché di recente abbiamo constatato la presenza di bolle anche nella zona portuale.

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