giovedì 16 aprile 2009

Crotone&Immigrazione 1

Crotone: meta ultima del nomadismo rom


di Romano Pesavento ed Eliseo Pantisano

La città di Crotone, che ancora deve compiere molti passi in avanti lungo il cammino dell’integrazione con le popolazioni immigrate presenti sul territorio, convive da diversi anni con una realtà forse poco conosciuta. Esistono, infatti, due gruppi di rom, in realtà molto diversi fra di loro, che condividono però il rapporto con la gente del posto ed il fatto di aver scelto Crotone come sede ultima nel loro cammino di immigrati. Solo per uno dei due gruppi si può parlare di nomadi ormai sedentarizzati da diversi anni: si tratta dei rom Calabresi, distribuiti in Calabria anche nelle città di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza. L’altro gruppo è costituito dai Khorakhanè shiftaria, Zingari provenienti dal Kosovo jugoslavo, scappati in seguito alla guerra. La prima grossa differenza fra i due gruppi è la loro collocazione all’interno del territorio: mentre gli Zingari Calabresi vivono all’interno del territorio cittadino, i rom slavi vivono in una “baraccopoli” alla periferia della città. Già questo sembra dare un segnale forte del diverso livello d’integrazione dei due gruppi rom nel contesto cittadino. Tutto ciò trova però una parziale spiegazione nel fatto che gli Zingari Calabresi datano la loro presenza nel sud Italia a circa trecento anni fa, mentre i rom slavi sarebbero giunti in Italia nel 1982, per poi fermarsi pochi anni dopo a Crotone. Da allora, il campo nomadi ha conosciuto l’arrivo di diversi immigrati, come sembrerebbero confermare i dati Istat, relativi agli anni dal 1999 al 2003, riguardanti gli immigrati slavi giunti in Italia.


Fonte: ISTAT, dati relativi all’arrivo di slavi in Italia dal 1999 al 2003.


Come si può notare, dal 1999 al 2002 si è avuto un flusso continuo e pressoché costante.
Se non è semplice stabilire quanti di essi siano alloggiati a tutt’oggi nel campo nomadi, è facile però ipotizzare che molti di essi si siano rivolti ai loro connazionali per avere un aiuto, almeno all’inizio, o abbiano raggiunto i propri parenti a Crotone.
In base ai dati ufficiali, i rom presenti nel campo nomadi di località Cipolla e registrati al Comune di Crotone sarebbero 110. Si tratta per lo più di giovani, molti dei quali nati nella città di Crotone o almeno in Italia.

Graf. 2 - distribuzione dei rom slavi per classi d’età



Fonte: Ufficio Anagrafe Comune di Crotone.

I rom Calabresi vivono dunque da diverse generazioni a Crotone e sono a tutti gli effetti membri della cittadinanza, integrati a livello socio-lavorativo all’interno del territorio e in condizioni di vita sicuramente migliori rispetto ai rom Khorakhanè shiftaria. All’inizio però la situazione non è stata semplice neppure per loro: inizialmente, fu assegnata dal Comune una baracca ad ogni famiglia; solo in seguito i rom sono riusciti a costruirsi delle vere e proprie case, molto più comode e vivibili rispetto alle baracche di legno nelle quali i rom slavi ancora vivono. Dopo secoli di storia e civiltà, le cose non sono dunque cambiate tanto: chi arriva a Crotone come immigrato, ha ancora gli stessi problemi abitativi e sociali che poteva avere uno straniero cinquanta o cento anni fa. I rom Calabresi, presenti sul territorio da moti decenni in più rispetto all’altro gruppo, vivono sicuramente una condizione migliore, che però essi hanno conquistato dopo anni di sacrifici e di lotte. I rom Khorakhanè shiftaria stanno ancora attraversando questa situazione di difficoltà, anche se qualche pregiudizio in più da parte dei gagè (vale a dire i non zingari, in questo caso i crotonesi), nei confronti di questo secondo gruppo esiste. L’integrazione dei due gruppi si trova dunque a livelli differenti, poiché gli Zingari Calabresi appartengono oramai al contesto cittadino crotonese sotto ogni punto di vista, mentre la stessa cosa non si può dire a proposito dei rom slavi. Il tratto comune ad entrambi i gruppi è la voglia di mantenere la propria identità, pur vivendo in una civiltà con tradizioni e abitudini diverse dalle proprie.
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Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XII n.29 del 23/07/05

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