mercoledì 21 novembre 2018

FUMETTI - Speciale Lucca Comics & Games 2018

A cura di Romano Pesavento e Debora Cavarretta

Speciale ''Lucca comics & games'', 1 novembre│Due chiacchiere con Claudio Villa, illustratore e fumettista del celebre ''Tex Willer'' 


LUCCA - Sono stati poco piu' di 23 mila i biglietti venduti ieri in occasione della giornata inaugurale di Lucca Comics & Games, la piu' importante vetrina italiana per gli appassionati di fumetti e videogiochi. Sono stati staccati 23.420 tagliandi. Decisamente migliori sono, invece, i dati per le prossime quattro giornate. Ieri è stata superata quota 50 mila biglietti fra prevendita e botteghino. Vicinissime a quota 50 mila anche le giornate di oggi (47.800) e di sabato 3 novembre (48.700). Piu' fiacca la prevendita per domenica, ultima giornata dei Comics, con al momento gia' venduti solo 25.900 biglietti.

IN GIRO PER LUCCA. Anche quest’anno, come ogni anno, l’enorme palcoscenico itinerante dei Comics, con le sue maschere, i suoi personaggi e le sue leggende si è aperto su Lucca, trascinando nell’allegria e nella fantasia l’enorme massa dei visitatori in visibilio, come sempre; perfino le previsioni meteo, inizialmente catastrofiche, hanno invertito la loro tendenza, lasciando improvvisamente la ribalta a un caldo e dorato sole autunnale. Oggi sono oltre 53 mila le persone che per l’occasione hanno staccato il ticket dell’evento. Le dimensioni della fiera sono ormai colossali: le file per entrare a visitare gli stand più gettonati sono lunghissime. Disegnatori, sceneggiatori sono assediati dai loro accaniti estimatori. Per strada migliaia di foto immortalano momenti buffi, memorabili e spettacolari. Ogni vetrina della città è caratterizzata con i protagonisti dei cartoon. Non si può rimanere insensibili dinanzi all’emozione che palpabilmente ubriaca i fedelissimi della kermesse.

L'INTERVISTA. Curiosando tra gli stand, abbiamo avuto l’onore e l’immenso piacere di chiacchierare con l’esponente di massimo spicco del celeberrimo Tex bonelliano, Claudio Villa, il quale ci ha concesso una intervista.
Lei ha avuto modo di misurarsi con diversi personaggi, da quelli più emotivamente fragili e “moderni”, come quelli caratteristici della Marvel, al “granitico” Tex, eroe senza macchia e senza paura, contraddistinto sempre da grande sicurezza e determinazione. In che modo cambia anche l’approccio grafico rispetto a un personaggio così solido come “aquila della notte”?
Per Tex bisogna veramente rispettare il personaggio, come ha detto giustamente lei; è tutto di un pezzo e si porta dei valori che ormai sono databili come valori di altri tempi, però nel cuore di ognuno sono sempre tali, per cui l’approccio, anche grafico, deve tener conto di queste sue caratteristiche. Tex non è uno che esprime spesso i suoi sentimenti: li tiene tutti dentro ed ha veramente una specie di filtro e fa uscire i sentimenti giusti che servono in quel determinato momento; mentre, invece, per disegnare i personaggi più moderni bisogna tenere conto che “sentono” con più empatia e rappresentano la nostra vita e la nostra umanità.


In relazione alla morte della moglie di Tex, traspare mai il dolore dell’eroe per l’evento traumatico o Tex rimane sempre il John Wayne della situazione?
Sì, lui si tiene tutto dentro, non è mai stato con un’altra donna e proprio per questo motivo, dopo essere stato criticato in passato, adesso viene apprezzato.
Ricordo che Tex era stato criticato in quanto era considerato un fumetto diseducativo, che incitava alla violenza.
Sì, perché usava la pistola per far rispettare la legge; ora invece viene apprezzato.
Come immagina Tex tra vent’anni?
Uguale
E’ un grande classico?
Sì.
In confidenza, se lei potesse cambiare qualche aspetto del personaggio, caratterialmente, graficamente, cosa modificherebbe?
Niente. Il personaggio rimane così com’è. Ogni disegnatore può contraddistinguerlo con la sua tecnica e il suo stile però deve rimanere fedele a se stesso. Ognuno cresce grazie a lui e può tornare a conoscerlo meglio. È una storia in evoluzione.
Come vede Tex tra vent’anni?
Sempre più forte e attaccato ai valori.
Comunque ci sono tanti giovani che apprezzano Tex; ormai è un grande classico, “si parva licet …”, come Ulisse.
Sì, perché rappresenta valori che tutti noi condividiamo, di cui si sente la mancanza.


Speciale ''Lucca comics & games'', 2 novembre│Intervista a Moreno Burattini, il noto sceneggiatore delle avventure di Zagor


Superati 60 mila tickets venduti nella terza giornata del Lucca Comics & Games. Tanti gli appuntamenti e le curiosità relative alla giornata. Presso lo stand Bonelli, un graditissimo incontro è con il noto sceneggiatore delle avventure di Zagor, Moreno Burattini, al quale abbiamo rivolto alcune domande per carpire i “segreti” del leggendario “spirito con la scure”.
Siamo estremamente onorati di essere in sua compagnia, dal momento che conosce Zagor molto profondamente?
E’ la passione della mia vita; Zagor ha solo un anno più di me: io ho cinquantasei anni e lui cinquantasette: uno più di me. E’ il mio fratello maggiore; ho passato i miei primi trent’anni leggendolo, successivamente ne ho raccontato le storie.
Che personaggio è Zagor?
E’ un’invenzione geniale del suo autore, Sergio Bonelli e del disegnatore Galliano Ferri. È un’idea geniale perché permette di contaminare più generi. Non si può dire che sia un western, nonostante Zagor viva in uno scenario da “L’ultimo dei Mohicani”.
La vera forza è proprio questa?
Ci sono mostri, ci sono gli alieni, c’è l’uomo lupo…
Ha fatto “l’Odissea” Zagor?
Sì, ha fatto anche l’Odissea. E poi viaggia per il mondo, è stato in Sud America, in Africa, è stato in Irlanda; adesso verrà anche in Europa prossimamente. È un personaggio che riesce ad incarnare l’avventura in tutte le sue forme e dimensioni.
In che modo bisogna procedere con questo personaggio? Innovazione, continuità, tradizione?
Intanto bisogna conoscerlo molto bene; io l’ho sempre “respirato” sin da bambino. Quando arrivano gli sceneggiatori, alcuni sono molto bravi, altri meno, perché conoscono molto bene la sceneggiatura, ma non conoscono bene Zagor. Il problema è sempre lo stesso: Zagor non si comporterebbe “così”… Zagor ha il suo carattere, ha la sua personalità, ha il suo modo di agire; è uno che non è sicuro di tutto, ma si pone dei dubbi, riconosce anche le ragioni degli sconfitti. Se c’è poi un nemico che combatte contro di lui e poi il nemico muore, lui piange quasi sul suo cadavere e lo prende tra le braccia morente. È un personaggio problematico; anche se c’è un criminale, cerca di capire cosa l’ha portato a diventare tale. Non considera la sua missione una spacconata, ma lui l’ha sempre detto, in tante storie scritte da Sergio Bonelli, che il giorno in cui non ci sarà più bisogno di lui, prenderà la sua scure e la getterà nel fiume. La sua missione è quella di portare la giustizia fino a quando serve.
Zagor rispetto a Tex è un personaggio di transizione, perché presenta una complessità / fragilità caratteriale che forse Tex ignora?
Dipende molto dalla diversità caratteriale tra Bonelli padre e Bonelli figlio. Giovanni Luigi Bonelli, che era il creatore di Tex ed il padre di Sergio, era un uomo tutto d’un pezzo, che, proprio per la sua personalità, diceva che, se lui avesse avuto la possibilità, avrebbe messo a posto il mondo. Infatti Tex appena capisce la situazione, va avanti senza avere dubbi; mentre Zagor assomiglia al figlio (Sergio) che era un grande viaggiatore, è stato in Amazzonia, nel deserto del Sahara, ed ha incontrato popoli ed era più abituato all’ascolto e quindi prima di risolvere un problema sente tutte le parti e non vince con facilità. Zagor è anche uno che sa prendere dei pugni, viene ferito, ha l’occhio nero, ha il vestito strappato. Quando poi ha sofferto, si rialza e riesce a vincere, ma attraverso la sofferenza.
All’interno dei racconti, troviamo siparietti comici che non sono solo dovuti alla presenza di Cico, ma anche ad altri personaggi come Digging Bill….
C’è tutto un microcosmo di personaggi; questo è sempre dovuto al carattere di Sergio Bonelli, che era molto portato alla commedia. Sergio Bonelli se fosse qui al posto mio farebbe ridere tutti ed anche quando scriveva storie di Tex, si riconosceva che era lui, perché c’era la commedia, cosa che il padre ignorava ed essendo Zagor un personaggio della contaminazione, la commedia fa parte di questa contaminazione. È un personaggio umoristico in un certo senso.
In funzione di queste contaminazioni, è necessario un certo amore per la cultura per realizzare la sceneggiatura delle storie, in quanto troviamo tanti riferimenti a importanti romanzi e opere letterarie?
Noi non facciamo altro che seguire le orme di Sergio. Sergio è stato il primo nel fumetto italiano a fare la distinzione tra le tribù in anni in cui non lo faceva nessuno: i Seminole vestiti come i Seminole; i Cherokee si comportavano da Cherokee; era una descrizione molto accurata. Era documentatissimo perché leggeva molto e noi cresciuti alla sua scuola non possiamo fare diversamente. Quando Zagor di recente è stato in Sud America ed in due anni ha attraversato l’intero continente, da Panama fino all’Antartide, ti assicuro che ogni aspetto era curatissimo, senza che questo metta in crisi l’avventura, perché l’avventura è anche fantasia: non è che per essere documentati, si debba essere noiosi per forza; al contrario la cultura nasce da quello che sappiamo del contesto in cui siamo.
Dei grandi nemici di Zagor del passato, Kandrax, il mago, Bela Rakosi, il professore pazzo Hellingen, quale preferisce?
In sessant’anni di avventure, ce ne sono tanti. Va detto che un eroe è tanto più grande quanto sono più grandi i suoi nemici; se uno deve affrontare il ladruncolo sotto casa, basta il poliziotto di quartiere. Zagor affronta grandi nemici diversi e molto fantasiosi. Il mio preferito è Mortimer, creato da me; è un criminale talmente geniale che affronta Zagor con la forza dell’intelligenza e non fisica; congegna piani mefistofelici per metterlo in difficoltà. A parte questo, il personaggio più affascinante è il professore Hellingen. Tanto è vero che nel loro terzo incontro Martin Mystere e Dylan Dog avranno come nemico proprio lui. Nel corso del 2019, lo abbiamo detto ieri nella conferenza di presentazione ai lettori, ci sarà una storia che avrà come titolo: “Hellingen, ultimo atto”. Vedremo finalmente che fine farà…
In due parole descriva Zagor.
E’ l’amico / fratello che tutti vorremmo avere.


Speciale ''Lucca comics & games'', 2 novembre│Disegnatori all'opera negli stand: da Zerocalcare a Matsumoto, ''padre'' di Capitan Harlock




Tra gli aspetti più affascinanti del Lucca Comics vi è sicuramente quello di poter vedere all’opera disegnatori famosi e meno noti; i quali, facendo scorrere l’inchiostro sul foglio, creano, dal nulla, guizzanti forme palpitanti di vitalità, brio o tenebrosa enigmaticità.

Abbiamo osservato Silvia Zinchi mentre crea il suo personaggio, Lucrezia, emblema di una femminilità pensosa, pensante, ironica e a tratti buffa. Zerocalcare è attorniato da nugoli di fan in delirio per un suo schizzo con dedica sul suo ultimo fumetto; il guru giapponese della china, Leiji Matsumoto, ha ipnotizzato, alle 18 in punto nel convento San Francesco, gli ospiti con il suo carisma personale e i suoi ricordi di vita. Saggezza orientale, il codice bushido aspirazioni oniriche, speranza salvifica, anche nella desolazione più totale, perseveranza e tecnologia costituiscono l’essenza del mondo di Matsumoto. Capitan Harlock, novello Ulisse, con un manipolo di fedeli amici, solca l’infinito universo alla ricerca di se stesso e della speranza. Continuerà a farlo anche per noi, perché “trovarsi” e sognare rappresentano la dimensione più esaltante dell’essere umano.

La sera, sotto una pioggia scrosciante, in fila al cinema Astra per la proiezione del film “Il ragazzo più felice del mondo” di Gipi, celebre illustratore e fumettista italiano, una moltitudine di ombrelli attende pazientemente l’ingresso in sala. La pellicola diverte e nel contempo spinge a riflettere sul concetto di privacy e sul pericoloso fenomeno degli “haters”, soprattutto per chi è esposto, come chi vive nel mondo dell’entertainment, al giudizio, spesso espresso in forme brutali, del pubblico.


Speciale ''Lucca comics & games'', 3 novembre│Neal Adams ospite d'eccezione nella quarta giornata: fan e collezionisti in fila per lui



Tre novembre, più di 70 mila persone invadono Lucca. Oggi la kermesse tocca il suo apice; nel weekend gli appassionati si riversano senza pietà in città, alla ricerca del loro personale “Graal”: un fumetto, un videogioco, un peluche, una parrucca e molto altro ancora. Gli stand traboccano e rigurgitano folla come vecchi draghi sputacchianti. La calca, da alluvione di Noè, è più che motivata: le attrazioni sono spettacolari e molto ben congegnate; l’idea di fondere l’armonica classicità, rappresentata da luoghi come Villa Bottini, con la fantasia più avveniristica e fantascientifica disorienta al primo impatto, ma sorprende e diverte. Da Netflix vengono messe in scena vere e proprie parti del film “Narcos”; gli attori sono molto convincenti e si vive un’esperienza piuttosto realistica. Nei vari capannoni tante sono le novità in termini di videogiochi e giochi di ruolo. Cosplay di ogni età e tipologia dilagano lungo le strade, piazze e vicoli, dando vita a gioiose e interminabili parate nei vari angoli di Lucca, innalzando il vessillo della fantasia e della spensieratezza.


Da ere geologiche imprecisate, si materializza il leggendario Neal Adams, celeberrimo fumettista statunitense per la DC Comics. Effettivamente, a guardarlo da vicino, il suo mascellone ricorda molto i suoi personaggi (Lanterna Verde, Freccia Verde e Batman); volge gli occhi intorno vagamente annoiato e ironico, mentre i fan si prostrano in contemplazione estatica davanti all’altare dei suoi costosi capolavori: per uno schizzo su foglio A4, 200 euro; 9 / 10 / 25 mila euro per strisce da una pagina; dietro lo stand, i pezzi più prestigiosi e, in quel caso lì, preparatevi a vendere la villetta al mare, se ne avete una, o un paio di organi in alternativa. C’è chi può, evidentemente!
E mentre scende la notte, ritorniamo da Bonelli Editore; la coda per la stampa di Lucio Filippucci è molto lunga; il disegnatore in questione, decisamente provato dall’estenuante giornata, sottovoce biascica: “Romano, non farci caso, noi artisti abbiamo solo due neuroni: quelli che ci permettono di lavorare”. Permetteteci di dissentire energicamente; se per assurdo fosse davvero come sostiene Filippucci, allora sarebbero i due neuroni più funzionali all’intrattenimento e all’evasione “bella” per i comuni mortali.


Speciale ''Lucca comics & games'', 4 novembre│Chiusura col botto per la kermesse: oltre 250mila visitatori nell'edizione targata 2018




Sono stati 43.678 i biglietti venduti nella giornata conclusiva del Lucca Comics & Games 2018, per un totale di 251.084 ingressi. Così ogni anno si registrano numeri da capogiro che certamente incentivano la macchina organizzativa a proiettarsi verso mete sempre più lontane e ambiziose. Intanto, tutto scorre come pianificato e la nostra mattinata offre spunti molto interessanti. Alla mostra virtuale allestita per omaggiare i 70 anni di Tex, lo storico disegnatore Fabio Civitelli ci conduce in un gioco tridimensionale per le stanze del Museo della Permanente di Milano, in cui, lungo le pareti, si trovano esposte tutte le tavole e le firme più famose di “Aquila della notte”. Altra esposizione significativa si trova al Palazzo Ducale: i massimi esponenti del disegno internazionale stazionano lì, compreso lo ieratico Matsumoto, “papà” di Capitan Harlock, e lo statunitense Neal Adams.

Passeggiando tra le meraviglie di questa avventurosa carovana, è possibile vedere quanto i giovani abbiano a cuore la manifestazione lucchese, che costituisce anche un’occasione di espressione personale, non solo una semplice parentesi di svago. Al bastione San Paolino, presso lo spazio concesso all’Ufficio Scolastico Territoriale di Lucca, abbiamo potuto vedere in azione gli studenti dell’indirizzo benessere e dei servizi commerciali dell’Isi Pertini di Lucca, i quali hanno realizzato con estrema perizia e professionalità make-up gratuiti personalizzati e illustrato la figura innovativa del web community manager, professione molto in linea con l’intrattenimento.

Pomeriggio: perlustrazione del padiglione giapponese presso il convento San Francesco. Tra ventagli soavemente stilizzati, Kokeshi dall’aspetto sognante o sbarazzino, robot colorati, personaggi manga et similia, si possono interpellare giovani disegnatori nipponici, pronti a proporre la propria arte agli affascinati occidentali. Appena fuori, ci aspetta il sogno di ogni bambino: Goldrake; Mazinga; Alien e altri personaggi della fantascienza in versione miniaturizzata.



Infine, mentre le tenebre scendono e le ombre si proiettano più lunghe dalle mura, gli ultimi eroici cosplayer si prestano in posa per gli scatti fotografici finali. Benché siano cotti dalla stanchezza, saranno sempre pronti per sfoggiare il loro “ghigno” migliore e brandire qualche improbabile arma contundente a favore di telecamera. Tra qualche ora, il costume andrà riposto in attesa del prossimo Lucca Comics o di qualche altra kermesse analoga; dunque arrivederci all’anno prossimo e per qualcuno di loro è già iniziato il conto alla rovescia per Lucca Comics & Games 2019.







Pubblicato su La Provinciakr online

Foto ricordo - Fiera Didacta Firenze: staff MIUR


Arte Italia - Oscar Ghiglia tra classico e moderno: i paesaggi, i ritratti e le nature morte del pittore livornese in mostra a Viareggio

Romano Pesavento


Ancora qualche giorno (4 novembre) per visitare la mostra “Ghiglia. Classico & Moderno” allestita presso la Fondazione Matteucci per l’Arte moderna a Viareggio. C'è tanta bellezza, eleganza, sensibilità e armonia nelle raffigurazioni delle opere esposte. Si rimane così per qualche istante incantati ad osservare i paesaggi, i ritratti e le nature morte del pittore livornese che si alternano nelle varie sezioni ricostruendo le varie tappe storiche della sua vita artistica. Di Oscar Ghiglia Amedeo Modigliani disse: “In Italia non c’è nulla, sono stato dappertutto. Non c’è pittura che valga. Sono stato a Venezia, negli studi. In Italia, c’è Ghiglia. C’è Oscar Ghiglia e basta” (Anselmo Bucci, Ricordi parigini - 1931). Presenti anche due opere di Modigliani: "L’Enfant gras" e "La fille rouge".


Le opere presenti risultano molto interessanti e originali: i volti e le situazioni, decisamente di taglio “borghese”, campeggiano su sfondi dai colori fortemente pop, accesi e intensi; l’apparente “fotograficità” dell’istante si esalta e frantuma in una molteplicità di percezioni intense come è tipico dell’arte moderna. Dietro i visi di uomini e donne colti apparentemente nella loro quotidianità serpeggia una sottile inquietudine e un sommesso disagio esistenziale, accentuato da una ricca policromia, a tratti destabilizzante. La problematicità dell’esistere passa anche, e soprattutto, da “un tranquillo interno borghese”.

E se nel giallo usato da Ghiglia si percepisce l’influenza tipica del colore “puro” di Van Gogh; nella tecnica e nelle raffigurazioni risaltano elementi e tratti che si richiamano all’impressionismo francese e ai macchiaioli. Luminosità, delicatezza e musicalità nei cromatismi si possono ammirare nel “Ritratto della signora Ojetti nel roseto”. Certamente, la scoperta della pittura di Ghiglia ci invita a pensare quanti artisti di grande valore meriterebbero maggiore fortuna e una più approfondita conoscenza da parte della collettività.




Pubblicato su la Provinciakr online