martedì 29 dicembre 2015

Fumetti in Italia - Ventisette anni dopo torna Corto Maltese: pronti a salpare "Sotto il sole di mezzanotte"

Romano Pesavento

Finalmente, è arrivata da qualche settimana nelle librerie di tutt’Italia l’ultima avventura dell’intrepido marinaio Corto Maltese, il quale con i suoi lunghi e appassionanti viaggi ha fatto innamorare intere generazioni; a firma di Juan Diaz Canales e Rubén Pellejero, il volume propone il suo lungo peregrinare attraverso le frontiere dell’Alaska, dello Yukatan, di Panama e della California. Tanti i personaggi: dall’inseparabile Rasputin, protagonista delle prime scene, a Caribù, piccola peste che lo condurrà sulle tracce di Waka Yamada, dalla lucciola sfortunata Ping Pong al sanguinario despota Ulkurib….

Fascino da gentleman inglese, capelli nero corvino, andatura dinoccolata, volto liscio e tagliato da un sorriso appena accennato, da cui penzola indolente una sigaretta. È ancora lui, dopo vent’anni dalla morte del suo creatore e ventisette dall’ultima avventura.  
Perché leggere Corto Maltese oggi? Perché è un po’ come percorrere ad occhi aperti interminabili rotte verso mete inviolate, portandosi dietro con sé, nella propria valigia immaginaria, i ricordi, le curiosità, le emozioni di un avventuriero romantico e sornione; perché la scoperta del nuovo ci rende più umani e ci apre alla diversità della cultura; perché il fascino della bellezza esotica custodita nelle strisce a colori del fumetto è qualcosa di unico e di Pratt; perché Corto Maltese racchiude in sé la semplicità, la complessità, la giustizia, la violenza, la paura e l’eroismo. Oggi che i documentari scientifici ci bombardano quotidianamente, ad ogni ora del giorno e della notte, con tutte le informazioni possibili e immaginabili, sembra che si sappia tutto dei popoli più misteriosi e dei posti più remoti del pianeta; eppure le storie di Corto riescono ancora a stupirci per l’ambientazione, i tratti somatici dei personaggi così realistici, benché stilizzati, gli squarci paesaggistici così distesi, potenti e intensi da far percepire pienamente tutto il fascino del nostro pianeta sotto ogni latitudine e longitudine.

I colori tenui dell’acquerello così in dissolvenza verso orizzonti sconosciuti, e proprio per questo così invitanti, ci ricordano che i leggendari pantaloni bianchi a zampa di elefante calcheranno ancora una volta, per chi è un viaggiatore nato e per chi osa solo con la fantasia, nuovi territori, zone d’ombra, linee di confine inusitate per i comuni mortali.   

Pubblicato sulla testata online la Provincia Kr 

sabato 26 dicembre 2015

Fumetti in Italia - Don Alemanno il "reverendo" con la matita che racconta lo scontro tra Jenus e papa Ratzinger

Romano Pesavento

Chi è Jenus? Il titolo di una serie tv, l’additivo per sbiancare la biancheria, il nome di un fiore, il nuovo nemico di 007, l’ultimo libro di Piero Angela… no, niente di tutto questo, è il protagonista principale del fumetto nato dalla creatività e dall’ingegno di Alessandro Mereu, soprannominato simpaticamente don Alemanno.
Jenus, espansivo, spontaneo, perbene, ribelle, a volte buffo, cerca di risolvere le incoerenze della vita umana e la corruzione dilagante nell’alto clero con il suo divino intuito. E così la sua sfida con il Papa “Ratzinger”, immaginato come il simbolo del privilegio e dell’ambizione, e il cardinale Bertone, visto come devoto servitore del pontefice ed esperto militare, scorre velocemente nelle entusiasmanti comic strip a bianco e nero. 
Il rapporto tra potere spirituale e potere temporale insito nella storia della Chiesa si ripropone così in chiave umoristica. Il progetto, sia per la veste grafica che per alcuni aspetti contenutistici, può essere accomunato, anche se con le dovute peculiarità e tipicità, al filone fumettistico dei manga giapponesi, il quale ha come esponente di spicco i cartoon statunitensi di South Park  e il mangaka Hideo Azuma, autore di Nanà supergirl e Pollon. In particolare, il personaggio di Pollon, tondeggiante, bonaria e pasticciona, è l’emblema di una divinità sensibile alle sventure degli esseri umani e in conflitto con l’indifferenza e l’inerzia del mondo circostante.
Jenus, infatti, di fronte alla complessità del male, talmente radicata nell’agire dell’uomo, rimane sbalordito; ed allora ecco arrivare in suo aiuto il fido e impacciato Angius, l’Agnello di Dio.
Il bianco “mantello” filosofico che indossa è la sua barriera naturale contro i numerosi pregiudizi che insudiciano la realtà odierna. Gli aspetti oscuri, irrazionali, e, per certi versi mistici, presenti nell'interiorità di ciascuno di noi vengono evidenziati e beffardamente analizzati nelle strisce e nelle storie che lo riguardano.
In molte occasioni, artisti o scrittori si sono chiesti cosa accadrebbe se il Salvatore ritornasse sulla Terra. Tutti concordano nell’immaginare un soggiorno assai poco gradevole per l’Unto, in una società così cinica e marcia come la nostra. Bè, Mereu è l’unico, pur prospettando scenari difficili per il Redentore, che riesce, con la sua satira ora da studente liceale ora da sociologo consumato, a strapparci comunque una risata “in questa valle di lacrime”, che è la condizione umana.

Pubblicato sulla testata la Provincia Kr online

Arte in Italia - "De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris": l'esposizione al Lucca museum fino al 14 febbraio

Romano Pesavento
La mostra allestita fino al 14 febbraio, presso Palazzo Boccella, nella sede del Lu.C.C.A – Lucca Center of Contemporary, dedicata al gruppo les italianes de Paris, offre un limitato numero di opere, ma dai contenuti assai significativi. Le ambientazioni metafisiche di De Chirico, desolate e austere, si proiettano nello spazio bianco delle sale, intessendo variegati e sottili messaggi astratti, inquietanti ed enigmatici, capaci di incrinare ogni principio di rappresentazione / conoscenza fenomenica: la ragione, smarrita e disorientata, rimane soggiogata rispetto all’impenetrabilità del mistero esistenziale.
Classicismo e Surrealismo si fondono insieme suggerendo visioni oniriche, ipnotiche  e senza tempo: colonne spezzate ed elementi architettonici dell’antichità in studiato ordine sparso fanno da sfondo per forme e volumi massicci, imponenti e immobili. Il senso del movimento quasi è bandito dalle prospettive, esasperatamente geometriche; anche i manichini, elemento distintivo della produzione di De Chirico, richiamano un’idea di “studio artistico” alle sue prime fasi. 
Paesaggi mentali “provvisori”, eppure non soggetti alla legge del tempo e della vita. Anche il cavallo e la zebra, ritratti in una sua celebre opera, al galoppo non evocano energia e slancio vitale, ma tormento e fuga. I cromatismi dissonanti e deliberatamente sgradevoli (preponderanza notevole di tonalità verde acido, marrone, ocra-brunastre) comunicano angoscia esistenziale e malessere. Le criniere selvagge degli animali si aggrovigliano confusamente in spirali indistricabili, mentre il cielo, fosco e plumbeo, incombe su un paesaggio sterile e opprimente.
Analoghe atmosfere stranianti e cupe ritroviamo nella Salita al calvario di Gino Severini. Il tema in sé non è certamente uno dei più lieti dell’arte sacra e nell’arco dei secoli ha trovato migliaia di declinazioni o variazioni anche più realistiche e impressionanti, con raccapriccianti primi piani su rivoli di sangue e piaghe aperte.
Qui non c’è nulla di tutto questo: Cristo in equilibrio precario non rivolge lo sguardo agli spettatori e il suo corpo, già martoriato, viene celato con una tunica marrone. La terra su cui si piega, tramortito dal dolore, è dello stesso colore, come anche  gli elementi circostanti, quasi per ricordare, attraverso una calibrata insistenza cromatica, la natura umana e quindi “ terrestre” del Redentore. Lontano, diafano, quasi un miraggio inaccessibile, si profila uno spiraglio di azzurro: promessa vacillante di salvezza e riscatto per l’umanità.
Il bizzarro squarcio colorato su una vallata di Renato Paresce, l’alchemica composizione di De Pisis dal titolo Omaggio a Morandi, le metafisiche navi di Savinio e i volti profondi di Campigli concludono l’interessante e sorprendente itinerario nel mondo dei les italianes de Paris a Lucca.   

Pubblicato sulla testata la Provincia kr online