mercoledì 8 aprile 2009

Viaggio lungo la tratta ferrata Catanzaro lido - Sibari 6

In questa sesta parte: le stazioni di Strongoli, Torre Melissa, Cirò


Viaggio lungo la tratta ferrata Catanzaro lido - Sibari: alla scoperta dell’isola che non c’è


di Romano Pesavento

Per giungere alla stazione di Strongoli, occorre proseguire lungo la SS 106, direzione Taranto, e superato il bivio per lo stabilimento Biomasse Italia SpA, azienda che produce
energia utilizzando le biomasse, cioè la materia la cui origine si può ricondurre, in modo diretto od indiretto, al processo riproduttivo dei vegetali, si arriva all’incrocio per la ferrovia. A tal proposito, ricordiamo che le odierne fonti di biomassa utilizzabili sono: gli scarti di lavorazione agro-industriali e agro-forestali; gli scarti di lavorazione delle industrie di trasformazione del legno; i rifiuti solidi urbani.
Dall’insegna esistente sopra i locali del CTC, è possibile stabilire anche la precisa posizione dell’impianto nella rete ferrata che è: km 218+818. L’edificio è di colore chiaro. Il piano terra presenta sia le porte che le finestre blindate con grate di ferro; mentre al primo piano quasi tutte le finestre sono con la serranda semiaperta. La pianta del piano ci fornisce le seguenti informazioni sulla divisione degli spazi, ovvero abbiamo: sala relè (loc. 1); dirigente movimento (loc. 3); atrio (loc. 4); capo stazione titolare (loc. 5); sala d’attesa (loc.li 6 e 7); lampisteria (loc. 8). I binari sono quattro, di cui uno è tronco. In merito a quest’ultimo, è posizionato tra il marciapiede del primo binario e il vecchio magazzino merci, ancora esistente ma non più funzionante nel piccolo scalo merci, ormai abbandonato, adiacente alla struttura. La lunghezza media complessiva dei tre binari, adibiti al transito e alla sosta dei treni, è pari a 478 metri. Malgrado la vegetazione alta, la linea gialla è visibile sui marciapiedi. Per quanto riguarda la pensilina non è molto pulita, mentre l’obliteratrice è guasta ed i locali previsti per i servizi igienici sono chiusi ermeticamente da porte in metallo. La bacheca è in ottimo stato e contiene la tabella oraria degli arrivi e delle partenze dei treni; anche i segnali acustici per l’arrivo ed il transito dei treni funzionano. Fatta qualche fotografia alla piazzetta antistante la stazione, popolata da vecchietti, seduti di fronte al bar, bruciati dal sole e dall’aspetto sospettoso e curioso, mi reco verso la stazione di Torre Melissa. Arrivato presso l’impianto, mi accorgo dalla targa che essa è posizionata a Km 210+187. L’edificio principale di colore chiaro presenta un piano terra blindato dalle grate di ferro ed un primo piano probabilmente abitato: l’antenna parabolica, l’allarme e la cassetta della posta sono sicuramente elementi a supporto di tale considerazione. La pianta del piano terra ci dà anche qui informazioni sugli spazi che erano così composti: sala d’attesa (loc. 1); lampisteria (loc. 2); dirigente movimento (loc. 3); ingresso (loc. 4); titolare (loc. 5); centralina (loc. 6); batterie (loc.7). All’interno, rilevo che i binari sono due, entrambi usati per il transito e l’incrocio dei treni; mentre la loro lunghezza è pari a 506 metri. I marciapiedi sono puliti, la linea gialla è ottimamente visibile, la bacheca è intatta ed ha la tabella oraria degli arrivi e delle partenze anche la pensilina, malgrado i muri siano coperti da scritte e murales, è in un buono stato di conservazione. Per quanto riguarda quest’ultima tra le scritte ne risalta una più delle altre; essa, in dialetto colorito, proclama: “kiantat a vigna si ti piacia lu vinu io mi kiant l’erva & po mi fazzu nu spino!”. I servizi igienici non funzionano, mentre l’obliteratrice è guasta. Osservo, inoltre, che una delle finestre della piccola costruzione a fianco all’edificio è stata forzata, al suo interno vi è molta sporcizia. La struttura presenta un largo piazzale ormai abbandonato e invaso dalla vegetazione, una volta adibito sia al carico e scarico della merce sia al parcheggio delle autovetture. Lo stato di abbandono e il degrado hanno fatto si che oggi sia completamente invaso dalla vegetazione.
La meta successiva è la fermata di Cirò, posizionata sulla rete ferrata a Km 202+891. La stazione è localizzata nelle vicinanze del raccordo che dalla SS 106 conduce al centro urbano di Cirò Marina. L’edificio principale di colore ocra ha due piani. Il piano terra è blindato e, a fianco alla porta dell’ingresso principale, vi è la buca delle poste.
Entrando nella stazione, c’è subito la pensilina con su scritte di vario genere: curiosando ne scopro alcune in arabo. Esiste anche una biglietteria self-service, ma sul monitor presenta l’avviso: fuori uso. Immediatamente sopra un cartello con l’indicazione: ambiente telesorvegliato; anche se la posizione della telecamera preposta, puntata verso l’alto anziché verso il basso, lascia immaginare che anche questa sia non operativa. La bacheca degli orari, malgrado abbia subito alcuni atti vandalici, è intatta; la linea gialla sui marciapiedi è visibile. La stazione ha quattro binari, di cui uno tronco, localizzato tra il marciapiede del primo binario e il vecchio magazzino merci. La loro lunghezza media complessiva è pari a 624 metri. La costruzione che ospitava i servizi igienici è chiusa e presenta segni di un passato incendio. Singolare la frase sul muro: Stazioni aperte….Bliss! Là dove una volta c’era la fontana adesso è rimasta sola la base. Ad un certo punto del mio giro, incontro una signora anziana. Mi racconta come da tempo si adoperi per la pulizia dei piazzali, l’accoglienza e l’informazione ai passeggeri. Ha persino le chiavi dell’ingresso principale della stazione. Le chiedo se è possibile aprire la porta e molto gentilmente acconsente. Entro nei locali e noto un tavolino con delle carte sopra, una piccola sala d’attesa con delle panchine ed un’obliteratrice funzionante.
Lo scalo merci della struttura è molto ampio ed ha al suo interno un edificio con l’insegna 23 tronco lavori, non è da tempo attivo. Al suo interno è depositato perfino la sbarra del passaggio a livello.
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Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 26 del 01/07/2006

1 commento:

  1. Oggi non esiste più, nella stazione di Cirò, nemmeno il serbatoio dell'acqua, quel grande 'cilindro' che campeggia nella foto.

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