domenica 12 ottobre 2014

Pisa e la Pop Art di Andy Warhol

Pagine di diario 8


Romano Pesavento

02 dicembre 2013 sono a Pisa. Al Palazzo Blu c’è la tanto attesa rassegna sul genio della Pop Art, Andy Warhol. Descrivere la creatività, la genialità, la follia, la diversità e l'attualità di Andy può apparire scontato, ma alcune considerazioni sono necessarie. 
Nessuno come lui aveva saputo cogliere il lubrico desiderio, proprio della massa informe, di esistere a tutti costi solo attraverso la beatificazione dei media; la serialità diventa monumento a se stessa. 
La banalità degli oggetti comuni può diventare corrosiva rappresentazione dei nostri tempi oppure estetica della riproducibilità all’infinito, grazie alle intuizioni visionarie del fotografo newyorkese, l’Arte riesce a ridere di se stessa e sopravvivere alla mercificazione globale. 
Le masse vogliono apparire anticonformiste: ciò significa che l'anticonformismo deve essere prodotto per le masse” (Andy Warhol) 
L’altalenarsi dei simboli crea nella struttura sociale incertezza e fuga verso il moderno che al tempo stesso è antico. 
Nei quadri, nelle serigrafie, nei pannelli si scopre il tratto bizzarro e alcune volte estroso di chi vuole lanciare nell’era della guerra fredda la sua provocazione verso schemi precostituiti e poteri rigidi. Tutto ciò non si discosta di molto dall’attualità.
I giovani seguono il moderno pensando che sia il nuovo ma spesso ci si ritrova a idolatrare vecchie abitudini; la società omologa spaventosamente quanto più disperatamente ciascuno si affanna a ricercare l’unicità, l’eccentricità: si parla, si ride, ci si veste, si pensa e si muore allo stesso modo. Il Grande Fratello di Orwell è più vivo che mai.     




    

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