domenica 12 ottobre 2014

Di notte al Passo della Raticosa

Caro Diario 13 


Romano Pesavento

Domenica, mi alzo tardi. Bevo il mio te mattutino e con comodo mi vesto. La giornata è rigida. Nonostante le apocalittiche previsioni dei colleghi la neve non è arrivata. 
Sarà la prevalenza delle correnti atlantiche che mitiga le asperità dell’inverno. Indosso i miei scarponi ed esco per andare in centro.
L’asfalto ha una patina di ghiaccio: spero di non rompermi l’osso del collo. Avanzo incerto e barcollante come un gibbone ubriaco. 
Dopo una giornata interminabile di letture e vuoto. La sera sento il campanello della porta suonare. È Paolo. Molto simpaticamente mi invita a fare un giro notturno. Arriviamo fino al famoso Passo della Raticosa, 968 m s.l.m.. 
L’ambiente è spettrale, l’aria frizzantina; fa freddo. Da qui si scorge una vista suggestiva, anche storicamente rilevante: da questa strada transitarono papi, assi dell’automobilismo, ciclisti, motociclisti, eroi di guerra. Costituiva il collegamento naturale tra Bologna e Firenze. 
Oggi anche io passo da qui, in questa notte luminosa. 
   
Lungo la strada del ritorno discorriamo di tanti ricordi. L’infanzia del mio caro amico è ricca di momenti emozionanti: la guerra, il paese Pisticci in Basilicata, il focolare luogo d’incontro di generazioni nelle serate fredde, l’infanzia di giochi semplici e responsabilità precoci. 
Ci fermiamo l’auto in una stradina, da qui lo sguardo s’inoltra chiaro nella vallata pulsante di scintillio: l’ingresso della pianura Padana è di fronte a me. 
Il firmamento concavo al “led” sembra riflettersi nelle piccole luci degli agglomerati urbani; cielo e terra non sono mai stati così vicini. Saluto Paolo con l’intento di visitare un altro pezzo della memoria storica collettiva: il cimitero militare tedesco della seconda guerra mondiale del Passo della Futa.

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