domenica 12 ottobre 2014

Ferrara, Lucrezia e Francisco de Zurbarán, il Caravaggio spagnolo



Pagine di diario 6



Romano Pesavento



Dopo una breve sosta nella città pitagorica, ritorno il 25 novembre in territorio emiliano. Incontro Paolo che mi racconta le ultime novità meteorologiche: tutti sono in attesa delle grandi nevicate. La temperatura scende, e io decido di ritornare in Toscana.
Ma alla stazione ferroviaria un trepido istinto migratorio mi porta a pensare di passare la mattinata in una città d’arte non tanto lontana: Ferrara. La voglia di entrare e passeggiare tra le stanze del  castello in cui la figura quasi leggendaria di Lucrezia Borgia ordiva le sue trame, lontana dalla capitale è davvero tanta. E’ una giornata tiepida, non ci sono nuvole in cielo e l’attraversare le tante viuzze del centro storico mi restituisce intatte le atmosfere medievali. In una posizione strategicamente centrale, mi appare la statua del Savonarola, la cui postura declamatoria e minacciosa sembra ammonire chiunque passi: memento mori. Bar e negozi accolgono i passanti lungo la Loggia Camerini e la Via coperta. Entro nella Cattedrale di San Giorgio in cui riposa papa Urbano III, zio di quel Celestino che fu famoso per essere stato alla guida del papato per soli 17 giorni. Il tempio è uno meraviglioso scrigno che contiene le opere di alcuni tra i più importanti maestri d’arte: Nicolò Baroncelli, Domenico di Paris, il Guercino, il Garofalo il Francia e il Bastianino.

Ho ancora qualche minuto e non posso andar via dalla città estense senza una visitina al Palazzo Diamante, sede della Pinacoteca Nazionale. Gli addetti dopo una brevissima illustrazione dell’itinerario continuano a chiacchierare fra di loro; nessuna presenza umana, tranne la mia, si nota nei corridoi e negli ambienti, nemmeno lì, dove è stata allestita una “vetrina” su Garofalo, Dosso e Battista Dossi. Prima di andar via, noto che è stata approntata una mostra monografica su Francisco de Zurbarán, il Caravaggio spagnolo. C’è molta gente qui invece e le opere presenti non disattendono le mie aspettative. San Serapio, San Francesco, San Gregorio, Fra’ Jerònimo Perez hanno lasciato nel mio animo una traccia indelebile. I chiaroscuri intensamente contrastati esprimono al meglio il dramma di ogni dualismo connesso all’esistenza umana: misericordia / crudeltà; vita / morte; peccato / salvezza;  Adesso  posso riprendere il mio cammino.

Mi fermo qualche istante a Firenze. È ormai tardo pomeriggio una breve sosta a Palazzo Vecchio. Ammiro la fontana azzurra del Nettuno illuminata e le luci natalizie lungo i viali. Alle 21 eccomi a Lucca.

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