Caro Diario 12
Romano Pesavento
Il 13 dicembre
alle 05 del mattino quando è ancora buio e il tuo fiato si addensa in piccoli
globuli fumosi, prendo il bus per recarmi a Ravenna.
C’è un sole caldo che mi accoglie nella città di
Teodorico. L’eleganza, la raffinatezza e la perfezione sono doti che albergano
nel patrimonio genetico di questo luogo.
A qualche passo dalla stazione c’è il
battistero degli Ariani, edificato sul finire del V secolo, quando il re
ostrogoto presenziava il territorio e la religione di stato era l’arianesimo.
È
l’unico dei monumenti a ingresso libero.
Una volta entrato, basta alzare gli
occhi e lasciarsi trasportare dalla magia irradiata dalle composizioni di quei
minuscoli tasselli e dalla precisione con cui i maestri dell’epoca hanno
rappresentato le sacre figure. In fretta continuo il mio percorso culturale,
nulla sfugge alla mia vista. L’idea che nella mia mente si affaccia ogni qualvolta i miei piedi varcano
un nuovo ingresso è sempre la stessa: malgrado i tanti secoli passati, quelle
opere stanno ancora lì a testimoniare la grandezza di un regno, di un popolo. Penso
a quello che sta accadendo nella mia città.
Mostri di cemento armato spuntano
come funghi nel cuore urbano, senza criterio e senza grazia alcuna, annientando
ogni parentesi di verde. Se i posteri dovessero giudicare la civiltà della
nostra gente da simili strutture architettoniche, ci condannerebbero in modo
inesorabile.
L’unica via di scampo è la non remota possibilità che nulla di
questo obbrobrio rimarrà in piedi tra vent’anni, considerando l’onestà, la
professionalità di molte imprese edili locali.
Meglio pensare ad altro. È abbagliante
l’emozione che l’ingresso al Mausoleo di Galla Placida mi procura.
La luce
fievole di alcune lampade nel buio di una stanza mettono in risalto i tanti
mosaici che riflettono il blu di un cielo stellato, puro, terso, come certe
notti, limpide, africane, di cui conservo il ricordo nitido.
Le associazioni
mentali sono curiose: da Ravenna ti ritrovi sotto il cielo del Marocco,nel deserto
del Sahara.
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