Caro Diario 15
Romano Pesavento
Come accade spesso nella scuola, prima della sosta
natalizia, arriva il giorno del collegio docenti. Anche se la riunione si terrà
nel pomeriggio nella sede principale di Bologna, c’è il tempo per passare
qualche ora a Modena. Dalla stazione
ferroviaria la distanza è breve, per arrivare nel centro storico. Si passa da
palazzo ducale e poi si sbuca proprio nella pizza grande nei pressi del duomo,
dove la torre Ghirlandina spunta come una rosa in mezzo ad un roveto.
L’atmosfera è cupa; stranamente non avverto quella vitalità che
contraddistingue queste zone.
Il terremoto del 29 maggio 2012 è stato un evento
drammatico e con ripercussioni gravi, tutt’ora tangibili, sulla collettività.
Alla
Galleria estense, fiore all’occhiello dei musei italiani, il portone è chiuso.
L’addetta mi spiega che l’interno è ancora inagibile. Perché meravigliarsi?
Sono solo trascorsi due anni dal sisma, benché l’amministrazione si spesa in
maniera diversa rispetto a quanto è accaduto in Abruzzo, alcune strutture
necessitano ulteriori interventi per la messa in sicurezza.
Il collegio inizia alle 15. C’è molta gente. Io con la
mia giacca a vento, abnorme, missione Everest mi siedo nella platea centrale.
Il gruppo di Loiano tutto compatto intorno a me. Non conosco quasi nessuno e
loro non conoscono me.
Dal pulpito la dirigente a squarcia gola invita a
deporre i soprabiti nell’apposito guardaroba posto fuori dall’aula. Mi guardo
in giro e sento che si rivolge in maniera speciale a me. Non intendo farlo:
come Linus è la mia copertina.
Affermo la mia volontà e fingo di nulla.
Affianco a me, un giovane professore di religione cerca di socializzare in
tutti i modi e soprattutto spargendo veleno qua e là. In mezz’ora mi racconta
tutti i pettegolezzi e le maldicenze dell’intera provincia. Il suo vero
problema, però, è il profitto altrui.
Mi chiede e si chiede insistentemente
quanto e perché guadagnino così tanto i docenti impegnati nei progetti o in
attività extracurriculari retribuite.
Mauro, intanto, sotto il suo sguardo di
fuoco, azzarda una sua candidatura come funzione strumentale; dopo tanti
interminabili discorsi, lo convincono che è meglio rinunciare e farlo fare a
chi già gestiva altri due incarichi.
Come accade nella nostra provincia di
Crotone, accumulare ruoli è socialmente accettabile oltre che vantaggioso. I
problemi iniziano quando un estraneo ai meccanismi tribali rivendica un
posticino per sé: allora iniziano i guai. Mauro, smarrito, si ritira.
La seduta
è tolta alle ore 19.45, due ore dopo l’orario regolare. Tutti a casa, Mauro
prima degli altri.
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