Pagine di diario 17
Romano Pesavento
31 dicembre 2013. Ultimo giorno dell’anno; mi capitano sottomano le
lettere di Gramsci:
“Carissima Tania,
e così anche l’anno nuovo è cominciato.
Bisognerebbe fare dei programmi di vita nuova, secondo l’usanza; ma per quanto
abbia pensato un tale programma non sono riuscito a combinarlo. È stata questa
una grande difficoltà sempre nella mia vita, fin dai primi anni di attività
razionatrice. Nelle scuole elementari ogni anno di questi tempi assegnavano
come tema di componimento: “Che cosa farete nella vita”. Quistione ardua che io
risolvetti la prima volta, a otto anni, fissando la mia scelta nella professione
di carrettiere. Avevo trovato che il carrettiere univa tutte le caratteristiche
dell’utile e del dilettevole: schioccava la frusta e guidava i cavalli, ma
nello stesso tempo compiva il lavoro che nobilita l’uomo e gli procura il pane quotidiano.” (A. Gramsci, Lettera
XXVI, 2 gennaio 1928)
Come si conviene
alla chiusura di un anno, è tempo di bilanci, buoni propositi e previsioni
astrologiche. Tuttavia, di solito, ogni tipo di programma o strategia per il
futuro viene puntualmente disatteso o accantonato dopo qualche, più o meno
svogliato, tentativo.
Il bambino Gramsci sognava di fare il carrettiere; per
nostra fortuna, e forse sua sfortuna, non è andata così, perché gli eventi
della vita spesso portano in direzioni diametralmente differenti da quanto si
prevede.
Questo accade quotidianamente; rientra nel naturale svolgimento delle
cose e va accettato il più possibile serenamente. Il problema si pone, invece,
quando non è tanto il Destino o la
Casualità a scombussolare i nostri piani ma il contesto
“umano” in cui ci muoviamo.
Già, nella
nostra società meridionale, e crotonese in particolare, conta poco la Virtù o il Fato, conta più
che altro il famoso “contesto” già
evocato sopra.
Fatto di relazioni, amicizie, convenienze, utilitarismi e
tornaconti personali, che più privati proprio non si può, e che finiscono
sempre per incidere e ripercuotersi sul pubblico e quindi sulla sorte di tutti
quanti noi.
Se al giorno d’oggi qualche bambino sognasse di diventare, senza
troppe ambizioni, un carrettiere, con tutto il rispetto per una categoria che
forse, ormai, si è estinta come i mammut, molto probabilmente dovrebbe
rapportarsi, da grande, con tutta una rete di incontri, situazioni, personaggi
politici alto locati e basso locati veramente difficile da districare.
Insomma,
per farla breve, c’è stata tolta anche la possibilità di sognare, perché per
raggiungere i propri obiettivi non servono determinazione, preparazione ed
entusiasmo, ma un poderoso calcio nelle terga.
Il colore politico della gamba,
provvidenzialmente, assestatrice non è determinante, purché sia un calcio ben
direzionato ed energico.
Da quando in qua, gli ideali di partito hanno avuto
qualche peso nelle scelte personali di chi aspira unicamente alla tanto
sospirata pagnottella? Bisogna diventare pragmatici ed accettare la realtà,
perché chi non si adegua o non riesce ad adattarsi, di solito, non fa una bella
fine: non diventerà mai carrettiere, ma, più probabilmente, gli faranno tirare
il carretto per tutta la vita.
A tal proposito,
è illuminante la chiosa di Gramsci nella lettera già citata: “Vedi come i
programmi precostituiti in modo troppo rigido e schematico vanno cozzare,
infrangendosi, contro la dura realtà, quando si ha una vigile coscienza del
dovere.”
È lo stesso intellettuale ad individuare il conflittuale, per non dire
disastroso, rapporto esistente tra vigile coscienza del dovere e dura realtà:
frequentemente, chi è fornito della prima raramente riuscirà a inserirsi nel
proprio “contesto” con successo ed a
realizzare i propri sogni.
Chi è troppo ligio, troppo scrupoloso troppo
motivato non incontra mai le simpatie di molte persone. Pertanto, per evitare
cocenti delusioni, non è il caso di abbandonarsi ai piaceri del “fantasticare”
(cioè ragionare o programmare da soli il proprio avvenire), soprattutto se
siamo, come in questo periodo, in una fase di passaggio dal 2013 al 2014.
Tranquilli, l’anno che verrà, per citare Lucio Dalla, tra un anno passerà e,
aggiungiamo noi, per chi non ha grandi risorse, per bene che vada, sarà esattamente
uguale a quello già trascorso.
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