domenica 12 ottobre 2014

Crotone e l'anno che verrà

Pagine di diario 17




Romano Pesavento


31 dicembre 2013. Ultimo giorno dell’anno; mi capitano sottomano le lettere di Gramsci:
Carissima Tania,
e così anche l’anno nuovo è cominciato. Bisognerebbe fare dei programmi di vita nuova, secondo l’usanza; ma per quanto abbia pensato un tale programma non sono riuscito a combinarlo. È stata questa una grande difficoltà sempre nella mia vita, fin dai primi anni di attività razionatrice. Nelle scuole elementari ogni anno di questi tempi assegnavano come tema di componimento: “Che cosa farete nella vita”. Quistione ardua che io risolvetti la prima volta, a otto anni, fissando la mia scelta nella professione di carrettiere. Avevo trovato che il carrettiere univa tutte le caratteristiche dell’utile e del dilettevole: schioccava la frusta e guidava i cavalli, ma nello stesso tempo compiva il lavoro che nobilita l’uomo e gli procura il  pane quotidiano.” (A. Gramsci, Lettera XXVI, 2 gennaio 1928)  
Come si conviene alla chiusura di un anno, è tempo di bilanci, buoni propositi e previsioni astrologiche. Tuttavia, di solito, ogni tipo di programma o strategia per il futuro viene puntualmente disatteso o accantonato dopo qualche, più o meno svogliato, tentativo. 
Il bambino Gramsci sognava di fare il carrettiere; per nostra fortuna, e forse sua sfortuna, non è andata così, perché gli eventi della vita spesso portano in direzioni diametralmente differenti da quanto si prevede. 
Questo accade quotidianamente; rientra nel naturale svolgimento delle cose e va accettato il più possibile serenamente. Il problema si pone, invece, quando non è tanto il Destino o la Casualità a scombussolare i nostri piani ma il contesto “umano” in cui ci muoviamo.
Già, nella nostra società meridionale, e crotonese in particolare, conta poco la Virtù o il Fato, conta più che altro il famoso “contesto” già evocato sopra. 
Fatto di relazioni, amicizie, convenienze, utilitarismi e tornaconti personali, che più privati proprio non si può, e che finiscono sempre per incidere e ripercuotersi sul pubblico e quindi sulla sorte di tutti quanti noi. 
Se al giorno d’oggi qualche bambino sognasse di diventare, senza troppe ambizioni, un carrettiere, con tutto il rispetto per una categoria che forse, ormai, si è estinta come i mammut, molto probabilmente dovrebbe rapportarsi, da grande, con tutta una rete di incontri, situazioni, personaggi politici alto locati e basso locati veramente difficile da districare. 
Insomma, per farla breve, c’è stata tolta anche la possibilità di sognare, perché per raggiungere i propri obiettivi non servono determinazione, preparazione ed entusiasmo, ma un poderoso calcio nelle terga. 
Il colore politico della gamba, provvidenzialmente, assestatrice non è determinante, purché sia un calcio ben direzionato ed energico. 
Da quando in qua, gli ideali di partito hanno avuto qualche peso nelle scelte personali di chi aspira unicamente alla tanto sospirata pagnottella? Bisogna diventare pragmatici ed accettare la realtà, perché chi non si adegua o non riesce ad adattarsi, di solito, non fa una bella fine: non diventerà mai carrettiere, ma, più probabilmente, gli faranno tirare il carretto per tutta la vita.           
A tal proposito, è illuminante la chiosa di Gramsci nella lettera già citata: “Vedi come i programmi precostituiti in modo troppo rigido e schematico vanno cozzare, infrangendosi, contro la dura realtà, quando si ha una vigile coscienza del dovere.” 
È lo stesso intellettuale ad individuare il conflittuale, per non dire disastroso, rapporto esistente tra vigile coscienza del dovere e dura realtà: frequentemente, chi è fornito della prima raramente riuscirà a inserirsi nel proprio “contesto” con successo ed a realizzare i propri sogni. 
Chi è troppo ligio, troppo scrupoloso troppo motivato non incontra mai le simpatie di molte persone. Pertanto, per evitare cocenti delusioni, non è il caso di abbandonarsi ai piaceri del “fantasticare” (cioè ragionare o programmare da soli il proprio avvenire), soprattutto se siamo, come in questo periodo, in una fase di passaggio dal 2013 al 2014. 
Tranquilli, l’anno che verrà, per citare Lucio Dalla, tra un anno passerà e, aggiungiamo noi, per chi non ha grandi risorse, per bene che vada, sarà esattamente uguale a quello già trascorso.        

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