lunedì 13 ottobre 2014

Faenza, il MIC e il San Gerolamo di Donatello

Caro Diario 25


Romano Pesavento


01 febbraio. Zainetto a tracollo e lunga sciarpa intorno a penzoloni, vado a Faenza.
Entrare nel MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche) è un po’ come sognare a occhi aperti. Dalle Americhe all’Asia, passando per Europa e Africa, tutto il variegato multiculturalismo mi si rivela; è un viaggio nel viaggio in cui la memoria storica attraversa le diverse epoche. 

Mi fermo per qualche istante nella sala dell’oggettistica cinese. E’ come imbambolato inizio il mio fantastico tour. Gli spazi già percorsi si sovrappongono a quelli che percorrerò.
Negli anni, durante le estati, ho seguito le orme antiche delle carovane lungo la silk road. Pechino, la città proibita ora è sempre più vicina.       
La città manfreda con la sua vitalità culturale mi ha piacevolmente sorpreso. Non pensavo di scoprire tanti tesori straordinari.: la Pinacoteca Comunale dove tra i dipinti di Biagio D'Antonio da Firenze e Giovanni Bertucci il Vecchio si erge la scultura lignea raffigurante San Gerolamo di Donatello. 
Malgrado la postura, l’atteggiamento mistico e la bellezza artistica siano piuttosto convenzionalmente riconducibili a  significati tipici dell’iconografia sacra,  oggi sento che quella statua simboleggia, con la sua barba lunga incolta, il viso scarnito dalla sofferenza, il corpo magro e nudo, l’immagine della conoscenza continuamente sbeffeggiata dalla crudele insensibilità del mondo. 




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