lunedì 13 ottobre 2014

Crotone.... la Caporetto della legalità

Caro Diario 22




Romano Pesavento




24 Gennaio. A  Crotone, se non fosse per i miei affetti, dopo un periodo minimo di permanenza, divento facile preda dell’amarezza, perché sistematicamente l’onestà intellettuale ed il rispetto per le istituzioni e la legalità vengono confusi con la debolezza o, peggio, con la dabbenaggine. L’arbitrio non deve essere eletto a “norma comune” o ad inevitabile, comodo  modus operandi sia da parte dei cittadini privati che degli uomini di potere. Il rischio è l’imbarbarimento della civiltà, con lo smantellamento dell’intero apparato statale, che, per quanto troppo spesso esecrabile e costantemente vituperato, rappresenta, comunque, l’unico baluardo contro il ritorno alla “ brutalità” primitiva, al disordine, alla soprafazione reciproca, insomma al “Kaos”.
In molti vorrebbero svilire e privare di dignità il concetto di Stato, che, nel suo significato e ruolo istituzionale più alti, dovrebbe, invece, essere tutelato, difeso e rispettato con scrupolo, quasi religioso, da ciascuno di noi. Per quanto la disaffezione e la sfiducia siano -a causa del cattivo operato di tanti- largamente  manifesti nei confronti degli ordinamenti pubblici, bisogna, invece, compattamente, organicamente e con tensione morale adoperarsi per consolidarne le fondamenta.
Come? Pagando le tasse, evitando di frodare gli enti presso i quali si lavora, o di truccare i concorsi pubblici; ancora, rinunciando ai favoritismi, ai personalismi; condannando fieramente l’italica e        -meridionale- prassi consolidata del  nepotismo.

In definitiva, è prioritario recuperare realmente tutti quei valori, che, quotidianamente, vengono esautorati.
Invece, oggi Crotone è una realtà “selvaggia”, abbandonata, piena di contraddizioni sociali. Una città, purtroppo, in cui si respira troppo spesso un’aria molto pesante: un luogo quindi dove la criminalità ha terreno molto fertile. Dentro questo quadro a tinte fosche trovano, inoltre, posto alcuni paladini della legalità e della trasparenza amministrativa, che, in questi anni, si sono susseguiti, la cui integrità è stata certificata, a quanto pare, in diverse circostanze: proiettili in buste da lettera, auto bruciate, porte bruciate….. Naturalmente, a tutto questo, i politici di turno hanno risposto il più delle volte con ricchi, noiosi e sontuosi convegni. Che tristezza! L’insieme acquista una dimensione ancor più malinconica se, per un attimo, volgiamo il pensiero alle morti silenziose (oggi ormai dimenticate) per mafia (Placido Rizzotto, Pio La Torre, Peppino Impastato, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino etc.). Una citazione di J. F. Kennedy, amata da Giovanni Falcone, attira la mia attenzione, dice: "Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana."
Bisogna avere il coraggio di essere se stessi. Non occorre, quindi, solo apparire ma agire, cioè, essere autenticamente onesti.
Mi domando quanti politici nostrani e non, possano vantarsi in tutta coscienza d’aver perseguito simili ideali di giustizia e rispetto dei ruoli istituzionali ricoperti?: “La politica che solo fa carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione mai con il torto..”,cantavano I Nomadi….

Dunque, guardandoci intorno, “respiriamo” sempre più la “mefitica” presenza di buffoni di corte, giullari e menestrelli. Quindi pochissimi uomini di cultura, ma tante, tantissime, “primedonne” isteriche e pretenziose. 

Dove è finito l’entusiasmo propositivo che ha animato il ’68? la gente d’allora è, per lo più, la stessa che oggi dirige l’orchestra del potere.
Eppure, se fossimo in un mondo giusto e pienamente legale, non si dovrebbe guardare a personaggi come Borsellino, Impastato o Falcone come ad eroi o a poveri folli….adempiere al proprio dovere e maturare una solida coscienza civica dovrebbe costituire l’unica forma comportamentale ammessa e riconosciuta.
Peccato che nel DNA dei nobili crotoniati sia  endemicamente e geneticamente  iscritto ben altro !!!
     

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