domenica 12 ottobre 2014

Kroton Africa

Caro Diario 10



Romano Pesavento




Eccomi a Kroton Africa giorno 06 dicembre: terra di briganti, della corruzione, dei rifiuti tossici, dell'oro nero dei migranti, del clientelismo selvaggio, del bla, bla affaristico dei politici. Terra dove si respira quotidianamente l'umiliazione dei cittadini onesti.
L’immagine che aleggia nella mia mente, alla fine di questo percorso a ritroso, è quella di un “paradiso perduto”, di un’Atlantide sommersa dalle acque, di uno sfacelo e di uno spreco indicibile di forze, risorse e uomini. Crotone è il mausoleo di se stessa, è la concretizzazione, il “correlativo oggettivo” di  T.S. Eliot , del mancato sviluppo, del mancato progresso, del mancato decollo; insomma, per dirla tutta, del “mancato”, tout court.
Crotone, polo industriale che c’era e che ha dato, se non lustro o aria pulita,  perlomeno lavoro e certezze a migliaia di cittadini in cerca di una dimensione di vita decorosa e onesta.
Crotone, porto in perenne via di riassestamento e di riadattamento alle esigenze del trasporto moderno… insomma, in secolare fieri .
Crotone, sede di un aeroporto fonte d’orgoglio e, nel contempo, di indicibili patemi d’animo a causa delle ormai cicliche- quasi come le inondazioni del Nilo - minacciate crisi/chiusure dello stesso.
Crotone, terra bellissima e baciata dal sole, dal mare, dalla Natura, dagli dei, che, però, non conosce ancora quel salto qualitativo atto a proiettarla tra i luoghi di turismo che contano e, soprattutto, fatturano. 

Crotone, sito fecondo e fortunato, allietato da un clima mite e generoso, alle prese con attività agricole, spesso, condotte con generoso entusiasmo, ma in condizioni di precaria  sicurezza ambientale.
Crotone, sbandierato polo universitario ma, in sostanza, privo di  autentico riconoscimento o, soprattutto, di reale autonomia e utilità per quei, poveri, giovani ancora illusi di poter realizzare se stessi ed  essere utili alla collettività studiando e, magari, operando nella propria città .
Crotone, ultima provincia e non solo, ahinoi, in ordine d’istituzione cronologica.
Crotone, teatro delle maldestre e penose farse dei politicanti di destra e/o sinistra, impegnati con zelo, metodo e dispendio d’energia, a ingollare, fagocitare, ruminare e metabolizzare  tutto quello che si presenta sotto la loro vista. Probabilmente, quando il geniale A. Albanese, noto attore comico di teatro e televisione, ha inventato l’odioso, ma esilarante personaggio di Cetto La qualunque, si sarà di sicuro ispirato a qualche assessore,onorevole o segretario di partito delle nostre contrade.
E’ davvero difficile immaginare un politicante così abietto, volgare, ignorante e meschino come Cetto con una provenienza più che  geografica, etico-antropologica diversa da quella di troppi locali demagoghi.
Anzi,il delirante, ma efficace slogan elettorale di Cetto: CCHIù PPILU PE’ TUTTI, sicuramente, possiede più potere persuasivo e valore ideologico di tanti astrusi, fasulli, pretestuosi  e ridicoli proclami di onestà ed impegno nel risolvere i problemi della “ggente” dei nostri moderni “Pericle”.
Intanto, mentre Crotone attende di sbocciare in fiore o, se preferite, di evolvere  da viscido bruco a lucente farfalla, i giovani disoccupati –non protetti- sono costretti ad abbandonare la città e a lasciarla in balìa dei nomi di sempre. La crisi di Crotone è prima di tutto una questione morale. Quando il potenziale “buono” viene criminalmente allontanato (l’emigrazione dei giovani crotonesi, non solo per motivi universitari, rasenta valori allarmanti) e in provincia rimangono, tranne qualche rara avis,  incompetenti, lavativi e filibustieri, quale sviluppo o progresso si può mai ipotizzare per Crotone, laddove mancano le idee, l’entusiasmo, i contenuti e la preparazione di giovani forze e di spiriti non  contaminati dal seme della corruzione e del pressapochismo?  

La situazione della nostra città fa pensare ad un corpo in avanzato stato di decomposizione, i cui, ultimi, sconci, umori vengono sfruttati e avidamente succhiati da torme di festosi saprofiti in “agonistica”competizione, l’uno contro l’altro, nel ricavare il massimo del nutrimento da un organismo ormai disfatto.

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