Caro Diario 16
Romano Pesavento
19 dicembre
a Crotone, finalmente per celebrare
con la mia famiglia le feste natalizie. L’occasione è buona per divagare un
po’. “ Mo vene Natale, non tengo denare, m’accatt ‘o giornale, e mi vado
a cucca!”- “ E vatte a cuccà”! Forse non tutti, per motivi anagrafici, avranno
l’opportunità di ricordare questa vecchia, apparentemente leggera, ma in realtà
drammaticamente seria e, per noi, piuttosto attuale canzone di Renato Carosone.
La storia è quella di un povero diavolo che, sprovvisto di mezzi nel periodo di
Natale, festività ormai svuotata, o quasi, di ogni significato religioso e
deputata al semplice consumismo,si ritrova come unico “diversivo” giornale e letto.
La vicenda era
ambientata, presumibilmente, a Napoli, città fascinosa e ricca di cultura, come
è noto, ma in forte crisi economica più o meno da sempre. Insomma, l’ideale
“compagna” per stabilire un ipotetico gemellaggio tra “belle e decadute” con Crotone. Già, anche da noi, per molti
disoccupati e dipendenti in nero, sfruttati da un pugno di vecchi filibustieri
detentori, con artigli d’acciaio da qui all’eternità”, del potere e dei cordoni
della borsa, ci sarà un Natale piuttosto squallido e di basso profilo. Qualcuno
potrebbe affermare, con fiero sdegno, occhi di bragia e pappagorgia tremolante, che il significato
profondo dell’intenso avvento del
bambinello non si ritrova in un cappone ripieno o nell’ultimo modello di
cellulare. Giusto. Peccato, che, raramente, chi si rende portavoce di sì nobili
sentimenti rimane sprovvisto dell’uno o dell’altro. Tuttavia è sconveniente,
quasi meschino, in un mese tenero come questo, dedicato agli affetti e alla
spiritualità, fossilizzarsi sui “dettagli”.
Andiamo oltre e procediamo piuttosto, come si conviene, ad estendere i nostri
migliori auguri di Natale a tutta la cittadinanza.
Buon Natale:
mentre il commercio crotonese langue, strozzato dalla micro/macro criminalità e dal progressivo ed
inesorabile impoverimento dei cittadini, sempre più equilibristi circensi nel
far collimare entrate ed uscite.
Buon
natale: mentre dalle fabbriche e dalle
aziende in disarmo si leva il coro di
protesta e di rimprovero di tanti operai e lavoratori abbandonati alla propria sorte, buona o cattiva che sia.
Buon Natale:
mentre “i nostri eroi” politicanti
giocano a “tressette”con incarichi,
mansioni, posti di lavoro da distribuire puntualmente tra figli, generi, nuore,
mogli, fidanzate, amanti, simpatizzanti, “amici”,
“amiche” e, ancora, cani /gatti /criceti
di famiglia. Che volete? Ritornano bimbi. Con gioiosa e goliardica
spensieratezza si scambiano ruoli e
titoli vari, all’insegna del: ”Questo mi manca, questo no…” Ogni tanto, si
sente parlare di qualche avviso di garanzia, di qualche inchiestuccia; ma poi,
via, si riprende l’allegra giostra più in forma e gagliardi di prima! E che
sarà mai? In fondo, così fan “tutti”.
Buon Natale:
mentre la maggior parte dei crotonesi giovani, volenterosi e spesso,
malauguratamente, istruiti è costretta ad allontanarsi dalla propria città per
guadagnarsi da vivere altrove. Si rivede la nostra provincia solo in Estate,
per vedere la festa della Madonna e… per Natale, appunto.
Tornando,troveranno
ad aspettarli,come sempre, la sagra del crustolo, del covatello o della pitta e, magari, qualche orchestrina di
musicisti in erba.
Intorno, magari,
tra una “schitarrata” e l’altra, in mezzo ai fumi della frittura o ai vapori
dei pentoloni di pappa per il popolo, si sentirà la cantilenante – da venditore
di tappeti - voce del segretario / assessore / vice qualcosa di turno
implorante fiducia e garante di legalità; illuminato dal solito, sbilenco,
faretto di circostanza, con la cravatta griffata e il cappotto di cammello svolazzanti per la tramontana, ipnotizzerà
- lui pensa, più che altro annoierà
mortalmente – la folla, ormai satura e “stracotta”
non tanto dai bagordi natalizi, ma da promesse, giuramenti e… parole, parole,
parole.
Uno slogan,
molto celebre, del ’68 proclamava, con l’entusiasmo e l’irriverenza di quegli
anni: ”Una risata vi seppellirà” Qui,
al massimo, si potrebbe dichiarare sconsolatamente.”Uno sbadiglio vi e ci, ahinoi,
seppellirà”
Buon Natale
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