domenica 12 ottobre 2014

Buon Natale Crotone

Caro Diario 16


Romano Pesavento

19 dicembre a Crotone, finalmente per celebrare con la mia famiglia le feste natalizie. L’occasione è buona per divagare un po’. “ Mo vene Natale, non tengo denare, m’accatt ‘o giornale, e mi vado a cucca!”- “ E vatte a cuccà”! Forse non tutti, per motivi anagrafici, avranno l’opportunità di ricordare questa vecchia, apparentemente leggera, ma in realtà drammaticamente seria e, per noi, piuttosto attuale canzone di Renato Carosone. La storia è quella di un povero diavolo che, sprovvisto di mezzi nel periodo di Natale, festività ormai svuotata, o quasi, di ogni significato religioso e deputata al semplice consumismo,si ritrova come unico “diversivo” giornale e  letto.
La vicenda era ambientata, presumibilmente, a Napoli, città fascinosa e ricca di cultura, come è noto, ma in forte crisi economica più o meno da sempre. Insomma, l’ideale “compagna” per stabilire un ipotetico gemellaggio tra “belle e decadute” con Crotone. Già, anche da noi, per molti disoccupati e dipendenti in nero, sfruttati da un pugno di vecchi filibustieri detentori, con artigli d’acciaio da qui all’eternità”, del potere e dei cordoni della borsa, ci sarà un Natale piuttosto squallido e di basso profilo. Qualcuno potrebbe affermare, con fiero sdegno, occhi di bragia e  pappagorgia tremolante, che il significato profondo dell’intenso  avvento del bambinello non si ritrova in un cappone ripieno o nell’ultimo modello di cellulare. Giusto. Peccato, che, raramente, chi si rende portavoce di sì nobili sentimenti rimane sprovvisto dell’uno o dell’altro. Tuttavia è sconveniente, quasi meschino, in un mese tenero come questo, dedicato agli affetti e alla spiritualità, fossilizzarsi sui “dettagli”. Andiamo oltre e procediamo piuttosto, come si conviene, ad estendere i nostri migliori auguri di Natale a tutta la cittadinanza.  
 
Buon Natale: mentre il commercio crotonese langue, strozzato dalla  micro/macro criminalità e dal progressivo ed inesorabile impoverimento dei cittadini, sempre più equilibristi circensi nel far collimare entrate ed uscite.
Buon natale:  mentre dalle fabbriche e dalle aziende  in disarmo si leva il coro di protesta e di rimprovero di tanti operai e lavoratori abbandonati alla  propria sorte, buona o cattiva che sia.
Buon Natale: mentre “i nostri eroi” politicanti giocano a “tressette”con incarichi, mansioni, posti di lavoro da distribuire puntualmente tra figli, generi, nuore, mogli, fidanzate, amanti, simpatizzanti, “amici”, “amiche” e, ancora, cani /gatti /criceti di famiglia. Che volete? Ritornano bimbi. Con gioiosa e goliardica spensieratezza  si scambiano ruoli e titoli vari, all’insegna del: ”Questo mi manca, questo no…” Ogni tanto, si sente parlare di qualche avviso di garanzia, di qualche inchiestuccia; ma poi, via, si riprende l’allegra giostra più in forma e gagliardi di prima! E che sarà mai? In fondo, così fan “tutti”.
Buon Natale: mentre la maggior parte dei crotonesi giovani, volenterosi e spesso, malauguratamente, istruiti è costretta ad allontanarsi dalla propria città per guadagnarsi da vivere altrove. Si rivede la nostra provincia solo in Estate, per vedere la festa della Madonna e… per Natale, appunto.
Tornando,troveranno ad aspettarli,come sempre, la sagra del crustolo, del covatello o della  pitta e, magari, qualche orchestrina di musicisti in erba.
Intorno, magari, tra una “schitarrata” e l’altra, in mezzo ai fumi della frittura o ai vapori dei pentoloni di pappa per il popolo, si sentirà la cantilenante – da venditore di tappeti - voce del segretario / assessore / vice qualcosa di turno implorante fiducia e garante di legalità; illuminato dal solito, sbilenco, faretto di circostanza, con la cravatta griffata  e il cappotto di cammello  svolazzanti per la tramontana, ipnotizzerà -  lui pensa, più che altro annoierà mortalmente – la folla, ormai satura e “stracotta” non tanto dai bagordi natalizi, ma da promesse, giuramenti e… parole, parole, parole.
Uno slogan, molto celebre, del ’68 proclamava, con l’entusiasmo e l’irriverenza di quegli anni: ”Una risata vi seppellirà” Qui, al massimo, si potrebbe dichiarare sconsolatamente.”Uno sbadiglio vi  e ci, ahinoi, seppellirà

Buon Natale 

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