domenica 12 ottobre 2014

Bologna, i musei e la Santa Cecilia di Raffaello

Pagine di diario 5



Romano Pesavento

Il 21 novembre 2013, alle 14.15, salgo sulla corriera con il mio trolley destinazione Bologna: da qui alle 19 circa parte il treno ad alta velocità per Roma Tiburtina, dove, all’autostazione, mi attende la coincidenza per Crotone. Ci vuole più di un’ora per percorrere il tragitto che separa Loiano dalla metropoli. Depositato il mio bagaglio, decido di raggiungere via Zamboni e percorrerla fino alla Pinacoteca Nazionale. Si passa attraverso la zona universitaria pullulante di giovani che discorrono sugli esami e sulle lezioni. Sui muri graffiti e striscioni di protesta testimoniano flash di lotta studentesca per la tutela del diritto allo studio. 


C’è un presidio del gruppo anarchico che distribuisce volantini nella piazzetta. Il malessere di alcuni ragazzi è tangibile; altri, invece, consultano imbambolati l’i-phone: forse hanno capito tutto della vita o forse niente. 
Non si sa se invidiarli o compatirli. Ad un tratto, proprio sulla sinistra, all’incrocio con via delle Belle Arti, appare il portone d’ingresso del museo di Sant’Ignazio. 
Il cartellone pubblicitario romanticamente riporta una frase dello scrittore Stendhal: “A Bologna ho pagato l'abbonamento al custode del Museo. Appena ho una mezz'ora senza visite da fare o senza passeggiate, salgo al museo, spesso per vedere un solo quadro, la Santa Cecilia di Raffaello, il Ritratto di Guido o la Sant'Agnese del Domenichino.”
Sala dopo sala, viaggio nell’arte bolognese: osservo i colori, i ritratti, le pennellate di coloro che hanno tramandato al mondo il gusto di questa terra.

Giro nella Bologna notturna. Il centro storico con le sue luci accende i colori del mercato. I negozietti della frutta e verdura perfettamente ordinati, le pescherie illuminate a giorno sono più asettiche e linde di molte sale operatorie del Mezzogiorno. 
C’è perfino un fioraio che espone ogni sorta di pianta proprio in mezzo al piccolo vicolo. Nessuno urla: le tonsille e le orecchie riposano in pace da queste parti.

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