domenica 1 marzo 2009

Memorie dal confine 9

A Crotone, l'ethos dei diritti dell'uomo splende nelle solenni dichiarazioni che restano quasi sempre lettera morta



Gli allegri alberi della città di Crotone



“Gli antichi invitavano a piantare alberi secolari per il benessere di quanti sarebbero arrivati, dopo, a goderne…anche noi lasceremo una ricca eredità ai nostri figli: 2/3 tonnellate di spazzatura a cranio”



di Romano Pesavento

“L'età post-moderna è caratterizzata dalla trasformazione tecnologica e tecnocratica del mondo. Dal giorno in cui Bacone disse che la scienza è potere, l'uomo ha fatto molta strada. Mai come oggi, vale il tema di Bacone secondo cui chi più sa più ha potere; oggi però l'uomo sa molto di più di quello che si sapeva ai tempi di Bacone. La conoscenza è diventata la principale causa e la condizione, se non sufficiente, necessaria, del dominio dell'uomo sulla natura e sugli altri uomini. Dopo i diritti tradizionali, quelli alla vita, alla libertà ed alla sicurezza, su cui si incontrano le tre correnti principali del nostro tempo, vengono i diritti che nascono tutti dalle minacce alla vita, alla libertà, e alla sicurezza provenienti dall'accrescimento del progresso tecnologico.
Bastino i seguenti tre esempi che hanno riempito le riviste, i libri, le conversazioni, i congressi, le tavole rotonde di questi ultimi anni, e che quindi sono al centro del dibattito attuale. 1) Il diritto a vivere in un ambiente non inquinato, donde hanno preso le mosse i movimenti ecologici che hanno smosso la vita politica, tanto all'interno dei singoli Stati quanto nel sistema internazionale…” (Noberto Bobbio, I diritti dell'uomo oggi, intervista del 14/6/1991)
Questa volta abbiamo proposto un brano di Noberto Bobbio in quanto da un pò di tempo a questa parte, si sente in giro, con una inquietante, pericolosa, insistenza il tormentoso ritornello, già diffuso tra generazioni precedenti alla nostra, che, però, proprio ora sembra caricarsi di più temibili “significati”: non esistono più le stagioni intermedie. In verità, sarebbe più appropriato dire che non esistono più le stagioni “tout court”, considerando le vistose anomalie climatiche alle quali assistiamo da qualche lustro noi profani, ma sulle quali richiamano l’attenzione da, almeno, un ventennio, i meteorologi di tutte le parti del Globo. Tali ”Cassandre” sono rimaste all’ombra dei media per parecchio tempo: inascoltate, venivano ridicolizzate e liquidate sbrigativamente dai vari governi politici mondiali, perché considerate “nefaste” ai fini degli interessi economici espressione dei fortissimi gruppi industriali, da sempre “gemellati” con le stanze del potere sotto ogni latitudine e longitudine.
Le tasse, l’euro, la cattiva amministrazione della cosa pubblica, la precarietà di sentimenti e di “fortune”, oltre ad un inaridimento generale della generosità umana e della capacità di guardare al di là del proprio “particulare”, rendono spesso miopi e insensibili di fronte a problematiche estremamente serie, la cui ricaduta, però, sulle nostre vite può diventare drammatica. Quello che interessa al cittadino medio è vivere in condizioni vantaggiose; quello che preme all’Occidente è sostenere l’urto di una concorrenza con i paesi asiatici sempre più feroce. In tutto questo bailamme non c’è spazio per una gestione oculata, parsimoniosa e responsabile delle risorse del pianeta (vedi mancata attuazione del protocollo di Kyoto). Anche un bambino delle scuole elementari è informato sugli effetti del famigerato “buco dell’ozono”, ma questo non significa che le varie nazioni, regioni, province se ne vogliano far carico. Pare che in un congresso di qualche giorno fa, gli scienziati abbiano lanciato l’ennesimo ultimatum circa la necessità immediata di tagliare la quantità di sostanze tossiche prodotte dai vari scarichi industriali: può darsi che di fronte agli stravolgimenti “naturali” sempre più frequenti e “terrifici” (trombe d’aria nel Mediterraneo, desertificazione, alterazioni nel corso stagionale) anche i governi più insensibili possano comprendere la gravità della situazione.
Certo che acquisire una mentalità nuova, attenta e più generosa nei confronti dei “beni collettivi”, è difficile, soprattutto in Italia e, specialmente, nel nostro Sud. Già, il nostro paese non dispone di molte materie prime, ma largheggia, fortunatamente, di risorse naturali importantissime: il vento e il sole.
Eppure, mentre, pensate bene, nel Friuli o in alcune zone della Lombardia, sono stati progettati una serie di dispositivi atti a ottimizzare tutto il calore solare fruibile, qui da noi, dove le possibilità sono di ben altra “caratura” si opera ben poco in tal senso. Che spreco e che tristezza!
Dal canto loro, i cittadini, in buona parte, sono piuttosto sordi a qualunque tipo di richiamo, responsabilità o suggerimento: maniacali “sacerdoti” di autoveicoli e dimore (lustri e scintillanti come altari ed “ex voto”) uomini e donne non si creano il minimo scrupolo nell’abbandonare di tutto in strada, sulla spiaggia, o nei boschi, magari dopo un piacevole picnic con famigliola a rimorchio.
Che dire poi della raccolta differenziata? Nella nostra città è caparbiamente osservata e rispettata da un “manipolo” di eroi , a tratti, guardati con sospetto dagli altri, i “normali”, che si soffermano a contemplare con un sorriso di compatimento “i fanatici”, “quelli che si vogliono sparare la posa” o, peggio, “quelli che non sanno che fare”. Diciamo “peggio”, perché in realtà se c’è qualcuno veramente impegnato a spendere con intelligenza tempo e risorse è proprio chi è attento alle problematiche ambientali; questo, però, è un argomento, per il momento, ancora troppo “estraneo” agli immediati bisogni della cittadinanza. Già, in fin dei conti, con le attuali prospettive possiamo stare bene, noi, ignorando le generazioni future per almeno (!) 10/15 anni. Può bastare.
Gli antichi invitavano a piantare alberi secolari per il benessere di quanti sarebbero arrivati, dopo, a goderne…anche noi lasceremo una ricca eredità ai nostri figli : 2/3 tonnellate di spazzatura a cranio.
Inoltre, a proposito degli alberi ricordiamo a quanti non si fossero ancora svegliati dal letargo, che proprio lungo la costa in prossimità dell’ingresso della città di Crotone (strada consortile) vi è un bellissimo e pittoresco giardino, caratterizzato da alberi zombi, deformi e secchi; il cui malessere denuncia il livello di salute e di salubrità del sottosuolo. Che dire poi della discarica a mare situata sempre nelle vicinanze del sito industriale? Nessuno ne parla più. Una vecchia canzone di Rino Gaetano recitava: “Beati i bulli di quartiere perché non sanno quello che fanno e i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno”.

Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 06 del 09/02/2007

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