martedì 31 marzo 2009

I viaggiatori a Crotone 1




Douglas: E il vescovo Lucifero abbatté le colonne del tempio di Hera Lacinia






di Romano Pesavento

“ Il sole è entrato nella costellazione del Leone ma la temperatura a Cotrone non è eccessiva –cinque gradi meno che a Taranto, o Milano, o Londra. Ci si stanca, tuttavia, del diluvio di luce implacabile che scende, giorno per giorno, via etere. Le strade luccicanti sono quasi deserte dopo le prime ore del mattino. Qualche passante indaffarato cammina sino a verso mezzogiorno sui marciapiedi; e così faccio io, in acqua, ma le lunghe ore del dopopranzo sono consacrate alla meditazione e al riposo”….
Old Calabria, opera di Norman Douglas da cui sono tratti i passi che proponiamo, è comunemente considerato il migliore libro scritto su questa regione per efficacia narrativa, sapiente abilità descrittiva ed un certo ironico stupore di fronte ai fatti o agli eventi/caratteristiche della nostra terra giudicati, a tratti, incomprensibili agli occhi di un aristocratico inglese curioso, ma pur sempre distante anni luce da certe forme di arretratezza materiale e morale.
Non ci soffermeremo molto sui dettagli biografici di tale scrittore, chiunque lo volesse può approfondire; diciamo soltanto che Douglas fu un figlio del XIX secolo, capace di rinnegare alcuni aspetti dell’epoca vittoriana, come l’ipocrisia e la falsità, ma non privo di quel sentito e connaturato rispetto, proprio dei cittadini dell’ Europa settentrionale, per l’ordine sociale.
Old Calabria… a molti dei Crotonesi sarà capitato di leggere in piazza duomo, affissa all’entrata dell’hotel “Concordia”, la targa intitolata allo scrittore e ad altri illustri personaggi. Anche in Sila esiste un intero parco nei dintorni di Camigliatello interamente dedicato a Douglas: ma pochi ne sapranno i motivi o conosceranno l’attività di questo singolare personaggio.
Come molti letterati stranieri, soprattutto settentrionali, particolare da ribadire ad oltranza, Douglas decise di intraprendere un viaggio nell’Italia meridionale: esisteva tutto un nutrito e fortunato filone “avventuroso-diaristico”, basti citare Goethe, circa l’incontro/scontro tra mondi e mentalità così lontani e forse per questo reciprocamente attratti. In genere le vestigia e i “luoghi”,gli sfondi paesaggistici,della civiltà greco-romano rappresentavano un elemento di seduzione irresistibile per simili intellettuali; ma era proprio il gusto per il “pittoresco”, per il primitivo, l’irrazionale, il rischio, tutti elementi abbondantemente presenti nei nostri luoghi, ad affascinare questi colti cittadini europei, spesso annoiati, in cerca di emozioni forti.
Dunque, intorno al 1912, Douglas si accinse a stendere l’opera Old Calabria, frutto dei suoi viaggi e dell’attento interesse con cui guardava al meridione italiano.
Egli percorse la nostra regione in modo metodico, descrivendone i più svariati aspetti in maniera analitica e sottoponendosi,in tale attività, più volte a pericoli e disagi notevoli: attraversare luoghi completamente isolati come la Sila o semplicemente raggiungere i vari centri abitati in una terra del tutto priva di vie di comunicazione adeguate, non sarà stato certamente facile. Se partire in treno, oggi, da Crotone per una qualsiasi destinazione, produce ansia e genera sudori freddi, immaginiamo cosa potesse comportare un’impresa del genere quasi un secolo fa.
Il percorso di viaggio viene riproposto efficacemente in capitoli; pertanto cittadine,personaggi e zone vengono immortalate in tappe “letterarie” in progressiva discesa verso Sud: “l’antica Morano”, Gli altipiani del Pollino, “La Greca Sila”, “Caulonia”etc. A Crotone e alla relativa provincia vengono dedicati ben quattro capitoli netti, più diverse citazioni sparse nel libro: segno tangibile, come vedremo, che queste contrade avevano particolarmente toccato la sensibilità letteraria di Douglas.
Anche il ritornare di continuo in questa regione è una prova evidente che, al di là di osservazioni e critiche pungenti ben riscontrabili e motivate, il rapporto instaurato con il territorio e le genti calabresi avevano lasciato un segno indelebile nello scrittore.
“L’aria è più fresca quando mi sveglio e, guardando fuori della finestra, mi rendo conto, dai morbidi effetti di luce, che il giorno sta calando. Verso quest’ora del crepuscolo la cupola ininterrotta del cielo subisce spesso una breve trasformazione
Allora si possono vedere concentrate in altezza, masse di nuvole che si vanno accumulando sopra le alture della Sila e si raccolgono in nuvola ausiliarie da tutte le parti; d’un subito i lampi giocano attorno ai vapori lividi e sporchi, più oltre si ode alto il brontolio del tuono, verso qualche scroscio di pioggia inzuppante. Ma sulla pianura il sole continua a brillare con una benevolenza svuotata; nulla si avverte della tempesta tranne nervosi aliti di vento che sollevano mulinelli di polvere dalle strade di campagna e frustano il mare in una falsa frenesia di ondine arruffate. E’appena l’interludio. Presto le nubi nero-azzurre sono fuggite via dalle montagne che si stagliano, chiare e rinfrescanti, nel crepuscolo. Il vento si è smorzato, la tempesta è finita e Cotrone è, come al solito, assetata di pioggia che non viene mai. Tuttavia qui ci è il ritratto di una Madonna, una famosa Madonna nera, che “sempre procura pioggia quando la si prega”.
Ecco un esempio tipico della bella prosa suggestiva, ma “pulita”, priva di fronzoli, di Douglas: nello squarcio paesaggistico la forza della Natura viene riprodotta con studiata efficacia e armonioso senso dell’imponenza;tuttavia,da uomo di studi, vagamente scettico, quale è, non manca di rilevare l’endemica carenza d’acqua : in particolare,suona lievemente malizioso quel cenno alla miracolosità della Madonna nera, sicura e benevola dispensatrice d’acqua, come chiosa di un periodo in cui si precisa a chiare note che a Cotrone, ovviamente l’odierna Crotone, non piove mai. Infatti, proseguendo, il concetto si esplicita:
“Una volta, veramente, la coda di un temporale deve essere passata sopra le nostre teste, perché sono cadute poche e malinconiche gocce di pioggia. Mi affrettai ad uscire fuori, insieme con diversi cittadini,per osservare il fenomeno. Non vi erano dubbi a riguardo; era pioggia vera, le gocce si posavano a rispettabili intervalli di tempo sulla bianca polvere della svolta che porta alla stazione. Un ragazzo, che passava di lì con una carretta, osservò che se fosse stato possibile raccogliere quella pioggia in un piattino o in qualche altro piccolo recipiente,sarebbe stata appena sufficiente a calmare la sete di un cucciolo di cane .”
Naturalmente, oltre ad osservazioni tra il serio ed il faceto circa i più svariati aspetti della vita in Calabria,non mancano proprio i dettagli sulla qualità di vita, sugli incontri e sulle abitudini dello scrittore durante il soggiorno calabrese e crotonese, in particolare.
Anzi,se qualche lettore si aspetta i consueti squarci sul degrado crotonese, probabilmente rimarrà deluso: nei capitoli relativi alla nostra provincia, si parla di una vita sociale cittadina modesta ma piacevole, a tratti, addirittura “brillante”. Non sappiamo, però, se ciò fosse dovuto alla realtà dei fatti o se la solitudine estrema e i pesantissimi disagi, connessi all’attraversamento della Sila, abbiano reso più “appetibile” qualunque altra condizione; comunque sia, se le descrizioni dovessero corrispondere al vero, bisogna riconoscere che la Crotone del secolo scorso risultava essere assai più stimolante e mondana di quella attuale. Che tristezza! Ad ogni modo, Douglas scrive:“Di solito faccio un ultimo tuffo in mare, a quest’ora della serata. Dopo è consigliabile incamerarsi uno o due gelati -sono eccellenti a Cotrone- e un bicchierino di Strega, per eliminare gli effetti dell’eccesso di lavoro. Poi una breve passeggiata attraverso le strade pulite, ben illuminate e ora affollate, o lungo il viale Margherita, per vedere i militari e gli elegantoni prendere aria vicino alle onde mormoranti, sotto i bastioni, simili a scogliere, del castello di Carlo V, e infine, si va a cena….Non v’ha cosa migliore che trascorrere uno o due mesi in pace, a Cotrone, in primavera, perché il posto piace, a mano a mano sempre di più. E’ così riposante e bene ordinato! Ma non d’ Inverno…e neppure in autunno, perché la zona circostante è altamente malarica”.
A dire il vero, i vertici dell’arte di Douglas riguardano la maestria fine nel cesellare paesaggi ed immagini altamente evocativi della nostra terra, intrecciandoli ad amare, o sarcastiche, considerazioni circa l’abbandono e lo sfruttamento atavico dei nostri luoghi. Circa Capo Colonna, osserva: “Una giornata di calore abbagliante …il terreno è riarso e, nel complesso, questa striscia di terra fra Cotrone e Capo Rizzato è misera e poco popolata. Non stupisce che i lupi siano affamati: nove giorni fa,uno di essi si avventurò in pieno giorno fino sulla strada davanti al cimitero…la colonna è sorretta da un’armatura e rinforzata alla base da una gettata di cemento, poiché le piogge di tanti secoli avevano incominciato ad insidiarne le fondamenta e c’era il rischio di una catastrofe…Dopo tutto, fu una decisione piuttosto gentile, da parte del vescovo Lucifero, intento nella sua opra di distruzione, quella di lasciare in piedi due delle quarantotto colonne che sorgevano in questo punto, come esempio dello stile dorico locale. Da quei tempi una di esse è crollata a terra, ma nessuno,allora,si sarebbe lamentato se egli le avesse rubate tutte,invece che lasciarne due. Fotografai la superstite, poi mi allontanai verso la spiaggia, e mi ritrovai ben presto in una solitudine di pietre arroventate che sembrava un Sahara in miniatura.”
Quanta nostalgia, alimentata da colte letture classiche, e quanta pena nelle constatazioni dello scrittore: “Il tempio è scomparso, insieme al bosco sacro che un tempo lo circondava; ci fu un tempo la vita su questo promontorio. Le navi vi facevano scalo, lasciando doni di inestimabile valore, le fontane scorrevano e i campi di grano ondeggiavano nel sole. Senza dubbio vi tornerà la vita; la terra e il mare attendono solo la bacchetta di un mago”. Speriamo che Douglas sia nel giusto e che la “bacchetta magica” non tardi troppo ad arrivare.
Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIII n. 29 del 21/07/2006;

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