lunedì 9 marzo 2009

Memorie dal confine 12

Il governo italiano, però, non può e non deve “tradire” le proprie solide fondamenta laiche


Scusate, “Possumus”?


C’è chi non divorzia, ma tradisce sistematicamente la moglie con l’amante decennale o con più, amabili, ninfette in storielle da poco, di cui pentirsi, in fretta, col padre confessore



di Romano Pesavento

IL giornale del Vaticano, L’Osservatore Romano, continua a tuonare contro i “famigerati” Dico, pur rimarcando i buoni rapporti di reciproca fiducia e collaborazione con lo Stato italiano. Tale organo di stampa giudica il disegno di legge varato dal governo come “parte di un percorso verso uno sradicamento dell’istituto familiare fondato sul matrimonio”. Eppure il contenuto del contestato progetto non comporta, secondo il parere di molti, “attentati dinamitardi” alla morale. In realtà, è stato semplicemente riconosciuto alle coppie di fatto, che abbiano alle spalle un cospicuo periodo di convivenza certificato, il diritto di poter accedere ad eventuali lasciti in caso di morte del partner; a subentrare, sempre nell’eventualità di prematura scomparsa del compagno, in un contratto di locazione, qualora sia presente un figlio della coppia; di poter, infine, di fronte a malattie gravi o interventi chirurgici pericolosi, intervenire e manifestare il proprio assenso/diniego in relazione alle terapie da somministrare. Tutto questo può mai essere considerato immorale o censurabile, se gli obiettivi, assai auspicabili, in verità, che questa legge si prefigge sono tutelare i soggetti più deboli e, anzi, regolamentare con una forma codificata, precisa e inderogabile un “mare magnum” di situazioni e relazioni, comunque reali e problematiche, in quanto, finora, prive di “puntelli” e punti di riferimento oggettivi e, soprattutto, d’ordine pratico? A tale quesito, forse,qualche rappresentante del clero avrebbe da eccepire. Il governo italiano, però, non può e non deve “tradire” le proprie solide fondamenta laiche. Lo Stato rappresenta la totalità dei cittadini, indipendentemente dagli orientamenti politici, religiosi, dalla razza d’appartenenza o dal sesso. La Chiesa può, come garantisce la libertà di stampa e di parola, esprimere una propria visione etico – religiosa delle varie questioni d’ordine sociale che si profilano nel Paese e indirizzare i fedeli che desiderino comportarsi secondo l’ortodossia, ma, alla luce del Concordato del 1929, esplicitamente sottoscritto dal pontefice di allora , non è ammissibile la “commistione” tra politica e fede; ne consegue che anche i diritti e la dignità di chi non si riconosce come cattolico o, semplicemente, non intende allinearsi in tutto con quanto prescrive il Vaticano debbano essere garantiti e tutelati da uno Stato autenticamente aconfessionale. Già, in passato, la Santa Sede si era espressa in termini apocalittici contro il Divorzio o i profilattici: ebbene, molti buoni e convinti cattolici hanno dovuto, comunque, ricorrervi; alcuni, con somma pena, per la mancanza di indulgenza o misericordia generalmente manifestate da tanti esponenti del clero. Altri, “buoni e convinti” cattolici, invece, con tartufesca ipocrisia, “scagliano la prima pietra” circa i cattivi costumi altrui, ma, privatamente, osservano una morale piuttosto “fantasiosa” e incerta: c’è chi non divorzia, ma tradisce sistematicamente la moglie con l’amante decennale o con più, amabili, ninfette in storielle da poco, di cui pentirsi, in fretta, col padre confessore. Tra questi indefessi e rispettabili cultori della famiglia si affollano numerosi esponenti del Centro-Destra, i quali, spesso al secondo o al terzo matrimonio con poppute fanciullone, si accalorano e sbraitano in difesa dei costumi (da bagno? Tanga?) e della serietà cattolica. Degli altri. Già, perché per se stessi hanno già provveduto per tempo. In una trasmissione di Rai Tre (sempre loro, i mangia bimbi), davanti al visibilmente imbarazzato Casini, che comunque non ha potuto smentire, un implacabile Augias ricordava che una specie di legge, nei contenuti ed effetti simile ai Dico, era stata già approvata dai Parlamentari - con il trascurabile dettaglio che essa era stata concepita esclusivamente a proprio uso e consumo, di conseguenza il resto della popolazione ne veniva esclusa - senza generare tutta questa indignazione nella classe politica o nelle alte sfere ecclesiastiche, ben quindici anni fa.
Durante la trasmissione “Quelli che il calcio” di domenica 11 febbraio, all’on. Santancchè, altra eroica paladina della famiglia, è stato chiesto “con candore” dal giornalista Travaglio perché mai tanti esponenti del Centro - Destra ( ovviamente Santancchè inclusa) con “stato di famiglia” a dir poco “variopinto” si accanissero a impedire la fruizione di libertà di cui, personalmente, si avvalgono con disinvoltura e serena nonchalance.
La risposta è stata articolata in modo poco chiaro, anche perché parzialmente, all’inizio, coperta da un boato d’approvazione del pubblico per la “scomoda” ma fondamentale domanda. Alla fine, dopo qualche lunga perifrasi, il concetto enucleato della deputata era che i suoi percorsi/sbagli personali non dovevano influire in maniera negativa sugli Italiani. Mah.
Intanto i dati parlano chiaro: in base all’Istat, esistono circa 500.000 coppie di fatto; numero che, sempre secondo la medesima fonte d’informazione, è raddoppiato in circa dieci anni.
Questo dimostra che, con o senza legge, i “famigerati” costumi o più semplicemente i bisogni degli Italiani si orientano, inesorabilmente, verso direzioni differenti, tra l’altro non criminalizzate nel resto d’ Europa, rispetto al passato.
Persino nella Grammatica italiana, settore apparentemente immobile, si deve necessariamente scendere a patti con “l’uso” dei parlanti.
Questo non comporta necessariamente la sfrenatezza e l’arbitrio, ma le libertà individuali, laddove non vengano a ledere la persona e la dignità altrui, devono essere salvaguardate: 500.000 persone che pagano le tasse e contribuiscono con il loro lavoro al funzionamento del Paese, come tutti gli altri cittadini, dovranno pur essere rispettati nelle proprie scelte di vita, anche se, magari, non sono condivisibili.
In realtà, tutto quello che è innovazione, inizialmente, sconcerta; la legge in questione, che, tra le altre cose deve ancora percorrere il suo intero iter burocratico, non è una bomba a orologeria, come alcuni paventano.
Basti pensare che alla progettazione e ideazione della stessa ha largamente contribuito una deputata pacata e certo non sovversiva, anzi cattolicissima (!), come Rosi Bindi.
Si tratta “semplicemente” come sottolinea Livia Turco di “una legge di civiltà e giustizia che ci ricolloca in Europa”. Meglio tardi che mai.
Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 08 del 23/02/2007;

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