venerdì 13 marzo 2009

Memorie dal confine 27

Tanto nella prassi quotidiana quanto nella ricerca scientifica si parla di verità di un giudizio se, e solo se, questo giudizio si accorda con la realtà; nel caso contrario si parla di falsità di giudizio

La politica dei re smascherata!


Lo scontro politico oggi non investe più i grandi principi della costruzione della società, ma i criteri di godimento dei benefici che il sistema produce e distribuisce


di Romano Pesavento

C’è molta gente che oggi suda il salario e ci sono, invece, i “signori” per i quali un mensile rappresenta semplicemente un piacevole optional in più. Dico optional, in quanto la cifra percepita al mese dai suddetti, pochi, fortunati risulta essere una somma di più stipendi, provenienti dall’espletamento di molteplici funzioni o ruoli. In questo quadro sembrano essersi smarriti tutti quei concetti inneggianti all’integrità, alla trasparenza o alla difesa dell’accessibilità - per tutti!- ai posti di lavoro ben presenti, in passato, in tanti bei discorsi pre-elettorali. La società crotonese che abbiamo di fronte è sempre più frustrata, sottomessa, repressa, sfruttata - Rino Gaetano docet!- dai poteri economici forti. Tali poteri sono gli stessi che oggi dipingono di rosa il futuro e illudono il popolo con continue e fantomatiche promesse.
Pertanto, quando dico che oggi nulla si è creato o si è trasformato nella provincia di Crotone e che l’attività amministrativa, nella nostra città, si sviluppa e procede in modo troppo spesso “imperscrutabile”, ha poco da dissentire chi non condividesse tali affermazioni. Indignandosi e scuotendo le spalle non si dimostra alcunché. Bisogna venire all’esame dei fatti e al giudizio delle situazioni concrete e proprio in tale sede verificare volta per volta. L’osservazione che muovo è tanto più valida quando si discute precisamente di sviluppo, perché si tratta di un campo nel quale circolano, e spesso prevalgono, le frasi fatte, molto belle talora, alle quali, però, non si sa spesso quale contenuto si debba far corrispondere. Si sta dicendo da un po’ di tempo, per esempio, che Crotone debba essere “distretto energetico e polo del turismo culturale”. La “formula” è altisonante; funziona, non c’è dubbio: fa effetto e “presa” in un comizio televisivo. Può accontentare tutti, se la si inserisce in una risoluzione. Forse, si potrebbe renderla anche più efficace, trovando qualche altro sinonimo. Ma che cosa vuol dire, concretamente, questa fedeltà “al distretto energetico e al polo del turismo culturale”?. Certamente, nel propinare questa espressione/slogan d’assalto i nostri amministratori, come ricordavamo in principio, esprimono implicitamente un giudizio. Ma che cosa è un giudizio? Adam Schaff in un suo libro così lo definisce: “Un giudizio si definisce in questo quadro come un pensiero alla cui base sta il convincimento che una certa cosa stia in un certo modo. Di questo evento psichico possiamo dire sensatamente che è vero o falso, intendendo con ciò che esso è in accordo oppure no con la realtà obiettiva (qualcuno pensa col convincimento che qualcosa è in un certo modo, ed è in quel modo, ovvero no). I giudizi psicologici sono dunque caratterizzati dalla proprietà di essere veri o falsi. Quando diciamo che l’unità del reale consiste nella sua materialità e affermiamo che nel mondo esistono solo la materialità, le sue proprietà e le sue funzioni (nel senso letterale dell’espressioni), intendiamo servirci, come è noto, di una locuzione abbreviata: e pertanto è ovvio che quando parliamo di giudizi veri o falsi intendiamo effettivamente parlare di uomini che giudicano veracemente o falsamente, ossia di una proprietà o funzione della materia a un altro grado i organizzazione. L’affermazione del reismo, che non esistono giudizi psicologici, va accolta e condivisa in questo senso. La distinzione fra giudizi e proposizioni compiuta semplicemente caratterizzando in modo corretto queste come oggetto materiale, ciò che non compete ad altri,è invece insufficiente e malintesa, e conduce solo a oscurare il fatto che deve essere posto a delle indagini, ossia che la verità non compete mai alle proposizioni in quanto cose, ma alle proposizioni-giudizi.” (Schaff A., La teoria della verità nel materialismo e nell’idealismo, Feltrinelli, 1959, pg. 17)

L’analisi fatta da Adam Schaff ci fornisce qualche strumento per cominciare a comprendere la parola giudizio; altrove e in seguito lo stesso autore affronterà ed esaminerà un altro tipo di giudizio, quello logico. In questa sede, tuttavia, non vogliamo divagare sul pensiero filosofico che si è evoluto su tale concetto; per noi è sufficiente condividere, al momento, il pensiero dell’autore, che così si esprime: “se il processo conoscitivo, che presuppone l’esistenza conoscente e dell’oggetto da conoscere, risulta nel rispecchiamento della realtà obiettivamente esistente, nell’intelletto conoscente, e se di conseguenza verità (ossia il giudizio vero) è il rispecchiamento almeno parzialmente fedele della realtà, qualunque giudizio vero è sempre e soltanto un giudizio in accordo con la realtà.” (Schaff A., La teoria della verità nel materialismo e nell’idealismo, Feltrinelli, 1959, pg. 18)
Ritorniamo così alla nostra domanda. Non intendo qui discutere la pretesa validità di queste affermazioni sul terreno della dottrina. Mi limito ad alcune elementari considerazioni storiche e politiche, perché queste sono sotto ogni aspetto doverose, a mio parere. Tutti sanno che Crotone è stato un polo industriale per diversi decenni; quando tale struttura è entrata in crisi si è subito attuata un’altra strategia mirante a far decollare l’economia territoriale tramite il sostegno e l’incentivo ad iniziative industriali di diversa tipologia: il “celeberrimo” contratto d’area. Indubbiamente, non stiamo parlando di un fenomeno verificatosi in un remotissimo passato, come l’estinzione dei dinosauri, per cui non si possa approdare ad una ragionata e plausibile ricostruzione dei fatti o dei nessi di causa – effetto, per delinearne genesi, caratteristiche e “conclusione”. Non si discute, nella fattispecie, nemmeno di eventi di marginale importanza ,per i quali non valga la pena impegnare un minimo del nostro tempo per chiedersi come - e soprattutto perché - diavolo sia andato a finire (il) tutto rovinosamente!!! Oggi ci raccontano che occorre puntare sul turismo, magari quello culturale, e sul distretto energetico; pare addirittura che, in tal senso, si debba procedere il più velocemente possibile. Sono convinto che di tali argomenti si discuterà ancora a lungo. Magari si potranno fornire e scrivere, a sostegno di tale opinione, moltissimi documenti. Alla fine, però, si dovrà concludere che nessun giudizio può essere formulato senza prendere in esame gli obiettivi reali, economici e di potere, i loro reciproci rapporti, le circostanze e le condizioni del loro movimento, il grado di intervento della massa popolare nella nostra area politica, ecc.
Tali fattori oggi si pongono – impongono – con diverso ma tangibile peso ai differenti gruppi sociali e politici alla guida della provincia.
In merito a quest’ultimo aspetto, voglio ricordare quanto letto in questi giorni in un libro di Rusconi, il cui contenuto mi sembra molto importante per capire alcuni paradossi della nostra politica e fornire un’indicazione sulla questione posta: “Lo scontro politico oggi non investe più i grandi principi della costruzione della società, ma i criteri di godimento dei benefici che il sistema produce e distribuisce. Non ci sono più nemici da distruggere ma concorrenti da battere secondo regole virtualmente consensuali.

Foto: Gian Enrico Rusconi

Si apre così la lotta per lo sfruttamento unilaterale delle “regole del gioco”. Il risultato non è la pacificazione sociale, ma la creazione di conflitti più sofisticati e frustanti. È l’apoteosi del calcolo e del comportamento strategico: ma è anche una fase adulta della democrazia.” (Rusconi Gian Enrico, Giochi e paradossi in politica, Einaudi, 1989)
Non ci resta che piangere, potrebbe sostenere qualche “allegro” lettore. In verità, nella nostra realtà crotonese non ci rimane poi tanto “umorismo da vendere”. Forse sarebbe utile ricordare alla comunità quanto lo stesso Giovanni Zatta richiamava alla memoria in un suo discorso nel lontano 1797: “Popoli siete voi contenti di depositare la vostra felicità, le vostre sofferenze, le vostre sostanze, le vostre vite in tali soggetti circondati per lo più da persone disposte all’adulazione, maliziose, e da traditori, che coi loro raggiri infami non lasciano penetrare nei gabinetti dei re la verità, ed i cui interessi sono di tenerli deboli, ingiusti, e viziosi per tirarne profitto, e decidere a loro capriccio della vostra sorte? (…) E voi o cittadini costituiti in autorità, che vi occupate per un oggetto così salutare, saprete la forza, che ha l’esempio sui popoli: Voi dovete dimostrarvi energici, veri patrioti, e per essere tali ricordatevi, che vi vogliono anime grandi, estese cognizioni, cuori onesti, eroiche virtù” (Zatta G. La politica dei re smascherata, dalle stampe del cittadino Giovanni Zatta, Venezia, 1797)
Naturalmente tali riflessioni forse oggi commuovono o indignano pochi. Tutti ne siamo pienamente coscienti. Così le scelte saranno sempre più obbligate, le soluzioni incerte e precarie e le vittorie sempre più sconfitte. In un simile contesto furbi, genia capillarmente diffusa, giocando con il destino – degli altri, specialmente - balzeranno sul carro dei vincitori; idee, progetti e pensieri, probabilmente, cederanno il posto ad immagini, sbiadite, irriconoscibili; a prospettive, deboli, instabili. In conclusione, voglio citare e richiamare alla mente, ancora una volta, dei nostri amministratori, quanto scriveva Palmiro Togliatti: “La società socialista è una società nuova, ricca per i consumi, per lo sviluppo dell’istruzione e della cultura, ma soprattutto per la fine dello sfruttamento e quindi della lotta spesso mortale tra gli uomini per il benessere e la ricchezza. È una società il cui scopo è di fornire a tutti gli uomini i beni necessari per vivere serenamente e in pace, per migliorare se stessi. È una società che chiama tutti gi uomini a lavorare assieme, a collaborare per assicurare la soluzione dei problemi economici e sociali; che li chiama tutti a contribuire con l’opera loro per decidere il destino di tutta l’umanità. Sorge oggi con sempre maggior frequenza, dalla letteratura e dalle altre forme d’arte, la denuncia della solitudine dell’uomo moderno, che anche quando può disporre di tutti i beni della terra pure non riesce più a comunicare con gli altri uomini, si sente come chiuso in un carcere dal quale non può uscire. Questo è il destino dell’uomo, io credo, in una società che lo esclude dalla partecipazione a una edificazione sociale che si opera comune di tutti.(..) Solo in una società socialista l’uomo non è più solo e l’umanità diventa davvero una vivente unità, attraverso il molteplice sviluppo della persona di tutti gli uomini e la loro continua, organica partecipazione a un’opera comune.” (Togliatti P., Relazione al X Congresso del PCI, dicembre 1962)
Con tutto ciò intendo rafforzare, quindi, ed attualizzare l’idea di un socialismo a misura d’uomo, che, simbolo del pensiero marxista moderno, possa spianare la strada al fine del conseguimento di tutti quei valori reali capaci di illuminare, ancora, di credibilità il volto del cittadino comune.


Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 23 del 08/06/2007

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