martedì 31 marzo 2009

Memorie dal confine 35



La competizione mondiale non avviene più soltanto tra imprese, anche tra sistemi urbani

Il cilindro del prestigiatore non ha più conigli

Il verde pubblico è diventato sempre più una chimera; il centro storico un serbatoio vuoto ed abbandonato; le identità culturali luoghi comuni seppelliti tra le macerie


di Romano Pesavento

Se ci guardiamo intorno in cerca di buone notizie, viene immediato oggi, a Crotone, rimanere profondamente delusi. Niente di nuovo e di creativo si profila intorno a noi. Nonostante in molte città italiane i cittadini abbiano riscoperto il senso di appartenenza ai luoghi urbani, qui tale sentimento sembra essersi improvvisamente disciolto come un ghiacciolo nel caldo di un pomeriggio torrido. Il verde pubblico è diventato sempre più una chimera; il centro storico un serbatoio vuoto ed abbandonato; le identità culturali luoghi comuni seppelliti tra le macerie. Per non parlare delle nostre produzioni locali, sempre più punti incogniti nelle politiche pubbliche di marketing territoriale. Anche le famose strade di Bacco si sono ormai perse nel vuoto.
Intorno al degrado urbano, poi, si è sviluppata una nuova economia criminale che rappresenta, attualmente, un serio pericolo, nonché un forte fattore di rischio, per un eventuale miglioramento della qualità della vita nel nostro contesto.
Si tratta, quindi, di un fenomeno gravissimo da tenere sotto controllo e che può causare risultati devastanti. È necessario al più presto rilanciare l’economia della qualità urbana. Tutto ciò significa non solo cura e tutela del passato, ma soprattutto l’invenzione del futuro; non solo il buon vivere ma anche il produrre moderno. Per esempio, la zona franca urbana, ultimamente concessa, potrà avere una ricaduta positiva sull’economia locale solo se inserita adeguatamente in un sistema economico integrato.
Occorre, quindi, pensare a fare politiche volte a curare la creatività dei luoghi, non soltanto come memoria del passato, ma come crogiuolo dell’invenzione moderna. Ciò significa non esclusivamente buon governo amministrativo, ma sopratutto progetti per potenziare i servizi, luoghi di espressione delle sensibilità giovanili, ricchezza multietnica, etc. Lo sviluppo locale è una dimensione decisiva dell’economia moderna. La competizione mondiale non avviene più soltanto tra imprese, anche tra sistemi urbani.
Eppure tutte queste considerazioni possono sembrare ai più o effetto di un poderoso colpo di calore, oppure “acqua fresca”, vano vocio, dal momento che dovremmo essere già impegnati a risolvere ben altri problemi -spaventosamente- di urgente necessità, prima di dedicarci ai voli pindarici, ai sogni di grandezza. In realtà, alla base delle imprese importanti c’è sempre un progetto ambizioso a monte. Tuttavia, non “per farsi del male”, ma solo per partire dalla reale situazione cittadina, è bene spendere due parole proprio sullo stato attuale di salute, pessimo, di Crotone.
Parliamo di salute perché Crotone è veramente malata; non c’è settore cittadino che sia accettabilmente funzionante. Inoltre, per essere chiari e incisivi, Crotone è diventata sporca, brutta, cattiva, giusto per citare, parafrasandolo, il titolo di un vecchio film. L’immondizia sparsa ovunque è indice di progressivo abbrutimento e degradazione morale anche negli abitanti: chi non protesta contro tale abbandono o segnala con i mezzi a propria disposizione il proprio scontento -anzi, contribuisce con il proprio operato alla cronicizzazione di una simile, squallida, situazione - è già, abbondantemente, alla frutta. In ogni senso.
Non importa niente a nessuno, si direbbe, dai politici locali ai crotonesi stessi. Anche se qualcuno, raramente, prende posizione in merito, si ritrova davanti ad un muro di indifferenza ed inerzia insormontabilmente invincibile.
Purtroppo, quello che si ritrova in giro per le strade, piazzette anche centrali (piazza Alcide De Gasperi, piazza Umberto I, etc.) della nostra provincia non è da ignorare. Qui non si tratta semplicemente di “innocui” resti di cibo, bottiglie vuote di svariato materiale, bucce di cocomeri o pannolini profumati appartenenti a bimbi di ogni età il cui effetto può “risolversi”, magari, in una “banale” epidemia, secondo la tradizione, con tutto il sapore dei bei vecchi tempi andati; in questo caso, ci si ritrova, invece, a contatto con materiale elettrico (batterie, pezzi meccanici, lastre di eternit, amianto, ecc.) e toponi randagi estremamente nocivi per l’incolumità dei cittadini.
Se qualcuno pensasse ad una sorta di ingiustificato allarmismo, giusto per vendere qualche copia del settimanale in più, vada personalmente a dare un’occhiata nei luoghi vicino alla banchina industriale del porto e scoprirà che la realtà è ben peggiore di quanto le fotografie proposte in quest’articolo possano testimoniare.
In fondo, gli esseri viventi possiedono sorprendenti capacità di adattamento: insetti, rettili e ratti possono prosperare ovunque, è stato ampiamente documentato dagli esperimenti scientifici. E pazienza per gli esseri umani. In conclusione, possiamo ritrovare anche questa settimana la morale della nostra favola nelle eloquenti parole di Orazio: Populus me sibilat at mihi plaudo ipse domi, simul ac nummos contemplor in arca. (Il popolo mi fischia, ma io mi applaudo da me, a casa mia, quando contemplo le mie ricchezze in cassaforte)



Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 31 del 03/08/2007

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