lunedì 16 marzo 2009

Memorie dal confine 30

Occorre passare al più presto dai programmi all’azione per una effettiva e concreta risposta ai bisogni della collettività crotonese

Non sono le promesse che contano!

Voi giovani, di qualsiasi gruppo sociale, avete i vostri obiettivi. Combattete per realizzarli, presentatevi ad ogni partito e chiedete a tutti di dichiarare la loro posizione, di pronunciarsi sulle questioni che vi interessano


di Romano Pesavento

Il caldo afoso che entra in tutti i vicoli e le strade della città, propagando lungo la sua scia torrida insopportabili tracce di ristagno e di odori sgradevoli, segno vistoso della endemica trascuratezza in cui versa una città abbandonata da Dio e – specialmente - dagli uomini, mi suggerisce, per qualche bizzarro nesso analogico, un tagliente parallelismo di Palmiro Togliatti “vibrato” nei confronti di un candidato della DC, assimilato per ironico dileggio alla figura di un certo dottor Grillo, personaggio caratteristico della novellistica comica italiana. Egli era “un medico che, quando andava da un malato, gli sentiva il polso, con la punta del bastone; e poi, quando si trattava di dare la ricetta, dava a tutti la solita ricetta accompagnata da un: che Dio ve la mandi buona”(Togliatti P., Manifestazione di giovani, l’Unità 5 maggio 1958). Personalmente, ritengo che la nostra realtà, in questo preciso momento storico, abbondi in ogni settore della vita pubblica e politico-amministrativa di novelli e perniciosi “DOTTORI GRILLO”. Quanti pseudo plurititolati o, paradossalmente, quanti alti funzionari, sprovvisti invece di qualunque qualifica, operano nei punti nevralgici della nostra comunità con lo stesso raggelante spirito di servizio del leggendario dottor Grillo? Il bastone come prolungamento di mani restie al contatto, al “contagio”, indica il disprezzo, la mancanza di reale coinvolgimento nei confronti del malessere altrui; soprattutto impone la distanza di sicurezza tra chi sta bene e chi invece annaspa. Distanza che deve essere conservata e mantenuta a tutti i costi. Inoltre, chi visita con un bastone, difficilmente si impegnerà per capire autenticamente le cause di un disagio. Forse per incapacità professionale o forse per semplice menefreghismo; in ogni caso una simile condotta non può che condurre alla solita ricetta: affidarsi al buon Dio, dal momento che gli uomini hanno ben altro da fare.
Occorre, quindi, che ognuno cominci a fare della salutare autocritica. Certo, non parlo di semplice critica astratta, cosa che non serve a nessuno, ma di un contributo reale che conduca verso un miglioramento dello stato attuale. Voglio provocatoriamente citare Josif Stalin, un personaggio che ebbe nella storia delle gravi responsabilità e colpe sulle quali non è opportuno soffermarsi, dal momento che lasciamo agli storici di professione tale compito. Ebbene, egli in uno dei suoi discorsi osservò in maniera molto ragionevole che chi dirige deve essere sempre soggetto al giudizio e al controllo della collettività: “Si dice che i vincitori non si giudicano, che non li si deve criticare né controllare. Non è vero. I vincitori si possono e si devono giudicare. Li si può e li si deve criticare e controllare. Ciò è utile tanto per la causa, ma per gli stessi vincitori; vi sarà meno boria e più modestia.”(Stalin J., Discorso alla riunione elettorale della circoscrizione “Stalin” di Mosca, 09.02.1946, Edizione in lingue estere, Mosca 1946)
Stalin parlava di due fattori da tenere sotto osservazione nel contegno in una classe dirigente: la boria e la modestia. La prima, di per sé esecrabile, non manca, anzi abbonda nei “dottori Grillo” di Crotone: essi, completamente privi di umiltà, ritengono di essere al di sopra di qualsiasi valutazione o critica negativa. Questa condotta del tutto spregiudicata, unita al tragico fatalismo tipico delle nostre regioni, conduce ad un atteggiamento rinunciatario e indifferente da parte dei cittadini, i quali sempre più insensibili ed indifferenti alle beghe dei potenti di turno, si allontanano dalla politica e dalla partecipazione alla “cosa pubblica”.
Così i pessimi costumi le condotte riprovevoli si cristallizzano, si “cronicizzato”, con il risultato fatale che ogni generazione,alla resa dei conti, sia uguale alle altre. Invece, Togliatti, citando Labriola, sosteneva che le nuove generazioni avessero il compito di rinnovare le istituzioni e contribuire concretamente ai processi di crescita della società: “Antonio Labriola, in uno dei suoi saggi, pubblicato frammentariamente sulla base degli appunti delle sue lezioni, si batte attorno al problema di definire che cosa è un secolo e dopo ampia discussione conclude che ciò che conta non è la misura soggettiva del tempo, ma è il contenuto dei processi che si compiono nella società. Credo che questo valga anche per il concetto di generazione nuova. Si può parlare di una generazione nuova quando si manifestino nell’orientamento ideale e pratico degli uomini e delle donne, che si affacciano come giovani alla vita, determinati elementi omogenei e nuovi, che si sono accumulati per il maturare di nuovi problemi, per l’accumularsi di una esperienza nuova, perché attraverso il maturare di questi problemi il formarsi di questa esperienza, nuovi interrogativi si pongono agli uomini riguardo alla loro vita di oggi e riguardo alla loro vita di domani, e risposte nuove incominciano ad essere date. Allora vi è veramente, o almeno incomincia ad apparire, quella che noi chiamiamo una generazione nuova. La quale però non si rivela mai per l’esplosione, ma si manifesta in un processo di sviluppo in cui si parte da determinati dibattiti, dubbi e posizioni, e si lavora su essi e si giunge ad affermazioni, manifestazioni, azioni e lotte di natura fondamentale.”(Togliatti P., Intervento al Comitato centrale del PCI, Roma, 9 giugno 1961)
Ancora Togliatti invitava i giovani a farsi avanti, a credere nelle proprie idee, perseguire i propri obiettivi;il segretario del PCI li incoraggiava ad affrontare i politici apertamente nell’esercizio delle svariate funzioni: dare risposte, dichiarare i propri intenti e realizzare i progetti sbandierati enfaticamente: “Con questa stessa chiarezza noi ci rivolgiamo ai giovani, per dire loro: possiamo promettervi che le amministrazioni popolari vi daranno, come hanno sempre dato le amministrazioni comuniste e socialiste, più di quanto non abbia dato qualunque altra amministrazione comunale. Ma diciamolo pure: non sono le promesse che contano: ciò che conta è che voi stessi vi facciate avanti e conquistate il vostro avvenire. Voi giovani, di qualsiasi gruppo sociale, avete i vostri obiettivi. Combattete per realizzarli, presentatevi ad ogni partito e chiedete a tutti di dichiarare la loro posizione, di pronunciarsi sulle questioni che vi interessano.” (Togliatti P., Discorso al XVI Congresso nazionale della FGCI, Genova, 2 ottobre 1960)
Sarebbe molto curioso se i giovani crotonesi andassero in giro per i partiti della città di Pitagora a chiedere conto dei programmi in cantiere. Sicuramente il rimedio per tutte le esigenze e le perplessità sarebbe suggerire l’emigrazione verso nuovi, più benevoli, orizzonti.
Tutto ciò senz’altro segna un divario sempre più profondo tra il principio di trasparenza e quello della politica. Asor Rosa ricorda come principio di trasparenza significhi: “riportare sotto gli occhi dei cittadini la formazione della decisione politica.” (Asor Rosa, La sinistra alla prova) Oggi nella nostra comunità tutto questo manca. Naturalmente, persone “superiori” potrebbero dire “tutto è relativo”. Voglio sottolineare che tale affermazione è impropria in questo caso, perché la moralità e l’etica devono comunque essere osservate con rigore, a prescindere dai comodi relativismi. A questo punto, non ci stupirebbe immaginare ironicamente e metaforicamente una fuga all’ “estero” anche della statua, tanto controversa, del noto cantautore Rino Gaetano, posta un tempo ben in vista sul lungo mare di Crotone, e ora giacente chissà dove.
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Foto: 1) Togliatti; 2) Togliatti, Ingrao, Nilde Iotti; 3) Antonio Labriola; 4) Togliatti.
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Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 26 del 29/06/2007

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