giovedì 12 marzo 2009

Memorie dal confine 24

La storia è una continua lotta di individui e di gruppi per cambiare ciò che esiste in ogni momento dato

Il perché dei perché!

La politica è un gioco spietato e, in essa, non hanno valore le recriminazioni sentimentali di coloro i quali credevano e ora si sentono ingannati, e nemmeno le scuse puerili di coloro i quali avevano il potere e “non sapevano”, “non sono stati informati in tempo” o insomma “hanno sbagliato tempo”


di Romano Pesavento

Sono molti gli interrogativi che abbiamo sottoposto alla gentile attenzione dei lettori durante questi mesi negli, ormai svariati, articoli di questa rubrica. Non a tutti i quesiti, probabilmente, si è riusciti a dare una risposta soddisfacente ed esauriente. D’altronde, sono convinto che solo attraverso una continua ricerca e un metodico studio degli avvenimenti si può sperare di approdare alla soluzione più opportuna per una qualunque problematica o, perlomeno, alla “messa a fuoco” più funzionale di un determinato fenomeno sociale, storico o politico. Per tal motivo, rimando al futuro possibili approfondimenti relativi alle diverse e molteplici questioni d’attualità, come si conviene in questi casi.
Circa il nostro “presente”, invece, tengo a precisare come, in molte delle argomentazioni precedenti, siano stati affrontati proprio temi politici, con tutto un “corollario” di giudizi personali e di indicazioni teoriche, indotte dalla rilettura dei “classici” della politica italiana e straniera. Sono certo che, così facendo, sono anch’io andato, spesso, incontro a critiche ed osservazioni non sempre benevole da parte di chi, da anni, “milita” in qualche schiera di partito. A costoro, voglio ricordare e faccio mia l’espressione con la quale Jean Jacques Rosseau amava liquidare le opinioni faziose dell’epoca: “mi si domanderà se sono principe o legislatore, per scrivere di politica. Rispondo di no, e che appunto per questo scrivo di politica.” (Rosseau, Contratto sociale, lib. I)
Questa citazione serve a ricordare che la politica ci appartiene: è un’attività alla quale dovrebbero dedicarsi con passione tutti i cittadini seri e consapevoli di ogni età e, soprattutto, ordine e ruolo sociale. Si dice, comunemente, che la vera politica dovrebbe essere esercitata da figure di grande valore e carisma, di conclamata cultura e professionalità; in tal senso, evidentemente, si deve scongiurare il pericolo rappresentato dai “politici di professione”, tra quali troppo di frequente si ritrovano mercenari furbi, abili a riciclarsi e riproporsi a più riprese ed in più contesti. In merito a quest’ultimo aspetto, non credo si possa dissentire tanto facilmente.
L’interrogativo che, però, oggi voglio proporre è il seguente: fino a che punto gli scenari attuali possono garantire un futuro ai nostri, beneamati, personaggi politici?
Prima di dare una risposta alla nostra domanda, occorre fare qualche riflessione sulla natura della politica. Non voglio in questa sede discutere sulle tante definizioni date su tale sottile, filosofica, questione, ma mi sembra comunque opportuno e stimolante far luce sull’argomento utilizzando il pensiero di Karel Kosik, che così si esprimeva: “La politica non è una scienza e nemmeno un’arte, ma un gioco per il potere e con il potere. Questo gioco non è un divertimento, ma una faccenda mortalmente seria e per questo in esso la morte, il fanatismo, il calcolo si manifestano più spesso che non l’umorismo ed il riso. Alle sue regole e alle sue leggi sottostanno non solo quelli che vogliono fare politica e lottano per il potere, ma anche quelli che fanno solo da spettatori, oppure stanno da una parte voltando le spalle. L’indifferenza verso la politica non ha mai garantito a nessuno che non sarà coinvolto nei suoi effetti. La apoliticità è parte integrante della politica. La politica è un gioco spietato e, in essa, non hanno valore le recriminazioni sentimentali di coloro i quali credevano e ora si sentono ingannati, e nemmeno le scuse puerili di coloro i quali avevano il potere e “non sapevano”, “non sono stati informati in tempo” o insomma “hanno sbagliato tempo”: l’insufficienza di informazione appartiene ad un determinato genere di politica, tanto la vuota retorica o il carrierismo”. (K. Kosik, La nostra crisi attuale, Editori Riuniti, 1969) Nonostante la riflessione fatta dal Kosik sia molto chiara, e ci richiami veementemente ai nostri doveri di cittadini ed elettori scrupolosi, non ci fornisce al momento l’architettura più netta su cui sono strutturati i rapporti tra individui e dirigenti politici. Solo qualche pagina più avanti lo studioso, infatti, fornisce un’immagine eloquentemente nitida del sistema politico, immaginato come un “sistema di cinghie di trasmissione”. Il giudizio di Kosik sull’efficienza e sull’utilità di un tale organismo è severo: “tale sistema funziona ignorando la propria sostanza”. Certamente, non possiamo applicare in toto una simile definizione alla nostra realtà politica, ma certamente alcuni dei meccanismi sopra descritti sono, grossomodo, simili a quelli che oggi emergono da un analisi dettagliata della società politica crotonese. Continuando la sua teoria l’intellettuale ceco così argomentava: “In un sistema di trasmissioni e di cinghie, tutto deve essere trasmissione e cinghia, anche il partito. La massa del partito è una cinghia di trasmissione, in ragione della quale si mette in movimento la cinghia di trasmissione chiamata “massa senza partito”. Il sistema delle cinghie di trasmissione è il sistema della massa e dell’anonimità. Il sistema non crea uomini e nemmeno le loro qualità e attitudini. Solo sfrutta e utilizza quelle capacità, passioni e interessi che sono necessari per il suo buon andamento. Se in un determinato sistema politico la “selezione naturale” si svolge in modo che ai posti dirigenti pervengano persone d’intelligenza mediocre, dalla spina dorsale piegata, di carattere debole, persone ubbidienti e devote, cariche di pregiudizi e dominate dai risentimenti, ciò non deriva dal fatto che l’uomo è così per sua natura. Il fatto è che il detto sistema per funzionare richiede proprio tali qualità e attitudini. Ogni altra capacità e attitudine è, dal punto di vista delle sue necessità, inutile oppure dannosa.” (K. Kosik, La nostra crisi attuale, Editori Riuniti, 1969)
Ecco servita la risposta relativa al perché esistano classi politiche mediocri! Tutto ciò, naturalmente, non ci consente di appisolarci e lasciare ad altri una possibile trasformazione dello stato di fatto attuale. Ricordiamo che lo stesso Gramsci aveva illustrato come la natura dei cambiamenti politici sia implicito nel termine stesso di storia.
“Se… l’individuo, per cambiare, ha bisogno che tutta la società si sia cambiata, prima di lui, meccanicamente, per chissà quale forza extraumana, nessun cambiamento avverrebbe mai: la storia invece è una continua lotta di individui e di gruppi per cambiare ciò che esiste in ogni momento dato, ma poiché la lotta sia efficiente questi individui e gruppi dovranno sentirsi superiori all’esistente, educatori della società, ecc…” (A. Gramsci, Passato e presente,1951, p.203)
E allora? Possiamo da queste parole trarre alcuni insegnamenti fondamentali. A Crotone, non esiste, al momento, una classe politica capace di agire e rappresentare un solido e coerente punto di riferimento per la popolazione. Naturalmente, questo agevola la continua frammentazione della classe politica locale stessa e la formazione continua di gruppuscoli politici pronti a contrastare incessantemente un simile assetto. Mi preme, infine, ricordare un ultimo concetto importante per capire la realtà che ci circonda: le aspettative su cui si costruiscono anche le vittorie politiche. A tal proposito, è necessario ricordare il pensiero di Karl Kautsky, che, nell’affrontare tale tema, usava fare un’importante distinzione tra la figura del politico e quella del routinier: “Naturalmente, non tutte le aspettative possono realizzarsi. Chi volesse spacciarsi per profeta infallibile o pretendesse da altri profezie infallibili, presupporrebbe nell’uomo forze sovrannaturali.


Foto di gruppo: arrivo della Delegazione della USPD (Germania) il 22 Giugno 1917: Eduard Bernstein, Hugo Haase, Karl Kautsky, Joseph Herzfeld, insieme con Nina Bang (Danimarca), J.W. Albarda (Olanda) e Arthur Engberg (Svezia).
Foto singola: Karl Kautsky.


Ogni uomo politico deve fare i conti con la possibilità che le sue aspettative non si realizzino. Tuttavia il “profetizzare” non è un atteggiamento ozioso ma un’attività indispensabile se esercitata con prudenza e con metodo, per ogni uomo politico razionale e lungimirante (…) Solo il routinier privo d’ingegno si contenta della credenza che le cose andranno anche in futuro come vanno oggi. Un politico, che sia al tempo stesso un uomo pensante, per ogni avvenimento imminente considererà tutte le possibilità che esso porta con sé e ne immaginerà anche le più lontane conseguenze. Certo, le forze della continuità sono immensamente grandi nella società e nove volte su dieci sembra che il routinier si comporti nel modo giusto continuando a seguire il vecchio trantran, senza darsi tanti pensieri delle nuove situazioni e delle nuove possibilità ma talvolta accade qualcosa di abbastanza forte da superare le forze della continuità, che erano già state scosse all’interno da avvenimenti precedenti anche e esternamente tutto rimaneva come prima. Ora lo sviluppo prende improvvisamente nuove strade e per questo tutti i routiniers perdono la testa, mentre si affermano soltanto quei politici che avevano avuto fiducia nelle nuove possibilità e nelle loro conseguenze. Ma nemmeno per quanto riguarda il corso abituale delle cose si deve credere che il routinier privo d’ingegno sia superiore al politico che esamina il futuro o “fa profezie”. Ciò potrebbe essere vero soltanto se il politico considerasse le possibilità di cui intravede le conseguenze come delle realtà secondo le quali indirizzare il suo agire pratico immediato…L’ottuso routinier non si sentirà mai spinto a studiare il presente che a lui appare come semplice ripetizione delle situazioni ben note nelle quali si era mosso fino ad allora. Chi invece, in una data situazione, intravede tutte le sue possibilità e conseguenze, può realizzare ciò soltanto attraverso lo studio delle forze in gioco e sarà portato prima di tutto a rivolgere la sua attenzione a quei fattori, ancora poco osservati, che stanno venendo alla luce. Ciò che a parecchi filistei appare come un profetizzare a vanvera privo di scopo è in realtà il risultato di uno studio profondo e perciò è accompagnato sempre da un’accresciuta conoscenza della realtà.” (K. Kautsky, La via del potere, Universale Laterza, 1969) .
Da quanto si evince, speriamo che a Crotone possa trovare una maggiore visibilità anche qualche politico “profeta ”… abbiamo sperimentato già tanti routiniers!!!.
Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 20 del 18/05/2007

Nessun commento:

Posta un commento