lunedì 9 marzo 2009

Memorie dal confine 13

“Quale tragico fallimento morale! Ci sentiamo più umiliati come uomini che come militanti. Prima di essere per un mondo di giustizia e di libertà, per un mondo socialista e democratico, noi siamo per un mondo di uomini e non di fantocci”


Il potere delle idee!



“Socialismo, democrazia, comunismo non hanno un sentimento vigoroso della propria dignità e libertà; se non hanno coscienza della propria umanità. Uomini vogliamo, non schede, non numeri, non tessere”


di Romano Pesavento

“Caro amico,
soffrite che ancor vi annoio raccomandandovi in questi tempi scabrosi il solo fine che deve animare uno scrittore, cioè il bene comune: quando non si può parlare veridicamente taciamo, ma per amor di Cristo non ci rendiamo complici, dei mali che purtroppo affliggono il genere umano.” (Dalla Lettera di Filippo Buonarroti all’abate Piombi)
Questa settimana ho ritenuto doveroso fare qualche considerazione sulla coscienza critica che oggi gli elettori e i militanti del centro-sinistra dovrebbero aver elaborato alla luce dell’agire politico dei loro rappresentanti. Naturalmente, non avendo un campione statistico sottomano, le critiche che da queste righe si muoveranno sono il frutto della mia semplice opinione e osservazione della realtà odierna o di molteplici scambi di idee con giovani ed adulti ugualmente attoniti di fronte alle anomalie della politica . La lettera di Filippo Buonarroti, anche se maturata in epoca e in condizioni socio-economiche assai diverse rispetto all’attuale, ci può, certamente, fornire qualche elemento di riflessione: infatti, lo sfogo che essa contiene in relazione al mal costume politico, già nelle sue prime righe, può essere un esempio concreto dell’ abbattimento e del profondo sconforto in cui i cittadini sensibili alle problematiche della società si ritrovano.
Diverso, ma ugualmente critico, si palesa il pensiero di Carlo Rosselli. Quest’ultimo ci pone di fronte ad un serio ragionamento: esiste nel nostro territorio ormai un distacco enorme tra classe dirigente politica ed elettorato attivo.

Non è certamente difficile accorgersi della sfiducia che la popolazione e gli elettori hanno maturato nei confronti dei propri rappresentanti. I famosi “ideali politici” si sono trasformati molto spesso in “interessi personali”; mentre la gran parte dell’elettorato è strumentalizzata ai fini della propria affermazione politica e “spesa” unicamente come vantaggiosa tessera elettorale. Assistiamo da troppo tempo,ormai, demoralizzati e impotenti, alla pericolosa, torrentizia e implacabilmente verbosa propensione dei vari demagoghi all’“autopromozione” e alla celebrazione del proprio operato, anche quando i risultati conseguiti risultano piuttosto modesti, per non dire fallimentari. La gente emigra, la città si svuota e la nostra illustre classe dirigente nicchia. Eppure sono ancora vivi gli echi elettorali ed i buoni propositi sbandierati con impeto ed entusiasmo ai quali molti elettori affidavano le proprie speranze. Che tristezza! Quante speranze perse in un voto che doveva capovolgere o, perlomeno, migliorare la situazione economica e sociale del nostro territorio. E allora è opportuno ricordare quanto lo stesso Rosselli scriveva qualche tempo fa: “Quale tragico fallimento morale! Ci sentiamo più umiliati come uomini che come militanti. Prima di essere per un mondo di giustizia e di libertà, per un mondo socialista e democratico, noi siamo per un mondo di uomini, e non di fantocci; per un mondo magari cento volte più povero e incivile di quello germanico, ma in cui l’uomo sappia, ogni tanto riscattarsi dalla sua qualità di bestia ragionevole per credere, battersi, sacrificarsi in nome di qualche cosa che lo trascenda, che non stia sul piano del possibile, dell’accessibile, dell’utile, fosse pure questo qualche cosa il mulino a vento di Don Chisciotte o la peggiore delle superstizioni. Né vogliamo con questo celebrare l’irrazionale; ma solo rinnegare una falsa, mutilata ragione che induce a spregiare i valori morali ricacciandoli al rango di sottoprodotti, o che autorizza a combattere solo quando il successo è sicuro. Socialismo, democrazia, comunismo non hanno un sentimento vigoroso della propria dignità e libertà; se non hanno coscienza della propria umanità. Uomini vogliamo, non schede, non numeri, non tessere.” (cit. Carlo Rosselli, sta in Franco Venturi, La lotta per la libertà, pg. 216)
Naturalmente, sono convinto che oggi più che mai è importante affermare le proprie idee e sostenerle con forza. Lo spirito critico ed il confronto dialettico sono quindi importanti e necessari ai fini di un corretto e proficuo mantenimento e sviluppo della democrazia. Attraverso le idee è possibile notevolmente favorire i cambiamenti e, si spera, apportare le correzioni più appropriate: non è da poveri idioti, bisogna ribadirlo con fermezza, confidare nel cambiamento e nel ripristino di valori quali la dignità e l’onestà, anche se il percorso si presenta, troppo spesso, piuttosto accidentato e sdrucciolevole. A tal proposito, riportiamo le tristemente lucide riflessioni dell’economista Federico Caffè:“Sono sicuro che il potere degli interessi costituiti è assai esagerato in confronto con la progressiva estensione delle idee. Non però immediatamente. (...) giacché nel campo della filosofia economica e politica non vi sono molti sui quali le nuove teorie fanno presa prima che abbiano venticinque o trent'anni di età, cosicché le idee che funzionari di Stato e uomini politici e perfino gli agitatori applicano agli avvenimenti correnti non è probabile che siano le più recenti. Ma presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose sia in bene che in male” (Federico Caffè, La solitudine del riformista)
Naturalmente, tutto ciò ci condurrebbe a ragionare anche allo storico e conflittuale rapporto tra verità e politica. Non vogliamo in questo articolo dilungarci molto sul tema, anche se ci sembra opportuno dare qualche informazione. A tal proposito, ricordiamo il pensiero della Hanna Aredt: “Nessuno ha mai dubitato del fatto che verità e politica siano in rapporti piuttosto cattivi l’una con l’altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la sincerità tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista” (Hanna H. Aredt, Verità e politica, 1967)
Infine, per avere qualche strumento interpretativo in più e per rapportarci ad una fase storico – politica cittadina piuttosto incerta e problematica, ricordiamo uno stralcio di un’intervista a Moravia, la cui “efficacia” è evidente:
“Domanda: Moravia, lei è stato sempre un uomo di sinistra. Adesso in Italia la sinistra almeno la sinistra storica, istituzionale – sta avvicinandosi al governo, sia pure accanto alla DC. Si sente appagato.

Risposta: No. Sento che è un compromesso; e d’altra parte, ufficialmente si chiama proprio così. A un certo momento si sospendono le ostilità fra comunisti e democristiani per consentire al paese di riprendersi da una crisi mortale. Dopo di che i comunisti – penso io – riprenderanno la loro libertà, portando con sé alcuni dei risultati ottenuti con questa tattica. Si capisce: non si fa niente per niente.” (A. Moravia, Intervista sullo scrittore scomodo)

Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 09 del 02/03/2007

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