lunedì 30 marzo 2009

Memorie dal confine 32

Approfondire tutto ciò che non si capisce. Discutere e chiedere chiarimento di ciò che non è chiaro. Dichiarare la guerra al formalismo a tutti i tipi di formalismo.

Visioni oniriche nell’Estate Crotonese

Ambiguità di espressione e piglio marziale sono da sempre ingredienti fondamentali dell’indigesto polpettone crotonese


di Romano Pesavento

In questo caldo d’estate, di ritorno dall’Italia, seguendo la scia delle molte riunioni ed iniziative politiche crotonesi, mi trovai una notte a vagabondare tra sogni strani, fantasmagoriche apparizioni e visioni ipnotiche. In mezzo ad un simile, sconcertante, caos mi angosciai profondamente: tali inquietanti immagini sembravano evocare, come un quadro surrealista, le contraddizioni, le stranezze e le ambiguità della realtà circostante.
Voglio quindi raccontare ciò che ho “visto”, pardon, sognato, sperando di non ripetere più esperienze del genere.
Primo round.
Come giovani cocuzze, smaniose di diventare mature, stavano sbalorditi, in attesa, ascoltando le parole del cucuzzaro. I loro visi vagamente “ittici”; i loro sguardi in preda allo stupore del vuoto guizzavano alla rinfusa, come sardine disorientate in mari troppo azzurri e profondi; i loro capelli così ben curati emanavano odori salmastri che saturavano la sala di acri effluvi. Nessuno osava interrompere il flusso delle parole roboanti dell’oratore appassionato e “ispiratissimo”, anche perché tutti sapevano che poco bastava per finire allo spiedo con quattro patate di contorno, condizione che, di per sé, non è auspicabile per nessuno. L’applauso era d’obbligo; ma solo quando i gran maestri lo permettevano. Pertanto si aspettava sempre un cenno, la claque, o, magari, un bel colpo di pistola, come nelle competizioni sportive, dal momento che anche lì si gareggiava…. A chi era più in vista, a chi era più popolare, a chi era più influente, a chi era più… Ai vincitori si distribuivano lecca, lecca e cioccolatini: cosa altro desiderare? Forse non si premia da sempre chi è più conforme alla condotta da tutti condivisa?
Per una situazione del genere, mi venivano in mente alcuni versi di due poesie di Trilussa: “Un pappagallo recitava Dante:/ “Pape Satan, pape Satan aleppe…”/ Ammalappena un critico lo seppe/ corse a sentillo e disse: - È impressionante!/ Oggiggiorno, chi esprime er su’ pensiero/ senza spiegasse bene, è un genio vero:/ un genio ch’è rimasto per modestia/ nascosto ner cervello d’una bestia./ Se voi l’ammirazzione de l’amichi/ nun faje capì mai quelo che dichi.” (Trilussa, Pappagallo ermetico, 1937)
“Er gatto entrò in cucina e rubbò un pollo./ Er Coco se n’accorse e, detto fatto,/ je corse appresso e l’agguantò p’er collo./ – Ma questa è incomprensibile! – disse er Gatto –/ Nun hai visto che porto/ la collarina nera con un bollo,/ e chi cià questa qui, nun ha mai torto?/ E tengo, pe’ de più, la protezzione/ d’un pezzo grosso de li più potenti,/ che me le manna tutte quante bone… -/ Er Coco che capì la situazzione/ se mise su l’attenti./ Conosco più d’un gatto ch’è disposto/ a vende er fumo pe’ magnà l’arrosto.” (Trilussa, Venditore de fumo, 1939)
Il concetto è molto semplice: ambiguità di espressione e piglio marziale sono da sempre ingredienti fondamentali dell’indigesto polpettone crotonese. I venditori di fumo, quelli che da eccellenti imbonitori di piazza riescono a rifilare autentiche patacche ai creduloni, hanno sempre, chissà perché, suscitato una considerevole ammirazione e un discreto – a volte oceanico – seguito tra gli elettori. Però.
Il però, nella fattispecie, diventa sostanziale quando al di là delle chiacchiere, il piatto piange. Quando si toccano i sacri cordoni della borsa, anche il più refrattario alle ideologie politiche - o alle beghe di potere - si deve rendere conto dell’incredibile spreco di risorse pubbliche a vantaggio dei soliti noti.
Possibile che con una sequenzialità così allarmante personaggi in vista della città siano coinvolti in attività losche o in procedimenti penali volti all’ accertamento di eventuali responsabilità in fatti illeciti? Deve essere tutto colpa dell’invidia o di oppositori politici traffichini e malvagi,sempre propensi a screditare “i giusti”. Chi sono “i giusti”? Quelli che indefessamente si sacrificano per il bene di tutti e, soprattutto, per fare funzionare al meglio ogni singolo settore della città: giudicando dai risultati concreti, si può evincere come Crotone abbondi, fortunatamente, di simili integerrimi personaggi.
Secondo round.
Ero lì, seduto sotto l’ombrellone, alla ricerca disperata dell’ombra fresca che mi consentisse di leggere le notizie quotidiane dei giornali in santa pace (?), quando, ad un tratto, mi accorsi che lungo la riva di fronte a me si dipanava un’ amabile scenetta: un faraone, con la cresta variopinta, circondato da alcuni cittadini, preoccupati per l’avvenire di Crotone e intenti a chiedere lumi sulle sorti della stessa, stava rilassato a godersi il sole, nonché il “delizioso” delirium tremens degli afosi problemi degli abitanti. Più l’elenco delle disgrazie crotonesi s’infittiva, più un’olimpica, invidiabile e distaccata calma si diffondeva sul suo placido volto. Visto da lontano, mi sembrava che i suoi pensieri emigrassero pacificamente e inesorabilmente verso mondi remoti, lontanissimi da noi e dalle nostre miserie: Carabi, Cuba o magari il generoso, stipendio che la prestigiosa carica comportava. Infatti, perché pensare alle disgrazie altrui quando proprio quest’ultime sono direttamente o indirettamente fonte delle proprie fortune? Perché la coscienza e il senso di responsabilità e l’onestà lo dovrebbero imporre.
L’onestà è il bene più pregiato e raro. Onestà significa non soltanto comportarsi in modo corretto, ma anche agire in modo misurato, consapevole dei propri mezzi e delle proprie possibilità,per non tradire se stessi e gli altri. In merito a quest’ultimo concetto, rileggiamo quanto sosteneva Nietzsche:“Non vogliate nulla al di sopra delle vostre capacità: c’è una terribile falsità in coloro che vogliono al di sopra delle loro capacità.
Specialmente se vogliono grandi cose! Giacché provocano diffidenza verso le grandi cose, questi sottili falsificatori e commedianti: - finché diventano falsi davanti a se stessi, guerci, verminai imbiancati, ammantati di parole forti, di virtù di facciata, di opere false e luccicanti.
Fate qui uso di sana prudenza, o uomini superiori! Niente invero è per me oggi più prezioso e raro dell’onesta.” (Nietzsche F., Così parlò Zarathustra, Rizzoli, 1993, pg. 321)
E’ proprio vero: più gli obiettivi sono ambiziosi, più pescano sciaguratamente nella falsità e nella corruzione, se non sono supportati da adeguati capacità e meriti. Il risultato? “Opere false e luccicanti”. Il punto è che, al di là di accorte “dorature” e qualche tocco di stucco ben assestato, si conclude ben poco di significativo in città e i Crotonesi, per quanto rintontiti dal caldo e dalle difficoltà personali, incominciano a capirlo a dovere.
In conclusione, vorrei proporre una testimonianza antidoto alla “vita vegetale” e passiva che si prospetta tristemente per i giovani crotonesi. Se non garba l’aggettivo “comunista”, ognuno in base al credo politico personale può sostituirlo con altro, ma l’idea di fondo resta quella: credere con fervore e operatività nel proprio ideale politico e crescere intellettualmente rimangono gli unici strumenti di elevazione per chi intenda rimanere padrone di se stesso, delle sue azioni e del proprio avvenire.
“Io credo che la prima cosa che deve contraddistinguere un giovane comunista sia l’onore che prova a esserlo. Quell’onore che lo porta a mostrare a tutti la sua qualità di giovane comunista, che non si esaurisce nella clandestinità, che non si riduce ad una semplice formula, ma anzi viene espresso in ogni momento, perché esce dall’anima, e il giovane comunista ha interesse a mostrarlo, perché per lui è un orgoglio.Insieme a questo, un grande senso del dovere verso la società che stiamo costruendo, verso i nostri simili come esseri umani e verso tutti gli uomini del mondo. Oltre a questo, una grande sensibilità di fronte a tutti i problemi, una grande sensibilità di fronte all’ingiustizia, spirito anticonformista ogni volta che sorga qualcosa che non va, chiunque l’abbia detto. Approfondire tutto ciò che non si capisce. Discutere e chiedere chiarimento di ciò che non è chiaro. Dichiarare la guerra al formalismo a tutti i tipi di formalismo.” (Ernesto Che Guevara, Què debe ser un joven comunista? Discorso tenuto durante la commemorazione del II anniversario della unificazione del movimento giovanile, 20 ottobre 1962, Baldini & Castoli, 1997)


Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 28 del 13/07/2007;

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