martedì 10 marzo 2009

Memorie dal confine 16

“Ciarlatani della politica ne abbiamo molti, troppi. Per noi giovani, sarebbe delittuoso l’andare ad aumentare questa turba amorfa”


Evviva il partito democratico!


“I giovani devono avere la forza morale di organizzarsi in una nuova classe dirigente in modo da sbalzare di seggio tutti i vecchi padreterni sostituendoli con elementi migliori”


di Romano Pesavento

È arrivata la notte e con essa anche un’altro giorno è passato. Le luci della città di Udine si accendono piano piano; lungo le strade la gente cammina con passo spedito. I ritmi di vita sono certo diversi dalla mia Crotone. Qui si respira un’aria vivace, europea. Sono molti gli extracomunitari, i soggiornanti dell’est che hanno trovato ospitalità e lavoro nelle aziende del luogo.
Il luogo di confine è una panacea per sistemare in modo logico e riflessivo le idee, i pensieri. Qualcuno, probabilmente, direbbe: aiuta a mettere insieme i tasselli di un grande mosaico. Certamente, non sbaglierebbe. Nonostante la sensazione di calma apparente, il tempo scorre via in fretta. Durante le ore libere, mi reco spesso presso la biblioteca centrale, dove mi diletto a consultare e leggere qualche testo ricco di “storia”,valori ed insegnamenti. D’altronde, la rubrica “Memorie dal confine”, che da qualche mese porto avanti su questo giornale, è anche il frutto di una rivisitazione delle nostre vicende politiche mediante “la luce” di queste appassionate letture.
Sento, frequentemente, cittadini e amici che, giorno dopo giorno, mi esprimono tutto il loro malcontento e la propria delusione circa il degrado e l’abbandono in cui versa Crotone . A tale stato di cose, già sconfortante di per sé, si aggiunge un ulteriormente nefasto contraltàre: le tante “illusioni” spacciate quotidianamente dai nostri abili “venditori di fumo”. Purtroppo, come più volte ho scritto, penso, da uomo di sinistra moderata, che la sinistra, a Crotone, stia perdendo un treno molto importante targato Sviluppo.
Non si può e non si deve amministrare la cosa pubblica peggio di quanto abbiamo sperimentato ,a nostro danno,in passato. Occorre che i nostri amministratori si diano una “regolata”. Non siamo tutti uguali nella cabina elettorale. Segnali preoccupanti cominciano già adesso a manifestarsi :
l’emigrazione sempre più consistente delle fasce giovani, ma anche adulte; il nascere tra il popolo, sia della sinistra moderata che radicale, di sacche di scontenti. In poche parole, crescita dell’astensionismo. Non per nulla, la manifestazione del 7 marzo,pur non politicizzata perché non “sponsorizzata” da alcun partito politico,in cui tanti cittadini hanno “abdicato”dal loro ruolo di elettori consegnando la propria tessera elettorale, dovrebbe pur significare qualcosa.
Se tante persone approdano ad una simile disperata “soluzione”, il fondo è già stato toccato e qui si profilano solo due prospettive : riemergere o scavare. Furiosamente in entrambi i casi.
I giovani devono avere la forza morale di organizzarsi, di partecipare alla vita politica, di aggregarsi e promuovere, magari, una nuova classe dirigente attenta ai bisogni collettivi e non esclusivamente al proprio tornaconto, in modo da favorire autenticamente un reale rinnovamento socio- politico in città, il cui fine ultimo sia quello di promuovere lo sradicamento di certi costumi e atteggiamenti sedimentati in maniera deteriore, ma profondamente deleteri per la crescita democratica di un Paese civile .
Paradossalmente, a Crotone, ci troviamo in una situazione giovanile simile a quella descritta da Ruggero Grieco nel suo rapporto al comitato centrale del PCI: “La nostra gioventù attraversa una grave crisi. Centinaia di migliaia di giovani si affacciano ogni anno alla vita cosciente e cercano una carriera. Essi trovano sbarrate le vie. Solo una piccola parte di giovani avanza stentatamente. Nessuna statistica denuncia, nella sua ampiezza questo aspetto tragico della nostra vita sociale. Centinaia di migliaia di giovani operai, di tecnici di professionisti sono senza avvenire… È stato risposto ai giovani che chiedono di vivere che occorre muover guerra al confort. Ma si tratta di ben altro! Si tratta del pane, della carriera dei giovani, dei giovani senza confort e senza avvenire.” (Ruggero Grieco, Largo ai giovani sta in Scritti scelti, 1966)




Cosa fare? Occorre, al più presto, una nuova classe dirigente fatta da giovani leve preparate e piene di grinta, ma, soprattutto, indipendenti economicamente. Efficaci suonano le parole dello storico Gaetano Salvemini, citate da Piero Gobetti in un suo articolo: “O la nostra attuale gioventù ha la forza morale di lavorare tenacemente una decina d’anni a crearsi una nuova cultura politica e ad organizzarsi in una nuova classe dirigente del paese in modo da poter sbalzare di seggio tutti i vecchi padreterni sostituendoli con elementi migliori; oppure anche con elementi migliori; oppure anche questo rinnovamento morale prodotto dalla guerra si ridurrà ad un nuovo fiasco.” (Pietro Gobetti, Il problema dei problemi, .”Energie nove”, serie I, n. 6, 15-31 gennaio 1919, p.81)





D’altronde, in un passo successivo è lo stesso Gobetti a rafforzare il pensiero di Salvemini e a fornire alcuni giudizi e riflessioni che sembrano dipingere realisticamente la realtà crotonese.
“Ciarlatani della politica ne abbiamo molti, troppi. Per noi giovani, sarebbe delittuoso l’andare ad aumentare questa turba amorfa. Non abbiamo fiducia che in noi….Gli uomini migliori – Salvemini, Bissolati…- hanno fatto parte per se stessi, non sono un partito, ma hanno le coscienze. Ci resta solo lavorare seriamente da noi senza preoccupazioni esteriori. Solo rafforzandoli intimamente creeremo la nuova forza politica, che sarà la condizione della vita nostra. Le nostre conclusioni provvisorie, i nostri dubbi li verremo esponendo qui, senza falsi ritegni e vili timori, al lume di una franca discussione. Perché noi non ci possiamo accontentare di parole. Le lasciamo ai professori di certi contraddittori…Non saremo numerosi, ma fratelli con fratelli. E stretti in un blocco di sincerità saremo una forza.” (Piero Gobetti, Il problema dei problemi,1919)
Fatto questo preambolo, passiamo adesso a qualche breve considerazione sul partito democratico a Crotone. Già adesso, molte vecchie casacche diessine nella città di Crotone cominciano a cambiare molto celermente colore. Si rinnega facilmente, e velocemente (!),ciò che un tempo si idolatrava e si citava nei propri discorsi politici: Gramsci, Togliatti, Berlinguer non esistono, improvvisamente, più. Dove è finita l’idea dell’unità delle sinistre? Forse non esiste più? Eppure leggendo un vecchio discorso di Giorgio Amendola, datato fine anni settanta, emergeva una gran voglia di sinistra: “Noi dobbiamo essere unitari, sentiamo il peso per tutti noi della debolezza socialista, come debolezza di tutta la sinistra.


Questa unità delle sinistre in Italia è sbilenca, c’è troppa forza da una parte e troppa poca dall’altra. Certo non si può chiedere a noi di rinunciare alla nostra forza, ma è possibile auspicare una crescita della forza socialista, naturalmente una crescita che avvenga nel quadro di una lotta unitaria. E questo è il nostro cammino nel nostro partito.” (Giorgio Amendola, Conclusioni al XVI congresso della federazione milanese del PCI (1977))
Certamente, sono anch’io dell’idea che la storia “non si ferma davanti a un portone” e che con le sue trasformazioni, evoluzioni ci fornisce, giorno dopo giorno, preziosi insegnamenti e suggerimenti. Per quanto riguarda la politica locale, faccio mio il pensiero di Gobetti, anche se al tempo stesso sono convinto che “applicarlo”nella mia città sia un’impresa veramente ardua: “È un lavoro a lunga scadenza che mira a creare degli uomini migliori, più sinceri, più forti. Per raggiungere questa umanità migliore dobbiamo svalutare e distruggere le abitudini, gli schemi, le indifferenze. Per certo un lavoro che chiede muscoli e nervi a posto.
Ma mentre distruggiamo un mondo di pregiudizi e di deficienze costruiamo con ardore e pazienza il mondo della concretezza. –Sostituiamo agli ultimi resti della verità rivelata la verità che si conquista giorno per giorno col lavoro di ciascuno. Alle astrazioni generiche l’esame accurato, senza preconcetti del piccolo e del grande problema che sorge. Soltanto con questo trovare le soluzioni e sistemarle si fa della politica.” (Piero Gobetti, La nostra fede, Energie nove, serie II, n. 1, 05/05/19, p. 1-8)


Pubblicato su La Provincia KR, settimanale di informazione e cultura, Anno XIV n. 12 del 23/03/2007;

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