giovedì 26 febbraio 2009

Memorie dal confine 1

Crotone: paradiso perduto, Atlantide sommersa dalle acque e mausoleo di se stessa

Povera patria… e soprattutto povera Crotone!
Crotone, teatro delle maldestre e penose farse dei politicanti di destra e/o sinistra

di Romano Pesavento

“Povera patria” recitava -con tutto il resto che ne seguiva, assai adeguato al nostro caso, ma che non riportiamo, per una pietosa forma di pudore- un’intensa, sofferta e drammaticamente “vera” canzone di Franco Battiato. Tale, accorata, esclamazione è quanto ci viene in mente quando dobbiamo trarre un consuntivo di questo nostro, modesto e senza pretese, percorso nei secoli, nelle vicende e nella realtà di una Crotone vista attraverso gli sguardi ora, impietosi, ora increduli, eppure sempre emotivamente partecipi degli “altri”: gli stranieri .
L’immagine che aleggia nelle nostre menti, alla fine di questo viaggio nella memoria, è quello di un “paradiso perduto”, di un’Atlantide sommersa dalle acque, di uno sfacelo e di uno spreco indicibile di forze, risorse e uomini. Crotone è il mausoleo di se stessa, è la concretizzazione, il “correlativo oggettivo” di T.S. Eliot , del mancato sviluppo, del mancato progresso, del mancato decollo; insomma, per dirla tutta, del “mancato”, tout court.
Crotone, polo industriale che c’era e che ha dato, se non lustro o aria pulita, perlomeno lavoro e certezze a migliaia di cittadini in cerca di una dimensione di vita decorosa e onesta.
Crotone, porto in perenne via di riassestamento e di riadattamento alle esigenze del trasporto moderno… insomma, in secolare fieri .
Crotone, sede di un aeroporto fonte d’orgoglio e, nel contempo, di indicibili patemi d’animo a causa delle ormai cicliche- quasi come le inondazioni del Nilo - minacciate crisi/chiusure dello stesso.
Crotone, terra bellissima e baciata dal sole, dal mare, dalla Natura, dagli dei, che, però, non conosce ancora quel salto qualitativo atto a proiettarla tra i luoghi di turismo che contano e, soprattutto, fatturano.
Crotone, sito fecondo e fortunato, allietato da un clima mite e generoso, alle prese con attività agricole, spesso, condotte con generoso entusiasmo, ma in condizioni di precaria sicurezza ambientale.
Crotone, sbandierato polo universitario ma, in sostanza, privo di autentico riconoscimento o, soprattutto, di reale autonomia e utilità per quei, poveri, giovani ancora illusi di poter realizzare se stessi ed essere utili alla collettività studiando e, magari, oprando nella propria città .
Crotone, ultima provincia e non solo, ahinoi, in ordine d’istituzione cronologica .
Crotone, teatro delle maldestre e penose farse dei politicanti di destra e/o sinistra, impegnati con zelo, metodo e dispendio d’energia, a ingollare, fagocitare, ruminare e metabolizzare tutto quello che si presenta sotto la loro vista. Probabilmente, quando il geniale A. Albanese, noto attore comico di teatro e televisione, ha inventato l’odioso ma esilarante personaggio di Cetto La qualunque, si sarà di sicuro ispirato a qualche assessore,onorevole o segretario di partito delle nostre contrade.

E’ davvero difficile immaginare un politicante così abietto, volgare, ignorante e meschino come Cetto con una provenienza più che geografica, etico-antropologica, perché molti sono i calabresi/crotonesi onesti e preparati , diversa da quella di troppi locali demagoghi.
Anzi,il delirante ma efficace slogan elettorale di Cetto: CCHIù PPILU PE’ TUTTI, sicuramente, possiede più potere persuasivo e valore ideologico di tanti astrusi, fasulli, pretestuosi e ridicoli proclami di onestà ed impegno nel risolvere i problemi della “ggente” dei nostri moderni “Pericle”.
Intanto, mentre Crotone attende di sbocciare in fiore o, se preferite, di evolvere da viscido bruco a lucente farfalla, i giovani disoccupati –non protetti- sono costretti ad abbandonare la città e a lasciarla in balìa dei nomi di sempre. La crisi di Crotone,non ci stancheremo mai di ripeterlo dalle colonne di questo giornale, è prima di tutto una questione morale . Quando il potenziale “buono” viene criminalmente allontanato (l’emigrazione dei giovani crotonesi, non solo per motivi universitari, rasenta valori allarmanti) e in provincia rimangono, tranne qualche rara avis, incompetenti,lavativi e filibustieri , quale sviluppo o progresso si può mai ipotizzare per Crotone, laddove mancano le idee, l’entusiasmo, i contenuti e la preparazione di giovani forze e di spiriti non contaminati dal seme della corruzione e del pressapochismo?
Forse saremo tacciati di macabro disfattismo, ma la situazione della nostra città fa pensare ad un corpo in avanzato stato di decomposizione, i cui, ultimi, sconci umori vengono sfruttati e avidamente succhiati da torme di festosi saprofiti in “agonistica”competizione, l’uno con l’altro, nel ricavare il massimo del nutrimento da un organismo ormai disfatto.
A questo punto, “il bravo commentatore” dovrebbe spendere due paroline su una eventuale, possibile, rinascita della provincia,in maniera tale da non incupire eccessivamente i lettori o procacciarsi con le proprie mani la sgradevole etichetta di antipatico, come è accaduto,per esempio, a ben più insigni scrittori come Giorgio Bocca. Già… eppure, questa volta, pur sforzandoci, non riusciamo davvero ad immaginare una conclusione diversa da questa, perché per un’inversione della attuale rovinosa rotta su cui siamo collocati,servirebbero un prodigioso sforzo collettivo ed un impegno tangibile fatto di sacrifici e lavoro serio, sgraditi, probabilmente, -alla maggior parte dei “notabili” locali. Forse, a questo punto, è più sensato proporre, invece, un vecchio adagio: “Chi di speranze vive, disperato muore

Pubblicato sul settimanale: La Provincia KR Anno XIII n. 47 del 01/12/2006.

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