Le Alpi di Segantini in mostra al Palazzo Reale di Milano: tra divisionismo e simbolismo
Romano Pesavento
La sobrietà delle cose umili, il
rapporto primitivo tra l’uomo e la Natura, la luminosità dei paesaggi alpini
sono motivi ricorrenti e fonte d’ispirazione per l’estro artistico e l’abilità
espressiva di Giovanni Segantini, impareggiabile maestro della tecnica
divisoria, in mostra presso il Palazzo Reale di Milano fino allo scorso 18 gennaio.
Seguendo, passo dopo passo, i
ritmi ancestrali della vita alpestre e succhiando il nettare della genuinità delle
atmosfere rupestri, l’artista ne rappresenta in ogni sua opera la poesia con le
sue sfumature romantiche e, a volte, malinconiche delle sue pennellate. Nei
volti umili delle madri, dei laboriosi braccianti, contadini, mandriani, si
leggono i duri solchi scavati dalle rughe e la fatica giornaliera, ma anche la
purezza, l’amore e la dolcezza dei sentimenti che uniscono “tutte le femmine di
tutti i sereni animali che avvicinano a Dio”.
Il sincronismo elettivo della tenera
unione tra madre e figlio, elemento fondamentale del percorso umano e artistico
del pittore, si presenta ricorrente in molti suoi quadri: il dramma della
scomparsa prematura della propria madre, all’età di sette anni, ne influenza in
modo fatale gran parte della produzione; tale rapporto viene vagheggiato con
nostalgia e delicatezza rare; tanto più quando è iconograficamente accostato ai
“cuccioli” di altre creature: vitellini con mucche, pulcini con chiocce,
agnellini con pecore, specularmente rispecchiano la benevolenza e l’afflato della
prima consanguineità.
Le calde sfumature colorate del
tramonto e il soave passaggio delle stagioni si imprimono sulle superfici e
costellano i quadri di pulviscolo iridescente, rasserenando la mente
dell’osservatore. Nell’armonia della quotidianità trova davvero rifugio la
bellezza; la grazia delicata di variegate figure e forme bucoliche ci
accompagna gradualmente verso un mondo semplice e antico. La spettacolarità
imponente dei paesaggi dilata immaginazione e pensiero, che spaziano liberi tra
gli echi delle gole delle catene montuose e si espandono all’infinito.
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