Quella magica pennellata di March Chagall
Romano Pesavento
Ancora pochi giorni per ammirare
l’esposizione su Marc Chagall, “Una retrospettiva 1908 1985”. Ultima data
disponibile il primo di febbraio. A sentire gli organizzatori è stato un vero e
proprio boom di presenze; sono, infatti, più di 205 mila i visitatori che in
questi mesi hanno percorso le sontuose stanze di Palazzo Reale, a Milano, in
cui sono custoditi i circa 220 capolavori dell’artista bielorusso. Nessuna
altra mostra ha potuto ricostruire in modo così fedele l’intero percorso
formativo e umano di Chagall: non a caso ciascuna tela o disegno costituisce un
tassello fondamentale nel percorso del pittore e nel linguaggio iconografico
del Novecento.
Il luminoso e remoto tempo
dell’infanzia, lo sperdimento dell’innamoramento, l’incanto del Creato, il
dolore, il misticismo, il forte legame con la religione ebraica si riversano e
si effondono in luminose scie di colore, in turbinii di pennellate alchemiche
fino alla ricomposizione totale, coincidente con un’immensa, armonica “Laus
vitae”. Le figure, abbaglianti nei loro variegati cromatismi, incorporee come
solo i miraggi sanno essere, simili a piume danzano leggere nel cielo sfidando
qualsiasi legge di gravità.
Lo sguardo di Chagall non coglie
banalmente la Bellezza del mondo; trasforma il mondo in Bellezza. L’esperienza
della sofferenza umana, tutt’altro che estranea al pittore, diventa linfa
vitale per visioni oniriche altamente suggestive pregnanti di speranza e di Fede;
non si tratta di manierismo naif, ma accorato attaccamento appassionato alla
vita.
Il blu, il rosso, celebrate cifre
distintive, costituiscono l’emblema della passione e del mistero che si
rinvengono nell’universo in cui, nonostante tutto, non si è mai soli.
Ogni sentimento umano viene
sapientemente trasfigurato e nobilitato dall’abilità dal pennello dell’artista.
Attraverso il ritmo, la
musicalità, le diverse tonalità delle tinte si attua il sincronismo armonioso tra
il Bene e il Male, tra l’Amore e l’Odio, tra il Cielo e la Terra. I momenti
esiziali della vita s’incrociano con i grandi quesiti esistenziali: i genocidi
nazisti; la morte di Bella; la fuga dal proprio paese torturano la creatività
dell’artista. Ombreggiature, inedite cupezze e cromatismi cianotici
caratterizzano la produzione della Sofferenza.
Fin dai suoi primi esordi, Chagall
ha saputo incantare e conquistarsi un ruolo importante nella storia dell’arte
contemporanea. E così, quadro dopo quadro, si delinea sempre più nella sua
nudità l’uomo semplice ma al tempo stesso sensibile che tra mille difficoltà
cerca di comprendere i molteplici eventi dell’esistenza.
Data l’affluenza, non è semplice
avvicinarsi ai singoli dipinti. Tanti bambini, ragazzi, gente di ogni età se ne
contendono la visione. Sarà forse la voglia di sognare ad occhi aperti, di
addentrarsi nel mondo delle favole o di esaminare la tecnica pittorica, ma di
sicuro l’atmosfera, gioiosamente surreale, che si respira lungo i corridoi del
padiglione ammalia la mente dei visitatori invitandoli alla Fantasia, all’Amore
e al Volo.
Pubblicato su la Provincia kr on line il 13/01/2015
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