domenica 6 aprile 2014

Fumetto - Intervista a Lucio Filippucci disegnatore di Tex e Martin Mystère

Nel covo di Mr. Tex Willer


di Romano Pesavento



Chi se lo poteva aspettare che proprio a Scascoli una piccola frazione di Loiano vivesse ed avesse il suo studio Lucio Filippucci, uno tra i più importanti disegnatori della casa editrice Bonelli? E sì, proprio qui, immersi nella flora lussureggiante dei Giardini del Casoncello, hanno fatto il loro accampamento Tex Willer, Martin Mystère e altri celebri protagonisti delle strisce all’italiana. Certo, chissà cosa potrebbero pensare tali leggendari personaggi, ritrovandosi di colpo in un posto così bello?
Forse preferirebbero continuare la loro “vecchia” esistenza tra questa vegetazione ancora intatta, piuttosto che ritrovarsi in mezzo al caos spoetizzante delle metropoli moderne nostrane.
Fatte queste riflessioni fantasiose, viene certo una gran voglia di farsi proprio una bella chiacchierata con l’artefice delle fattezze inconfondibili di Aquila della notte, mito di tanti lettori giovani e non.
Lucio ci accoglie con la sorridente bonomia tipica di alcuni artisti emiliano-romagnoli (Guccini, Dalla, Ligabue), e in definitiva caratteristica di quelli che non hanno bisogno di atteggiarsi, perché, semplicemente, non è necessario. Il fumetto è una forma espressiva di tutto rispetto, con canoni artistici tutt’altro che semplici: diverse generazioni si sono lasciate incantare dalle trame e specialmente dal “segno” grafico, assurto ormai a “cifra” distintiva, a “marchio di Fabbrica”, sia del personaggio che del disegnatore.
L’incontro e il dialogo si snodano, piacevolmente, sul filo dei ricordi di chi (intervistato e intervistatore) vive e vede i fumetti come un’autentica passione, come un’eccezionale occasione di guardare il mondo da un altro punto di vista: bidimensionale, ma pluriprospettico!
Secondo te, che tipo di cambiamenti (nella grafica, nella personalità e nelle trame) si sono verificati in questi ultimi anni nelle vicende di Tex e i pards?   
Cambiamenti ce ne sono stati molti. Per il disegno, si è passati da un disegno più impreciso (a volte le pistole erano disegnate con solo due linee) ad un più preciso; anzi presissimo (per fare ancora l’esempio della pistola, ora si disegnano anche le viti del calcio). Lo scheletro delle trame ritengo sia immutato, seppure con piccole varianti derivanti dal fatto che sono svariati scrittori a scriverlo. Un grosso cambiamento si è verificato invece già negli anni ’80 nel contenuto delle storie, che si sono orientate molto di più dalla parte degli indiani.
Per un disegnatore di Tex, quanto spazio c’è per l’iniziativa personale: la tradizione delle grandi firme (Aurelio Galleppini) è fonte d’ispirazione o diventa un vincolo?
Per gli autori del disegno c’è oggi molta più autonomia grafica che qualche tempo fa. Sono infatti riconoscibili tutti gli autori, salvi naturalmente i caratteri somatici dei personaggi e alcune regole, tipo quella di non uscire dallo schema delle 6 vignette per pagina. Devo dire che per chi si accinge a disegnare Tex per la prima volta è obbligatorio ispirarsi ad un Maestro; nel mio caso questi è Giovanni Ticci, che reputo il più grande disegnatore western italiano contemporaneo.
Che tipo di scenari o prospettive ti piacerebbe realizzare in un album di Tex?  
Tutti gli scenari naturali mi vanno a genio. Non amo le ambientazioni urbane, ma all’occorrenza, non c’è problema. Una caratteristica di un fumettista è quella di saper realizzare in maniera ineccepibile ogni tipo di ambientazione.
Tex è un uomo molto giusto e onesto. Cosa penserebbe dell’attuale situazione politica italiana?
Non posso dire più di tanto: Tex è un personaggio letto da ogni tipo di persona ed è assolutamente trasversale nello schieramento politico, come è trasversale il desiderio di giustizia. Sicuramente non avrebbe difficoltà a mettere le mani addosso e a far male davvero a molti uomini politici!!
Oggi il fumetto non conosce più i successi di vendita di 20-30 anni fa. Come spieghi tale stato di cose?
I ragazzi di oggi leggono poco; le nuove frontiere digitali compromettono sempre più seriamente l’esistenza della carta stampata. È comprensibile; anche questa tipologia di fumetto dovrà tenere conto di simili cambiamenti.
Ci dai qualche dritta circa la tua prossima uscita a cui stai lavorando?
La storia a cui sto lavorando e che vedrà la luce tra un anno e mezzo circa è scritta dal bravo Pasquale Ruji, si intitola La legge Forrester (titolo provvisorio) ed ambientata sul Rio Grande: molta azione, come piace a me!
Come mai ci vuole così tanto tempo?
Perché, data la difficoltà che la realizzazione grafica comporta, non è possibile stendere più di sei o otto tavole al mese. La storia ne prevede circa 220, fai tu i calcoli!


Pubblicato sulla rivista di politica, cultura, economia e sport la Provincia Kr n. 3 Anno XXI / Marzo 2014

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