Nel covo di Mr. Tex Willer
di Romano Pesavento
Chi se lo poteva aspettare che
proprio a Scascoli una piccola frazione di Loiano vivesse ed avesse il suo
studio Lucio Filippucci, uno tra i più importanti disegnatori della casa
editrice Bonelli? E sì, proprio qui, immersi nella flora lussureggiante dei
Giardini del Casoncello, hanno fatto il loro accampamento Tex Willer, Martin
Mystère e altri celebri protagonisti delle strisce all’italiana. Certo, chissà
cosa potrebbero pensare tali leggendari personaggi, ritrovandosi di colpo in un
posto così bello?
Forse preferirebbero continuare
la loro “vecchia” esistenza tra questa vegetazione ancora intatta, piuttosto
che ritrovarsi in mezzo al caos spoetizzante delle metropoli moderne nostrane.
Fatte queste riflessioni
fantasiose, viene certo una gran voglia di farsi proprio una bella
chiacchierata con l’artefice delle fattezze inconfondibili di Aquila della
notte, mito di tanti lettori giovani e non.
Lucio ci accoglie con la
sorridente bonomia tipica di alcuni artisti emiliano-romagnoli (Guccini, Dalla,
Ligabue), e in definitiva caratteristica di quelli che non hanno bisogno di
atteggiarsi, perché, semplicemente, non è necessario. Il fumetto è una forma
espressiva di tutto rispetto, con canoni artistici tutt’altro che semplici:
diverse generazioni si sono lasciate incantare dalle trame e specialmente dal
“segno” grafico, assurto ormai a “cifra” distintiva, a “marchio di Fabbrica”,
sia del personaggio che del disegnatore.
L’incontro e il dialogo si
snodano, piacevolmente, sul filo dei ricordi di chi (intervistato e
intervistatore) vive e vede i fumetti come un’autentica passione, come
un’eccezionale occasione di guardare il mondo da un altro punto di vista:
bidimensionale, ma pluriprospettico!
Secondo te, che tipo di cambiamenti (nella grafica, nella personalità e
nelle trame) si sono verificati in questi ultimi anni nelle vicende di Tex e i
pards?
Cambiamenti ce ne sono stati
molti. Per il disegno, si è passati da un disegno più impreciso (a volte le
pistole erano disegnate con solo due linee) ad un più preciso; anzi presissimo
(per fare ancora l’esempio della pistola, ora si disegnano anche le viti del
calcio). Lo scheletro delle trame ritengo sia immutato, seppure con piccole
varianti derivanti dal fatto che sono svariati scrittori a scriverlo. Un grosso
cambiamento si è verificato invece già negli anni ’80 nel contenuto delle
storie, che si sono orientate molto di più dalla parte degli indiani.
Per un disegnatore di Tex, quanto spazio c’è per l’iniziativa
personale: la tradizione delle grandi firme (Aurelio Galleppini) è fonte
d’ispirazione o diventa un vincolo?
Per gli autori del disegno c’è
oggi molta più autonomia grafica che qualche tempo fa. Sono infatti
riconoscibili tutti gli autori, salvi naturalmente i caratteri somatici dei
personaggi e alcune regole, tipo quella di non uscire dallo schema delle 6
vignette per pagina. Devo dire che per chi si accinge a disegnare Tex per la
prima volta è obbligatorio ispirarsi ad un Maestro; nel mio caso questi è
Giovanni Ticci, che reputo il più grande disegnatore western italiano
contemporaneo.
Che tipo di scenari o prospettive ti piacerebbe realizzare in un album
di Tex?
Tutti gli scenari naturali mi
vanno a genio. Non amo le ambientazioni urbane, ma all’occorrenza, non c’è
problema. Una caratteristica di un fumettista è quella di saper realizzare in
maniera ineccepibile ogni tipo di ambientazione.
Non posso dire più di tanto: Tex
è un personaggio letto da ogni tipo di persona ed è assolutamente trasversale
nello schieramento politico, come è trasversale il desiderio di giustizia. Sicuramente
non avrebbe difficoltà a mettere le mani addosso e a far male davvero a molti
uomini politici!!
Oggi il fumetto non conosce più i successi di vendita di 20-30 anni fa.
Come spieghi tale stato di cose?
I ragazzi di oggi leggono poco;
le nuove frontiere digitali compromettono sempre più seriamente l’esistenza
della carta stampata. È comprensibile; anche questa tipologia di fumetto dovrà
tenere conto di simili cambiamenti.
La storia a cui sto lavorando e
che vedrà la luce tra un anno e mezzo circa è scritta dal bravo Pasquale Ruji,
si intitola La legge Forrester (titolo provvisorio) ed ambientata sul Rio
Grande: molta azione, come piace a me!
Come mai ci vuole così tanto tempo?
Perché, data la difficoltà che la realizzazione grafica comporta, non è
possibile stendere più di sei o otto tavole al mese. La storia ne prevede circa
220, fai tu i calcoli!
Pubblicato sulla rivista di politica, cultura, economia e sport la Provincia Kr n. 3 Anno XXI / Marzo 2014
Pubblicato sulla rivista di politica, cultura, economia e sport la Provincia Kr n. 3 Anno XXI / Marzo 2014
Nessun commento:
Posta un commento