domenica 19 maggio 2019

ARTE ITALIA - ''Verrocchio – il maestro di Leonardo'': l'esposizione allestita a Palazzo Strozzi a Firenze visitabile fino al prossimo 14 luglio

Romano Pesavento




Allestita fino al 14 luglio nella scenografica architettura rinascimentale di Palazzo Stozzi a Firenze la grande mostra su Andrea di Michele di Francesco di Cione dal titolo “Verrocchio – il maestro di Leonardo”. Ad iniziare il percorso artistico, tre busti femminili in marmo bianco, risalenti al periodo 1455 – 1475, disposti centralmente nella sala, compongono geometricamente un triangolo e con lo sguardo, severo e al tempo stesso gentile, proiettato verso l’ingresso, tipico della grazia aristocratica dell’epoca, accolgono i visitatori, che, impressionati dalla perfezione scultorea delle opere, cominciano a scattare foto, ed, estatici, rapiti, rimangono incantati d’innanzi all’intensità dell’espressione, alla plasticità dell’atteggiamento dei loro marmorei ospiti e alla inattesa modernità che tali forme ispirano. La struttura dell’ambiente sembra essere concepita in modo da creare quella naturale alchimia tra fascino della modella e compiutezza dell’abito indossato, caratteristica delle passerelle di alta moda dove le mannequin sembrano pronte per sfilare. La Dama dal mazzolino, raccolta nella sua altera posa, sostiene con le sue delicate mani un piccolo fascio di fiori teneramente poggiato sul suo petto, simbolo di purezza soave. Alle spalle uno studio preliminare di Leonardo relativo alle mani, riprodotte con perizia insuperabile, artistiche e nel contempo accurate nell’anatomia, trait d’union tra maestro e allievo. Nella sala adiacente ci si proietta nel mondo dei grandi condottieri, delle regine e delle figure mitologiche; Desiderio da Settignano, maestro del Verrocchio, traccia la linea su cui muoversi nella lettura delle opere presenti: particolari tecniche di scultura si avvicendano, anche qui tra maestro e discepolo, nel delineare i solchi delle personalità e restituendo al presente l’immagine monumentale del personaggio rappresentato. Si susseguono sulle pareti bianche avorio i busti di Olimpia, Cleopatra (?), Scipione, Annibale cartaginese, Alessandro Magno. La continua ricerca e la voglia infinita di apprendere di Leonardo è presente in alcuni fogli che mostrano schizzi raffiguranti teste, il profilo di David del Verrocchio, la Vergine che allatta il Bambino con San Giovannino, leoni ruggenti e draghi. Conclude il percorso la celebre statua bronzea del David vittorioso del Verrocchio, in cui la giovinezza efebica, quasi vulnerabile nella sua fragilità, dell’eroe biblico contrasta in modo sorprendente con la nonchalance guerriera della postura; simbolo delle virtù civiche della città-Stato di Firenze.



Continuando il percorso si entra in un ambiente dedicato ai pittori che frequentarono o furono in qualche modo ispirati dallo stile della bottega verrocchiesca. Troviamo opere di Francesco di Simone Ferrucci, Domenico del Ghirlandaio, Fiorello di Lorenzo, Pietro Perugino, Pinturicchio e Sante Apollonio del Celandro. Attraverso le lucide pennellate, le scene in movimento, i curiosi dettagli delle tavolette che propongono le storie di San Bernardino, si rimane attratti dalla bellezza dell’arte espressa da alcuni dei maestri umbri della “Bottega del 1473”.
Le espressioni gentili e gli atteggiamenti amorevoli delle Madonne con il loro bambino, in esposizione, raccontano all’umanità i segreti della vita e lo straordinario linguaggio, chiaramente non alfabetico, in cui emergono complicità e serenità.
Anche il Verrocchio, come tanti altri artisti dell’epoca, si relazionò con la città dei Papi. Girovagando nella sala attigua si possono ammirare, infatti, le opere testimonianza di questo incontro con la Roma di Sisto IV.  In una grande teca di vetro appare nella sua maestosità la scultura del corpo sognante del giovane addormentato. In prossimità, ad opera di Francesco di Simone Ferrucci, il rilievo in marmo bianco al monumento funebre della facoltosa Francesca Pitti. I volti sfigurati dal dolore,  la naturalità dei personaggi, il movimento plastico di alcune figure femminili e il loro urlo pietrificato contemporaneamente corale e muto,  lo stato di sofferenza della madre e la perdita del figlio appena nato rappresentano in modo realistico e coinvolgente l’ambientazione scenica del momento. Le bocche contorte nella disperazione, silenti e assordanti nel contempo, rimandano ad un’altra grande opera incentrata sul lutto: il Compianto sul Cristo morto di Nicolò dell’Arca.
Nelle ultime due sale a stupire è la gioia del putto con il delfino del Verrocchio. Uniti in un tenero abbraccio i due piccoli sembrano intendersi perfettamente nel gioco e nello scherzo. Con guizzo birbantello fendono le onde, arrivando chissà dove…. 


Linguaggio delle mani, esplorazione e scoperta per la novità sono gli elementi su cui si basa la Madonna della giuggiola di Lorenzo di Credi. L’attenzione e la curiosità del bambino si proiettano sul minuscolo frutto tenuto tra le dita dalla madre, sigillo della tenerezza.
Ritratti, modelli in terracotta, schizzi, lavorazioni a metà tra oreficeria e metallurgia, un ultima gigantesca pala, combinazione del proficuo lavoro condiviso del Verrocchio e del Credi, i volti sorridenti e gioviali della Madonna col bambino in terracotta di Leonardo e i famosi panneggi concludono questo viaggio che ci ha  portato a scoprire la creatività, la grandiosità e l’eredità di un grande architetto del colore, della forma e della scultura rinascimentale, degno maestro di Leonardo Da Vinci.

Pubblicato su la Provincia KR online

Reportage fotografica





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