domenica 19 maggio 2019

ARTE ITALIA - Luminosita' soffuse ed evanescenti per la mostra ''Caravaggio e i genovesi: committenti, collezionisti, pittori'' in corso a Genova

Romano Pesavento


     Giacomo Legi, Gatto in dispensa (1630 circa; olio su tela, 96 x 137 cm; Collezione privata)

Nell'elegante location del Palazzo della Meridiana a Genova è stata allestita la mostra “Caravaggio e i genovesi – Committenti, collezionisti, pittori” visitabile fino al 24 di giugno. L’esposizione vuole rendere omaggio al breve periodo (1605) trascorso a Genova del pittore milanese. Le opere presenti all’interno del percorso espositivo seguono la scia artistica del grande maestro Michelangelo Merisi, proponendo scene, nature morte e personaggi immersi nelle ombre e accarezzati dalla luce in modo da esaltarne alcune volte la drammaticità e altre volte la precisione figurativa e spazialità. Appena entrati, posto su una parete viola, si può subito ammirare l’ “Ecce Homo” di Caravaggio. Discussa e criticata da alcuni, apprezzata da altri, l’opera ci consegna la genialità creativa dell’artista. Un collage di emozioni si proietta dalle luminosità soffuse ed evanescenti di oggetti e forme, i quali mettono in evidenza le fragili sembianze umane del Cristo, lo sguardo pervaso da angosciosa iracondia di Pilato, la morbida leggerezza delle pose plastiche dei soggetti, solo in apparenza statici. Di questo quadro colpisce il mesto incanto rispetto alle rappresentazioni iconografiche del tempo, spesso basate su tormenti e sevizie dei santi protagonisti; qui non c’è traccia di sangue; eppure la dignitosa pensierosità del Cristo, fragile e autorevole nel suo silenzio assorto, evoca e prefigura tutto il dramma della passione e della ricomposizione del patto tra Dio e l’umanità con una potenza espressiva deflagrante.

Domenico Fiasella, Giuditta e Oloferne (1620-1630 circa; olio su tela, 150 x 200 cm; Reggio Emilia, Collezione privata)


I discepoli genovesi del pittore cercano di emulare con una certa perizia i tratti distintivi dell’arte caravaggesca: il realismo; il chiaroscuro; i temi fortemente drammatici. In alcuni casi il risultato è davvero pregevole: Domenico Fiasella; Bernardo Strozzi; Gioachino Assereto; Luciano Borzone e Orazio De Ferrari.
Quadro dopo quadro la mostra ci permette di scoprire quanto durante il Seicento abbia lasciato tracce durature il genio inconfondibile di Caravaggio nella produzione artistica ligure.
Due opere attirano la nostra attenzione per l’originalità delle linee: il “Gatto in dispensa” di Giacomo Legi (1630 circa) e la “Maddalena” di Bartolomeo Guidobono (1670-1675 circa).  Nella prima tela un piccolo felino furtivo è prossimo ad agguantare la sua preda ambita: un saporito e grasso pesce lucente, che sembra ritrovarsi in un equilibrio precario, come ogni altro elemento della composizione collegato a esso. Cosa accadrebbe se il gatto riuscisse nel suo intento? Forse con grande fragore ogni oggetto cadrebbe a terra, la gallina, spaventata, razzolerebbe via e il gatto verrebbe inseguito da qualche fantesca inferocita. In realtà, il fascino della pittura consiste proprio in questo: la provvisorietà di ogni condizione e paradossalmente l’urgenza da parte dell’uomo di voler bloccare ostinatamente l’attimo fuggente. La seconda opera ci fa riflettere sull’inarrestabilità del tempo e lo stretto legame tra la vita e il nulla, tormento e incognita per ogni uomo.

Pubblicato su la Provincia KR online

Caravaggio - Ecce Homo (1606 circa)


Bartolomeo Guidobono, Maddalena (1670-1675 circa; olio su tela, 80 x 58 cm; Collezione privata)

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