Giacomo Legi, Gatto in dispensa (1630 circa; olio su tela, 96 x 137 cm; Collezione privata)
Nell'elegante location del
Palazzo della Meridiana a Genova è stata allestita la mostra “Caravaggio e i
genovesi – Committenti, collezionisti, pittori” visitabile fino al 24 di
giugno. L’esposizione vuole rendere omaggio al breve periodo (1605) trascorso a
Genova del pittore milanese. Le opere presenti all’interno del percorso
espositivo seguono la scia artistica del grande maestro Michelangelo Merisi,
proponendo scene, nature morte e personaggi immersi nelle ombre e accarezzati
dalla luce in modo da esaltarne alcune volte la drammaticità e altre volte la precisione
figurativa e spazialità. Appena entrati, posto su una parete viola, si può
subito ammirare l’ “Ecce Homo” di Caravaggio. Discussa e criticata da alcuni,
apprezzata da altri, l’opera ci consegna la genialità creativa dell’artista. Un
collage di emozioni si proietta dalle luminosità soffuse ed evanescenti di
oggetti e forme, i quali mettono in evidenza le fragili sembianze umane del
Cristo, lo sguardo pervaso da angosciosa iracondia di Pilato, la morbida
leggerezza delle pose plastiche dei soggetti, solo in apparenza statici. Di
questo quadro colpisce il mesto incanto rispetto alle rappresentazioni
iconografiche del tempo, spesso basate su tormenti e sevizie dei santi protagonisti;
qui non c’è traccia di sangue; eppure la dignitosa pensierosità del Cristo,
fragile e autorevole nel suo silenzio assorto, evoca e prefigura tutto il
dramma della passione e della ricomposizione del patto tra Dio e l’umanità con
una potenza espressiva deflagrante.
Domenico Fiasella, Giuditta e Oloferne (1620-1630 circa; olio su tela, 150 x 200 cm; Reggio Emilia, Collezione privata)
I discepoli genovesi del pittore
cercano di emulare con una certa perizia i tratti distintivi dell’arte
caravaggesca: il realismo; il chiaroscuro; i temi fortemente drammatici. In
alcuni casi il risultato è davvero pregevole: Domenico Fiasella; Bernardo
Strozzi; Gioachino Assereto; Luciano Borzone e Orazio De Ferrari.
Quadro dopo quadro la mostra ci
permette di scoprire quanto durante il Seicento abbia lasciato tracce durature
il genio inconfondibile di Caravaggio nella produzione artistica ligure.
Due opere attirano la nostra
attenzione per l’originalità delle linee: il “Gatto in dispensa” di Giacomo
Legi (1630 circa) e la “Maddalena” di Bartolomeo Guidobono (1670-1675
circa). Nella prima tela un piccolo
felino furtivo è prossimo ad agguantare la sua preda ambita: un saporito e
grasso pesce lucente, che sembra ritrovarsi in un equilibrio precario, come
ogni altro elemento della composizione collegato a esso. Cosa accadrebbe se il
gatto riuscisse nel suo intento? Forse con grande fragore ogni oggetto cadrebbe
a terra, la gallina, spaventata, razzolerebbe via e il gatto verrebbe inseguito
da qualche fantesca inferocita. In realtà, il fascino della pittura consiste
proprio in questo: la provvisorietà di ogni condizione e paradossalmente
l’urgenza da parte dell’uomo di voler bloccare ostinatamente l’attimo fuggente.
La seconda opera ci fa riflettere sull’inarrestabilità del tempo e lo stretto
legame tra la vita e il nulla, tormento e incognita per ogni uomo.
Pubblicato su la Provincia KR online
Caravaggio - Ecce Homo (1606 circa)
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