martedì 7 maggio 2019

ARTE ITALIA - Il pittore crotonese Gaele Covelli tra i maestri esposti al ''Museo della follia'' di Lucca: l'esposizione e' curata da Vittorio Sgarbi

Romano Pesavento



Sarà visitabile a Lucca fino al 18 agosto la mostra curata da Vittorio Sgarbi presso il Museo della Follia nei locali della Cavallerizza e incentrata su un tema per certi versi ancora scomodo, perturbante e controverso: la follia. Non si può rimanere insensibili attraversando le dimensioni indecifrabili e dolenti della “mania”. Colori, forme, grafie si fondono, trasformando immagini in sensazioni e messaggi urlati o suggeriti impercettibilmente al mondo, sordo e distante dalle sofferenze di chi viene considerato “diverso” e conseguenzialmente respinto senza pietà. Appena entrati, una scritta campeggia su sfondo nero e ammonisce “Entrate, ma non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento”. Successivamente le toccanti parole pronunciate dalla poetessa Alda Merini accolgono il visitatore nel suo viaggio verso l’ignoto. Da Basaglia a Tobino, passando da Freud, la strada della psichiatria cerca di fornire una chiave di lettura adeguata ai misteri ancora insondabili della psiche umana, la cui fragilità in passato era considerata un peccato / colpa da scontare spesso nei peggiori modi possibili. La luce neutra e severa, comune denominatore delle opere presenti nelle sale, enfatizza i tratti delicati e sognanti delle timide “pazze di San Salvi” arabescate con line sinuose e gentili del pittore crotonese Gaele Covelli. C’è chi cuce, c’è chi sta rannicchiata su se stessa, chi spazza, chi viene vestita da un’infermiera, chi abbracciata ad un albero sorride con la mano tra i capelli, chi sembra osservarti. Momenti di fragilità e sperdimento.
Procedendo il prisma della follia si comporrà di mille sfaccettature: la delicatezza dell’adolescente di Silvestro Lega, il cui sguardo sospende la nostra razionalità e disgrega ogni forma di costruttivismo semantico per ricondurci alla fragilità della parola e dell’essere in quanto umano; l’eleganza espressiva della pittrice Fidia Palla, le cui opere emozionanti ci guidano in una realtà popolata da figure umili, semplici, ma vere a confronto con la fugacità del tempo; i suoi disegni comunicano l’armonia della vita; l’esotismo pigmentato e malinconico delle creature di Antonio Ligabue, animali selvaggi ritratti in pose estemporanee nel loro habitat pronti a proiettarsi lungo la scia dell’espressionismo e della creatività; infine le visioni infernali di Francis Bacon ci risucchiano nei vortici abissali dei gironi danteschi. Durante la visita non mancano gli ambienti che propongono la dura verità degli inenarrabili ospedali psichiatrici. Lì non esiste più l’uomo ma l’essere animale privato di ogni sua identità e della sua dignità. 
Per molti l’anormalità è normalità; ma è poi proprio anormalità? 

Reportage fotografico   

        















Pubblicato su La Provincia kr online 

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