Romano Pesavento
Fino al 14 febbraio 2016 al
Palazzo Blu di Pisa è possibile visitare la mostra dedicata al talentuoso e
bizzarro pittore francese Henri de Toulouse Lautrec, dal titolo “Luci e ombre
di Montmartre”.
Appaiono nelle soffuse luci e nel
silenzio, quasi mistico, dell’ambiente espositivo alcune immagini simbolo della
Belle Epoque: la Goule, ballerina frizzante del Cancan, Jean Avril, altra icona
delle folli notti parigine, May Belfort, la soubrette irlandese nota per
calcare le scene in compagnia di un enigmatico gatto nero, Aristide Bruand,
leggendario cabarettista francese. I ritmi frenetici della vita salottiera e la
spinta iconografica sperimentale si plasmano in un unico tratto nervoso e
inconfondibile: la litografia diventa il manifesto pubblicitario che coniuga
arte e beni di consumo; elite e massa; individualismo e commercio; cultura e
introiti. L’artista impara a vendere se stesso, la sua tecnica e i prodotti da
sponsorizzare; rimanendo comunque fedele ai propri ideali, in bilico funambolico
tra sogni e bisogni.
Toulouse Lautrec, attento
osservatore degli stili di vita bohémien della Parigi di fine Ottocento, ma
anche frequentatore assiduo degli spettacoli teatrali e dell’effervescente
Moulin Rouge, ha saputo declinare la vitalità, la trasgressione,
l’anticonformismo, lo sfacciato anelito alla libertà della sua generazione in
molteplici forme sinuose, eleganti e originali. Il teatro, con i suoi giochi di
luce di forte contrasto e con le ombre dei personaggi quasi “a sbalzo” sul palcoscenico,
diventa la sua metafora artistica e di vita più ricorrente. Applausi o fiasco
nell’incognita dell’esistenza si avvicendano senza interruzione… buon motivo
per sorseggiare biondo champagne in compagnia di qualche bella signora, prima
che cali definitivamente il sipario. L’eterno femminino viene vezzeggiato,
idolatrato quasi, dall’occhio innamorato di un artista attratto dalla bellezza
del gentil sesso; piume, gonne vaporose, acconciature elaborate, calze, nastri
e cappelli non sono semplici accessori, ma incarnano l’essenza stessa della
donna, mistero insondabile e sensualità: difficilmente i volti delle sue
protagoniste, benché in primo piano, rivelano la loro concretezza e le loro
emozioni; rimangono “fantasie”, scia di profumo, granelli di cipria in
movimento nel pulviscolo di una feritoia di luce.
Sul pannello di una parete della
mostra, una sua frase rispecchia efficacemente la personalità vitale e
carismatica: “Siamo brutti, ma la vita è bella.”
Pubblicato suLa Provincia Kr online (http://www.laprovinciakr.it/cultura-e-spettacoli/la-belle-epoque-parigina-nelle-tele-di-toulouse-lautrec-in-esposizione-al-palazzo-blu-di-pisa)
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