domenica 20 agosto 2017

Arte Italia - In mostra a Roma le armoniche dissonanze di Botero

Romano Pesavento




Al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini si celebra fino al 27 agosto il percorso artistico del grande pittore colombiano Fernando Botero, che proprio il 19 aprile ha compiuto 85 anni. E così 50 opere, provenienti da tutto il mondo, suddivise in otto sezioni, compongono il mosaico della sua fortunata carriera, raffigurando svariati soggetti e trattando molteplici temi, ripartiti  in "Sculture",  "Versioni da antichi maestri", "Nature Morte", "Politica", "Vita Latino americana", "Nudi", "Circo".

Botero è uno dei pittori più conosciuti e identificabili dell’arte contemporanea, grazie alle forme tondeggianti, nonché tozze e ai colori vivaci delle sue tele. L’artista è semplice nella volumetria e plasticità dei corpi imponenti, ma è tutt’altro che “facile”. I personaggi decisamente opulenti lanciano uno sguardo attonito sul mondo, spesso viziato dal difetto dello strabismo, la cui profondità risulta in alcuni casi inquietante: alti dignitari di corte, poveri popolani, prelati, circensi, animali fissano con gravità, raramente accennando un sorriso, la realtà circostante, alla quale sembrano estranei pur “occupandola” in modo prepotente.
Perfino alcune famose tele dell’arte rinascimentale vengono reinterpretate dal pittore colombiano secondo la sua personale visione della vita, che sembra richiamarsi al realismo magico della cultura sud americana, seppure in forme meno accentuate.
Il Cristo in croce è il trionfo della maestosità; addormentato e immemore quasi della crudeltà umana,  tutt'altro che emaciato, il redentore è un gigante che si erge a dispetto dei propri e degli altrui patimenti. 

Contemplando le opere,  si percepisce nettamente la “sazietà” e la sensualità delle vivande rappresentate, che, ipertrofiche e succulente, sembrano effondere profumi inebrianti, da Eden primigenio; infatti il tema del paradiso terrestre ricorre spesso nelle opere di Botero. Adamo ed Eva si fissano reciprocamente in modo vagamente vacuo e complice, mentre il serpente sornione sogghigna.
I nudi inneggiano alla potenza del corpo, la cui grana risulta quasi levigata, seppur vigorosa; gli omoni di Botero non sono flaccidi o deboli, ma si impongono allo sguardo del prossimo nel trionfo della loro fiera “sostanza”. Indifferenti a tutti gli “accidenti” della miserrima condizione umana, amano, sfidano la gravità, si espongono e in definitiva vivono.
Nella sala dedicata ai circensi si scopre l’anima giocosa un po’ fanciulla che è intima in alcuni grandi artisti. Osservando l’opera i Musici del 2008, si avverte l’influenza delle atmosfere picassiane del periodo rosa.  Soprattutto ammirando la staticità ieratica delle corpulente figure, assai poco in linea con la dinamicità degli acrobati.      

Scenografico il “Cavallo con briglie” in bronzo del 2009, la cui maestosità evoca le gloriose pagine omeriche con il mito ancestrale del cavallo di Troia; all’ispirazione delle leggende greche è riconducibile anche un altro capolavoro del maestro, “Leda e il cigno”; le sculture nella loro tridimensionalità esaltano interamente la forza comunicativa di Botero, proprio perché la pienezza delle forme può estrinsecarsi al meglio, effondendo tutta la misteriosa insondabilità di cui sono “portatrici” tutti le sue enigmatiche creature.  


























Pubblicato su la Provincia kr online

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