sabato 26 dicembre 2015

Arte in Italia - "De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris": l'esposizione al Lucca museum fino al 14 febbraio

Romano Pesavento
La mostra allestita fino al 14 febbraio, presso Palazzo Boccella, nella sede del Lu.C.C.A – Lucca Center of Contemporary, dedicata al gruppo les italianes de Paris, offre un limitato numero di opere, ma dai contenuti assai significativi. Le ambientazioni metafisiche di De Chirico, desolate e austere, si proiettano nello spazio bianco delle sale, intessendo variegati e sottili messaggi astratti, inquietanti ed enigmatici, capaci di incrinare ogni principio di rappresentazione / conoscenza fenomenica: la ragione, smarrita e disorientata, rimane soggiogata rispetto all’impenetrabilità del mistero esistenziale.
Classicismo e Surrealismo si fondono insieme suggerendo visioni oniriche, ipnotiche  e senza tempo: colonne spezzate ed elementi architettonici dell’antichità in studiato ordine sparso fanno da sfondo per forme e volumi massicci, imponenti e immobili. Il senso del movimento quasi è bandito dalle prospettive, esasperatamente geometriche; anche i manichini, elemento distintivo della produzione di De Chirico, richiamano un’idea di “studio artistico” alle sue prime fasi. 
Paesaggi mentali “provvisori”, eppure non soggetti alla legge del tempo e della vita. Anche il cavallo e la zebra, ritratti in una sua celebre opera, al galoppo non evocano energia e slancio vitale, ma tormento e fuga. I cromatismi dissonanti e deliberatamente sgradevoli (preponderanza notevole di tonalità verde acido, marrone, ocra-brunastre) comunicano angoscia esistenziale e malessere. Le criniere selvagge degli animali si aggrovigliano confusamente in spirali indistricabili, mentre il cielo, fosco e plumbeo, incombe su un paesaggio sterile e opprimente.
Analoghe atmosfere stranianti e cupe ritroviamo nella Salita al calvario di Gino Severini. Il tema in sé non è certamente uno dei più lieti dell’arte sacra e nell’arco dei secoli ha trovato migliaia di declinazioni o variazioni anche più realistiche e impressionanti, con raccapriccianti primi piani su rivoli di sangue e piaghe aperte.
Qui non c’è nulla di tutto questo: Cristo in equilibrio precario non rivolge lo sguardo agli spettatori e il suo corpo, già martoriato, viene celato con una tunica marrone. La terra su cui si piega, tramortito dal dolore, è dello stesso colore, come anche  gli elementi circostanti, quasi per ricordare, attraverso una calibrata insistenza cromatica, la natura umana e quindi “ terrestre” del Redentore. Lontano, diafano, quasi un miraggio inaccessibile, si profila uno spiraglio di azzurro: promessa vacillante di salvezza e riscatto per l’umanità.
Il bizzarro squarcio colorato su una vallata di Renato Paresce, l’alchemica composizione di De Pisis dal titolo Omaggio a Morandi, le metafisiche navi di Savinio e i volti profondi di Campigli concludono l’interessante e sorprendente itinerario nel mondo dei les italianes de Paris a Lucca.   

Pubblicato sulla testata la Provincia kr online

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